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  • Export brasiliano di caffè in forte calo ad aprile, mentre persistono le difficoltà portuali

    Export brasiliano di caffè in forte calo ad aprile, mentre persistono le difficoltà portuali

    L’industria del caffè brasiliana ha registrato un drastico calo delle esportazioni nel mese di aprile, secondo i dati ufficiali diffusi lunedì da Cecafé. Le esportazioni totali si sono attestate a circa 3,09 milioni di sacchi, con una diminuzione di quasi 1,2 milioni di sacchi (-27,7%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

    Il calo più evidente riguarda il caffè verde, che ha visto un decremento del 29,1%, con 2,78 milioni di sacchi esportati. In particolare, gli imbarchi di arabica sono diminuiti del 17,4%, attestandosi a circa 2,68 milioni di sacchi, mentre le esportazioni di robusta sono crollate dell’84,9%, a circa 104 mila sacchi, segnando una delle flessioni più marcate in assoluto. La riduzione delle esportazioni di caffè trasformato, principalmente solubile, è stata del 10,8%, con circa 309 mila sacchi.

    Se si considera il periodo da gennaio ad aprile, le esportazioni complessive di caffè brasiliano sono state di circa 13,8 milioni di sacchi, in calo del 15,5% rispetto allo stesso intervallo temporale del 2024. Tuttavia, si registra una lieve crescita nel settore del caffè trasformato, che ha visto un aumento del 3,1%, con circa 1,3 milioni di sacchi esportati.

    I cinque principali Paesi di destinazione delle esportazioni di caffè brasiliano, nei primi quattro mesi del 2025, sono stati: gli Stati Uniti, che hanno acquisito l’equivalente di 2,37 milioni di sacchi da 60 kg, rappresentando quindi il 17,16% del volume totale esportato dal Paese nel periodo. Al secondo posto si colloca la Germania, con 1,78 milioni di sacchi (12,88%), seguita dall’Italia, al terzo posto, con 1,14 milioni di sacchi (8,25%).

    Al quarto posto il Giappone, con 865,93 mila sacchi (6,17%). Infine, al quinto posto, troviamo il Belgio, con un acquisto equivalente a 618,30 mila sacchi da 60 kg, pari al 4,47% delle vendite totali di caffè brasiliano da gennaio ad aprile 2025.

    Tuttavia, dietro a questi dati si cela una problematica di fondo che rischia di compromettere lo sviluppo futuro del settore: i ritardi infrastrutturali nei porti brasiliani. Il deterioramento delle strutture portuali sta diventando un ostacolo critico per l’agribusiness, con ripercussioni dirette sulla filiera del caffè.

    Non si tratta di singoli incidenti, bensì di un problema sistemico perchè i porti brasiliani stanno operando a piena capacità. Le attrezzature datate, la mancanza di manutenzione e gli investimenti insufficienti hanno creato una situazione insostenibile.

    Nel 2024, il Brasile ha investito in infrastrutture appena il 2,2% del PIL, una cifra molto inferiore a quella necessaria: si stima che servirebbe almeno il doppio per far fronte alla crescita della domanda prevista nei prossimi trent’anni.

  • Fine anticipata della stagione delle arance egiziane: prezzi record e riduzione dell’offerta

    Fine anticipata della stagione delle arance egiziane: prezzi record e riduzione dell’offerta

    La stagione delle arance in Egitto si sta concludendo in anticipo, segnando un anno caratterizzato da numerosi colpi di scena. La difficoltà di riduzione dell’offerta, un aumento spettacolare dei prezzi e le persistenti crisi nel Mar Rosso hanno contraddistinto questa campagna, mentre entra in vigore la riduzione dei sussidi per gli esportatori.

    Le principali centrali di confezionamento hanno già sospeso le attività, con alcuni che stanno chiudendo gli ultimi ordini destinati ai paesi arabi. Le esportazioni verso l’Europa sono state anch’esse bloccate, e la campagna si è conclusa prematuramente, rispetto alle stagioni precedenti che terminavano a fine giugno.

    Dietro questa breve campagna si cela un calo dell’offerta combinato a una domanda locale molto forte. In Egitto, le fabbriche di concentrato di arancia stanno prosperando, assorbendo grandi volumi a condizioni di pagamento favorevoli per i coltivatori. La domanda si è intensificata subito dopo le festività di Eid al-Fitr, all’inizio di aprile, facendo salire i prezzi a livelli mai visti prima.

    I prezzi delle arance egiziane hanno raggiunto i 800 dollari a tonnellata subito dopo le festività, un record storico. Questa impennata ha portato molte stazioni di confezionamento a interrompere temporaneamente l’attività. Sebbene i prezzi si siano successivamente stabilizzati, rimangono ancora oggi molto elevati rispetto agli anni precedenti.

    La combinazione di fattori ha determinato una stagione breve ma intensa, con effetti significativi sul mercato e sui produttori locali.

  • In Spagna la grandine devasta oltre 12.000 ettari di coltivazioni

    In Spagna la grandine devasta oltre 12.000 ettari di coltivazioni

    La Unió Llauradora ha reso noto che la tempesta di sabato scorso ha causato ingenti danni all’agricoltura delle province di Valencia e Castellón, colpendo complessivamente 12.363 ettari di terreni coltivati. Le stime iniziali indicano perdite economiche pari a circa 7,6 milioni di euro, con le zone più colpite che producono cereali, mandorle, olive, agrumi e uva.

    Se da un lato nella regione di Plana Baixa, a Castellón, gli ettari danneggiati sono risultati inferiori alle previsioni più pessimistiche, dall’altro gli alberi di agrumi hanno subito danni significativi. La grandinata, accompagnata da raffiche di vento fino a 51 km/h, si è abbattuta in un momento cruciale del ciclo vegetativo: le piante erano in piena fase di gemmazione. La combinazione di pioggia intensa e vento ha provocato la caduta di rami e foglie, oltre al lavaggio del terreno.

    Il fenomeno meteorologico si è verificato durante il naturale processo in cui gli alberi scartano i primi germogli, il che potrebbe comportare una sostanziale riduzione della produzione futura. Alcune delle giovani gemme fogliari sono state completamente distrutte o sono finite a terra, aggravando ulteriormente la situazione.

    L’attuale sistema assicurativo agricolo dovrebbe teoricamente coprire tali eventi avversi; tuttavia, La Unió esprime preoccupazione riguardo alla possibilità che gli agrumi non siano adeguatamente tutelati a causa dei tempi dell’incidente. “È possibile che gli alberi abbiano già perso i primi germogli al momento della perizia degli appezzamenti. Per questo motivo, i produttori potrebbero non riuscire a dimostrare i danni subiti”, ha dichiarato l’organizzazione agricola.

    In risposta alla gravità della situazione, molti consigli locali stanno chiedendo che le rispettive amministrazioni comunali siano dichiarate zone colpite da calamità naturale. La Unió propone che, una volta presentata la richiesta ufficiale da parte dei comuni, il Governo dichiari lo stato di emergenza civile e riconosca ufficialmente le aree come zone pesantemente colpite da calamità naturale.

  • Il raccolto di arance brasiliane è previsto in crescita del 36% nel 2025/26

    Il raccolto di arance brasiliane è previsto in crescita del 36% nel 2025/26

    Dopo il secondo peggior raccolto della storia, il Brasile si prepara a una stagione record per le arance nel 2025/26. Secondo uno studio del Fondo per la difesa degli agrumi (Fundecitrus), la produzione dovrebbe aumentare del 36% nelle principali regioni di San Paolo e Triângulo/Sudoeste Mineiro, il più grande parco di agrumi al mondo. Se i dati verranno confermati, si prevede una produzione di circa 314,6 milioni di casse da 40,8 chili, tornando così a superare le 300 milioni di scatole e registrando un incremento del 4,8% rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

    Juliano Ayres, direttore esecutivo di Fundecitrus, ha attribuito questa proiezione positiva alle condizioni climatiche favorevoli. “Le piogge da settembre a dicembre hanno reso meravigliosa la seconda fioritura”, ha dichiarato durante la presentazione dei dati. Questa seconda fioritura, che potrebbe rappresentare fino al 70% della produzione regionale, sta assumendo un ruolo sempre più centrale rispetto al primo raccolto, tradizionalmente più importante tra aprile e luglio. Ayres ha spiegato che il cambiamento climatico ha portato a un aumento dell’umidità verso la fine dell’anno, favorendo questa seconda ondata di fioritura.

    Il 2024, invece, è stato caratterizzato da un anno più secco, con precipitazioni significative solo tra ottobre e dicembre. A ottobre, le piogge sono state superiori del 25% rispetto alla media storica; a novembre, del 34%; e a dicembre, del 7%. Questa condizione di umidità diffusa, dopo un lungo periodo di siccità, ha invertito lo scenario e stimolato la seconda fioritura, che si è verificata in modo più regolare rispetto al ciclo precedente, in cui si era manifestata in ritardo e in modo atipico.

    La distribuzione della fioritura si rifletterà in una concentrazione della produzione nei mesi invernali e in un ritardo di circa 45 giorni nella lavorazione delle arance destinate alla produzione di succo. La partecipazione delle diverse fioriture alla raccolta si stima così: primo ciclo, 20,7%; secondo, 69,6%; terzo, 7,2%; e quarto, 2,5%. La presenza della quarta fioritura, tornata a livelli normali, rappresenta un cambiamento rispetto al ciclo precedente, caratterizzato da una fioritura atipica e in ritardo. Questo comportamento influenzerà anche le dimensioni e la qualità dei frutti.

    Ayres ha sottolineato che il parco agrumicolo è invecchiato negli ultimi due anni, portando a un aumento della dimensione media dei frutti. Tuttavia, nel ciclo 2025/26, si prevede una leggera diminuzione della pezzatura, con una media di 158 grammi rispetto ai 159 dell’ultimo ciclo e ai 160 della media storica. “Più frutti ci sono, più sono piccoli, perché l’albero deve nutrirli tutti”, ha spiegato Ayres. alla fioritura tardiva, i frutti dovrebbero crescere nel periodo più secco, tra aprile e luglio, contribuendo a una migliore qualità. In effetti, le arance di questa stagione sono considerate di buona qualità e più dolci, ideali per la produzione di succhi.

    Le rese previste sono di circa 869 scatole per ettaro e 1,72 scatole per albero, con un aumento del 26% rispetto alle 687 scatole per ettaro e 1,37 per albero della stagione precedente.

  • Calano la produzione e l’export di caffè in India

    Calano la produzione e l’export di caffè in India

    L’industria del caffè in India si trova di fronte a un anno difficile, con una prevista diminuzione sia nella produzione che nell’export, che si protrarrà anche nel 2025/26. Secondo il recente Gain Report dell’USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), le condizioni climatiche avverse e gli eventi meteorologici estremi stanno influenzando negativamente le coltivazioni di caffè nel Paese asiatico, uno dei principali produttori mondiali di robusta e arabica.

    Per il raccolto 2024/25, l’India si attende una produzione di circa 6,2 milioni di sacchi, in calo del 5,5% rispetto ai 6,56 milioni dell’anno precedente (2023/24). La produzione di robusta, che rappresenta circa l’77% del totale, si ridurrà da 4,8 a 4,7 milioni di sacchi, mentre quella di arabica passerà da 1,4 a 1,35 milioni. Questa diminuzione è attribuibile principalmente a condizioni climatiche avverse, come ondate di calore, siccità e piogge irregolari, che hanno compromesso le fasi di fioritura e maturazione delle piante.

    L’India, noto come uno dei principali esportatori di caffè robusta, ha visto anche un calo significativo nelle esportazioni, che sono passate da circa 6,9 milioni di sacchi nel 2023/24 a circa 6,2 milioni nel 2024/25, con una diminuzione del 10,1%. Questo trend riflette non solo le minori quantità prodotte, ma anche le sfide logistiche e le restrizioni legate alla pandemia e alle tensioni internazionali, che hanno complicato le operazioni di esportazione.

    L’Italia si conferma come il principale mercato di destinazione del caffè indiano, continuando a importare grandi volumi di robusta e arabica per soddisfare la domanda di caffè di alta qualità e di miscele tradizionali. La forte domanda italiana, nota per la sua cultura del caffè e per le torrefazioni di eccellenza, rappresenta un elemento di stabilità in un contesto di mercato globale in difficoltà.

    Il calo della produzione indiana si inserisce in un quadro più ampio di sfide climatiche che interessano anche altri grandi produttori come Brasile, Vietnam e Indonesia. La crescente variabilità climatica sta spingendo il settore a investire in tecniche di agricoltura sostenibile, varietà resistenti e sistemi di irrigazione più efficienti.

  • In Nigeria si espande il mercato del cacao e arrivano i “Cocoa Boys”

    In Nigeria si espande il mercato del cacao e arrivano i “Cocoa Boys”

    Nel 2023, i ricavi del settore del cacao in Nigeria hanno raggiunto un nuovo record, con un incremento del 41,2% rispetto all’anno precedente, arrivando a circa 1,22 miliardi di dollari (8,87 miliardi di renminbi). Questo aumento è stato accompagnato da una forte crescita delle nuove piantagioni.

    L’aumento dei prezzi del cacao, dovuto in parte alla diminuzione della produzione in Costa d’Avorio e Ghana, i principali esportatori mondiali, ha fatto salire i costi da circa 2.200-2.500 dollari per tonnellata nel 2022 a quasi 11.000 dollari nel dicembre 2024, secondo l’Organizzazione Internazionale del Cacao. Questa impennata dei prezzi si è verificata in un contesto di crisi economica senza precedenti in Nigeria, che ha portato molte persone a precipitare nella povertà. La svalutazione della naira ha tuttavia favorito le esportazioni di cacao, rendendo il settore più competitivo.

    Oltre ai produttori diretti, anche intermediari e operatori di mercato stanno beneficiando di questa crescita, con alcuni che hanno visto aumentare significativamente i propri guadagni. La presenza di nuovi coltivatori, spesso chiamati “cocoa boys”, sta contribuendo a rivoluzionare l’economia locale e a far salire i prezzi delle abitazioni nelle zone di produzione.

    L’Associazione dei coltivatori di cacao della Nigeria, che rappresenta i piccoli agricoltori, ha visto aumentare il numero dei suoi membri di oltre 10.000 unità nel periodo 2023-2024.

    A Ikom, situata nello Stato di Cross River al confine con il Camerun, la maggior parte dei terreni agricoli è di proprietà della comunità. Secondo un’usanza ancestrale, una persona con radici familiari nella comunità può presentare una bottiglia di vino, un’offerta di cibo e una modesta somma di circa 5.000 naira (3 dollari) per ricevere un appezzamento di terreno.

    Questi nuovi coltivatori lasciano i precedenti lavori perchè con la vendita di un solo sacco di cacao guadagnano quanto il loro vecchio stipendio annuale.

    La Nigeria, che è il quarto produttore mondiale di cacao con circa 315.000 tonnellate annue, ha ancora ampi margini di crescita rispetto a Costa d’Avorio e Ghana, che producono rispettivamente oltre 2 milioni e 650.000 tonnellate. Nonostante gli sforzi del governo, come la distribuzione di piantine gratuite e l’introduzione di varietà di cacao più rapide da maturare, la produzione ufficiale non ha ancora raddoppiato i volumi attuali. Tuttavia, si stima che circa 200.000 tonnellate di fave di cacao vengano esportate clandestinamente ogni anno.

    L’interesse crescente per il settore ha portato a un aumento delle richieste di nuove piantine, con oltre mezzo milione di richieste quest’anno, sufficienti a coprire 400.000 ettari di terreno. 

  • Il governo ghanese si impegna a migliorare le condizioni dei coltivatori di cacao

    Il governo ghanese si impegna a migliorare le condizioni dei coltivatori di cacao

    Il direttore generale del Ghana Cocoa Board (COCOBOD), il dott. Ransford Abbey, ha ribadito l’impegno del governo ghanese nel migliorare le condizioni di vita dei coltivatori di cacao, nonostante le numerose sfide che affliggono il settore. Intervenendo durante un raduno di agricoltori ad Attronso, nel distretto di Sefwi Bekwai, Abbey ha annunciato che sono in corso piani per offrire ai coltivatori un prezzo più equo nella stagione 2025/2026, come parte degli sforzi per sostenere il settore e attrarre le nuove generazioni di agricoltori.

    Il direttore di COCOBOD ha espresso preoccupazione per l’invecchiamento della popolazione di coltivatori, considerandolo una minaccia per la sostenibilità a lungo termine dell’industria del cacao. Per questo motivo, ha sottolineato l’importanza di modernizzare il settore attraverso l’introduzione di strumenti e tecnologie all’avanguardia, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, con l’obiettivo di renderlo più redditizio e più attraente per i giovani.

    In tema di cambiamenti climatici, Abbey ha annunciato che il governo darà priorità all’installazione di sistemi di irrigazione nelle piantagioni di cacao, per mitigare l’imprevedibilità delle precipitazioni. Ha inoltre invitato gli agricoltori a unirsi in cooperative, ritenendo questa la strada più efficace per l’implementazione di progetti di irrigazione, considerando le difficoltà legate all’accesso alle fonti d’acqua e alle attività minerarie illegali, come il galamsey.

    Abbey ha anche evidenziato l’importanza di riformare le leggi a tutela degli alberi di cacao, sottolineando che un quadro normativo più solido è fondamentale per proteggere l’industria dalle minacce ambientali. Ha assicurato che tutte le parti interessate sono coinvolte in questo processo di revisione legislativa, volto a garantire la sostenibilità del settore.

    Infine, il dirigente ha promesso la fornitura tempestiva di fertilizzanti e prodotti agrochimici agli agricoltori, invitando tutti gli attori della filiera del cacao a collaborare per rivitalizzare e sostenere il settore, considerato una fonte di ricchezza generazionale per il Ghana.

  • Starbucks nel secondo trimestre: ricavi in crescita, ma utile e vendite in calo

    Starbucks nel secondo trimestre: ricavi in crescita, ma utile e vendite in calo

    Martedì 29 aprile, alla chiusura dei mercati, Starbucks ha pubblicato i risultati finanziari del secondo trimestre, conclusosi il 30 marzo, evidenziando un andamento meno brillante rispetto alle attese degli analisti. La più grande catena di caffetterie al mondo ha registrato ricavi di 8,76 miliardi di dollari, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma leggermente inferiori alle previsioni di mercato, che si attestavano a 8,83 miliardi.

    L’utile per azione (EPS) ha subito un forte calo, attestandosi a 41 centesimi rispetto ai 68 centesimi dello stesso trimestre dell’anno passato e ai 49 centesimi stimati dagli analisti. Questo calo ha evidenziato una pressione sui margini, con l’utile operativo che si è ridotto dal 12,8% al 6,9%, segnando il quinto trimestre consecutivo di contrazione delle vendite a livello globale. Nel trimestre precedente, la diminuzione era stata del 6%.

    Le vendite a parità di perimetro, ovvero escludendo effetti di aperture o chiusure di negozi, sono diminuite dell’1%, leggermente peggio delle aspettative degli analisti (-0,5%). La contrazione è stata principalmente causata da un calo del 2% nelle transazioni a parità di negozi, anche se questa diminuzione è stata parzialmente compensata da un aumento dell’1% nello scontrino medio.

    L’unica nota positiva riguarda le vendite internazionali, che hanno superato le previsioni con un incremento del 2%, grazie a un +3% nelle transazioni a parità di negozi, anche se lo scontrino medio ha subito un calo dell’1%. In Nord America, le vendite a parità di negozi sono scese dell’1%, con un -4% nelle transazioni e un +3% nello scontrino medio. Negli Stati Uniti, le vendite a parità di negozio sono diminuite del 2%, con un calo del 4% nelle transazioni e un aumento del 3% nello scontrino medio.

    Questi risultati evidenziano le sfide che Starbucks sta affrontando in un mercato sempre più competitivo e in evoluzione, con una crescente pressione sui margini e una diminuzione delle transazioni, anche se l’azienda continua a mostrare una certa resilienza nelle vendite internazionali. La società sta investendo in strategie di innovazione digitale, come ordini tramite app e programmi di fidelizzazione, per cercare di invertire questa tendenza.

    Inoltre, l’azienda sta affrontando le conseguenze di un contesto macroeconomico complesso, con inflazione e aumento dei costi operativi che incidono sui margini di profitto.

  • Luckin Coffee: trimestrale da record con ricavi a 1,22 miliardi (+41%)

    Luckin Coffee: trimestrale da record con ricavi a 1,22 miliardi (+41%)

    Luckin Coffee ottiene un nuovo record trimestrale, con ricavi che raggiungono i 1,22 miliardi di dollari, segnando una crescita del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La catena cinese continua a espandersi in un mercato domestico sempre più appassionato di caffè, con 1.757 nuove aperture nette tra gennaio e marzo 2025, di cui 1.743 in Cina, oltre a cinque a Hong Kong, sei a Singapore e otto in Malesia. Attualmente, il numero totale di punti vendita supera le 24.000 unità, con circa il 65% gestito direttamente e il resto in franchising, registrando un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente.

    Nonostante il successo, l’ingresso di Luckin Coffee nel mercato italiano rimane al momento improbabile, anche se non del tutto escluso. La catena cinese ha dimostrato di saper sorprendere il mondo del settore: dalla rapida ascesa come startup unicorno quotata al Nasdaq, fino alle crisi legate a uno scandalo contabile che ha portato alla perdita di circa 5 miliardi di dollari di capitalizzazione e al suo successivo delisting. Tuttavia, grazie a una gestione rinnovata e a un rigoroso piano di risanamento, Luckin Coffee è riuscita a risorgere dalle proprie ceneri e a consolidare la propria presenza nel mercato asiatico.

    Luckin Coffee ha adottato strategie innovative per competere con i giganti come Starbucks in Cina, puntando su tecnologia digitale e consegne rapide tramite app mobile. La sua espansione si inserisce in un contesto di crescente domanda di caffè premium nel paese più popoloso del mondo. Inoltre, la società sta investendo in sostenibilità ambientale e innovazione dei prodotti per attrarre una clientela giovane e tecnologicamente avanzata. La sua ripresa finanziaria testimonia la capacità delle aziende cinesi di adattarsi rapidamente alle sfide del mercato globale dopo periodi turbolenti.

  • L’Intelligenza Artificiale rivoluzionerà gli agrumeti

    L’Intelligenza Artificiale rivoluzionerà gli agrumeti

    L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’agricoltura di produzione sta facendo passi da gigante, grazie all’impegno dell’Istituto di Scienze Alimentari e Agrarie dell’Università della Florida (UF/IFAS). Un settore tradizionalmente legato a metodi consolidati si trova ora di fronte a un’opportunità rivoluzionaria, alimentata dal centro UF/IFAS per l’Intelligenza Artificiale Applicata in Agricoltura, che sta suscitando entusiasmo tra coltivatori e vivaisti.

    Se fino a pochi anni fa l’IA sembrava un concetto lontano dal mondo agricolo, oggi si parla di strumenti concreti pronti a migliorare la gestione degli agrumeti. Chris Gunter, presidente del Dipartimento di Scienze Orticole dell’UF/IFAS, ha condiviso con Citrus Nursery Source alcune idee su come anche il settore degli agrumi possa trarre vantaggio da queste innovazioni.

    Tra le applicazioni più promettenti ci sono il rilevamento precoce di malattie e parassiti grazie a tecnologie di visione artificiale, che analizzano danni, colorazioni e stress delle piante, permettendo interventi tempestivi e limitando la diffusione di infezioni come l’Huanglongbing (HLB).

    L’IA può anche ottimizzare la gestione delle risorse, come fertilizzanti e irrigazione, attraverso tecnologie iperspettrali che individuano segnali di avvizzimento o altri problemi, riducendo sprechi d’acqua e migliorando la salute delle piante.

    Inoltre, l’automazione dell’esplorazione e del monitoraggio rappresenta un grande passo avanti: droni e robot dotati di intelligenza artificiale potrebbero sostituire le attività di verifica manuale, rendendo il processo più economico e preciso, anche per le aziende di dimensioni più contenute.

    L’IA potrebbe anche rivoluzionare la gestione dell’inventario, monitorando la maturazione delle piante e ottimizzando i programmi di raccolta e consegna, con sistemi robotici capaci di selezionare e segregare le piante più adatte.

    Un’altra frontiera riguarda l’identificazione precoce di liner zigotici, ovvero piccole variazioni nelle piante prima della gemmazione, che potrebbero sfuggire all’occhio umano ma che l’IA può individuare con precisione.

    Infine, sistemi intelligenti potrebbero prevenire perdite d’acqua o malfunzionamenti di ventilatori e altri impianti, intervenendo prima che si verifichino danni più gravi.