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  • Cacao indonesiano al bivio: tra calo della produzione e nuovi investimenti

    Cacao indonesiano al bivio: tra calo della produzione e nuovi investimenti

    L’Indonesia, storicamente un attore di primo piano nel mercato del cacao, si trova a un bivio cruciale. Nonostante la sua posizione come uno dei maggiori produttori mondiali, il settore agricolo sta affrontando sfide significative che richiedono un’azione immediata.

    La produzione di cacao nel paese è in calo a causa di diversi fattori, tra cui l’età avanzata delle piantagioni. Si stima che oltre il 60% degli alberi abbia più di 20 anni, rendendoli più vulnerabili a malattie e parassiti. Questo invecchiamento ha un impatto diretto sulla produttività.

    In risposta a questa situazione, il governo indonesiano ha annunciato un piano di rilancio che include il reimpianto di circa 10.000 ettari di coltivazioni. Per finanziare questi progetti e migliorare la qualità del cacao destinato all’esportazione, è prevista l’introduzione di una nuova imposta sulle esportazioni nella seconda metà del 2025. Le autorità hanno chiarito che questa misura non aumenterà i costi complessivi per gli esportatori.

    La situazione commerciale è resa ancora più complessa dai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, che prevedono un’aliquota del 19% sulle esportazioni indonesiane. Sebbene l’Indonesia sia la più grande economia dell’ASEAN, questa politica tariffaria rappresenta una sfida, soprattutto per un settore orientato all’esportazione come quello del cacao. Il governo indonesiano sta attualmente negoziando con Washington per ottenere esenzioni per prodotti chiave, tra cui il cacao, il caffè e la gomma.

    Nonostante queste difficoltà, l’industria indonesiana del cacao mostra segnali di resilienza e innovazione. I produttori locali stanno lavorando con le imprese e le organizzazioni per adattarsi ai cambiamenti climatici, che stanno influenzando i raccolti e spingendo i prezzi a livelli record. Aziende internazionali come Cargill hanno investito in nuovi stabilimenti di lavorazione in Indonesia, dimostrando la fiducia nel potenziale di crescita del paese. Inoltre, alcune cooperative, come quella di Bali, stanno ottenendo riconoscimenti internazionali per la qualità del loro cacao, puntando su pratiche sostenibili e innovative.

  • Accordo tra COCOBOD e banche per una stagione del cacao di successo

    Accordo tra COCOBOD e banche per una stagione del cacao di successo

    Il Ghana Cocoa Board (COCOBOD), l’ente che gestisce l’industria del cacao nel paese, ha incontrato i rappresentanti delle banche commerciali ghanesi per gettare le basi della stagione 2025/2026, iniziata il 7 agosto. L’incontro, che ha visto la partecipazione dei vertici di COCOBOD e della Cocoa Marketing Company (CMC), si è focalizzato su prezzi, finanziamenti e strategie per garantire la stabilità finanziaria e operativa.

    L’obiettivo principale del COCOBOD è invertire il declino della produzione di cacao, che ha subito un forte calo a causa di fattori climatici e sanitari. La strategia presentata si basa su diversi pilastri:

    • Risanamento economico: La ristrutturazione mira a migliorare i prezzi, ridurre i costi operativi e garantire la disciplina fiscale per raggiungere la redditività e un bilancio positivo.
    • Supporto finanziario: Il COCOBOD ha chiesto alle banche di fornire il necessario supporto finanziario alle aziende acquirenti (LBC) e agli altri attori della filiera, per garantire la fluidità delle operazioni.
    • Trasparenza e collaborazione: La mossa riflette il rinnovato impegno del COCOBOD verso una maggiore trasparenza e un dialogo aperto con i partner finanziari.

    È stata anche annunciata una parziale liquidazione del debito in sospeso del COCOBOD e una direttiva governativa che impone all’ente di ritirarsi dalle attività non strettamente legate al suo mandato principale.

    Durante l’incontro è stato messo in luce il successo del nuovo modello di finanziamento, introdotto nella stagione 2024/2025, che ha come priorità il rimborso tempestivo delle ricevute di acquisto del cacao (CTOR). Questo sistema, che si prevede ridurrà i tempi di pagamento per le aziende acquirenti, è un passo cruciale per rendere più efficiente il processo di acquisto.

    I rappresentanti delle banche hanno accolto positivamente le riforme, definendo l’incontro “costruttivo” e impegnandosi a collaborare strettamente con COCOBOD per stabilizzare e rivitalizzare l’industria del cacao ghanese.

  • Dazi e gelo in Brasile: la tempesta perfetta fa impennare il prezzo del caffè

    Dazi e gelo in Brasile: la tempesta perfetta fa impennare il prezzo del caffè

    I mercati internazionali del caffè sono in agitazione, con i prezzi che hanno raggiunto livelli record a causa della combinazione di nuove tariffe doganali statunitensi e problemi climatici in Brasile. La decisione del governo degli Stati Uniti di imporre un dazio del 50% sul caffè brasiliano a partire dal 6 agosto ha innescato un’ondata di incertezza che si riflette sui prezzi globali.

    L’impatto sul mercato è stato immediato. Il contratto di dicembre sull’Intercontinental Exchange (ICE) è salito da 287,55 a 378,30 dollari per sacco in meno di un mese, segnando un aumento del 31,6%. Gli acquirenti americani hanno immediatamente interrotto gli acquisti dal Brasile, il maggiore produttore mondiale, per rivolgersi a fornitori alternativi.

    Questo cambio di strategia ha scatenato un effetto domino. La scarsità di caffè disponibile a livello globale, unita alle speculazioni, ha fatto salire i prezzi anche alla fine della stagione di raccolta dell’Arabica brasiliana. La situazione ha creato una forte incertezza e ha spinto altri paesi, in particolare in Europa e Asia, ad anticipare i propri acquisti per timore di ulteriori aumenti. Nonostante le difficoltà, le esportazioni brasiliane di caffè verde sono cresciute del 14% nelle prime tre settimane di agosto, sebbene i dati di luglio mostrino un calo del 27,6% rispetto all’anno precedente.

    Oltre alle tensioni commerciali, anche il clima sta giocando un ruolo determinante. Recenti gelate hanno causato la perdita di almeno 412.000 sacchi di caffè Arabica nella regione brasiliana del Cerrado Mineiro, contribuendo all’aumento dei prezzi. Gli esperti del settore prevedono che il mercato potrebbe non aver ancora raggiunto il suo picco.

    La nuova politica tariffaria non si limita solo al Brasile, ma include anche un dazio del 20% sul caffè vietnamita e del 10% su quello colombiano. I consumatori statunitensi sono i più colpiti da questi aumenti. L’industria del caffè brasiliana spera che l’aumento dei costi per il consumatore possa diventare un alleato nella negoziazione per ottenere un’esenzione dai dazi, data l’importanza del caffè come merce di scambio nelle trattative commerciali internazionali.

  • Arance brasiliane in stallo: incertezza frena i contratti 2025/26

    Arance brasiliane in stallo: incertezza frena i contratti 2025/26

    Il settore agrumicolo brasiliano sta affrontando una fase di forte incertezza, che sta rallentando la chiusura dei contratti per il raccolto 2025/26. Secondo le analisi del Centro Studi Avanzati in Economia Applicata (Cepea), agricoltori e industrie hanno posticipato la firma di nuovi accordi, preferendo monitorare l’andamento del mercato prima di impegnarsi. Questa situazione contrasta con gli anni precedenti, quando i contratti venivano solitamente finalizzati nella prima metà dell’anno.

    Diversi fattori contribuiscono a questo stallo:

    • Raccolta tardiva: la maturazione delle arance ha subito un ritardo, creando incertezza sulla disponibilità del prodotto.
    • Volatilità dei prezzi: dopo un calo significativo a marzo, il mercato ha iniziato a recuperare, con l’indicatore Cepea/Esalq che ha registrato un aumento dell’8,56% dall’inizio di agosto. Tuttavia, il settore è ancora in una fase di assestamento.
    • Dazi statunitensi: le nuove tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti hanno aggiunto un ulteriore elemento di incertezza. Sebbene il succo d’arancia brasiliano sia stato esentato dal dazio del 40%, i sottoprodotti come oli essenziali e cellule di agrumi sono tassati con un’aliquota del 50%. Questa discrepanza sta creando preoccupazioni sulle future dinamiche commerciali.

    La cautela domina il settore, con tutti gli attori che attendono un quadro più chiaro prima di procedere con nuovi accordi.

  • Il gelo strangola il caffè brasiliano: danni per oltre 400.000 sacchi

    Il gelo strangola il caffè brasiliano: danni per oltre 400.000 sacchi

    Le gelate inaspettate che hanno colpito la regione del Cerrado Mineiro, in Brasile, hanno causato la perdita di almeno 412.000 sacchi di caffè. Questa stima preliminare arriva dalla Cooperativa dei coltivatori di caffè del Cerrado (Expocacer), che ha avviato un’indagine per valutare l’impatto delle temperature sotto lo zero registrate tra il 10 e l’11 agosto.

    L’analisi iniziale ha rilevato un danno diretto su 1.173 ettari di coltivazioni, pari a circa il 9% dell’area esaminata, coinvolgendo 67 agricoltori locali. Le temperature sono scese fino a -2°C in alcune zone, provocando danni che vanno da una semplice riduzione della produttività fino a perdite totali del raccolto.


    Gli esperti continuano a monitorare la situazione, concentrandosi non solo sui danni più evidenti causati dalla brina, ma anche sugli effetti a lungo termine. Squadre tecniche sono al lavoro per valutare le conseguenze dello stress fisiologico sulle piante e le potenziali perdite nella fioritura, elementi che influenzeranno la produzione del raccolto 2025/26. Questi dati saranno fondamentali per aiutare gli agricoltori a definire le strategie future per mitigare le perdite.

  • Il prezzo del caffè in rialzo: siccità in Brasile e calo delle esportazioni accendono il mercato

    Il prezzo del caffè in rialzo: siccità in Brasile e calo delle esportazioni accendono il mercato

    I mercati del caffè sono in fermento, con i prezzi che hanno raggiunto nuovi massimi spinti dalle preoccupazioni per le condizioni climatiche in Brasile e dalla contrazione delle forniture globali. Venerdì scorso, il caffè Arabica di dicembre (KCZ25) ha segnato un’impennata di 13,30 punti (+3,64%), raggiungendo il picco degli ultimi tre mesi e mezzo. Anche il Robusta (RMU25) ha registrato un notevole rialzo di 108 punti (+2,27%), toccando i massimi da tre mesi.

    L’ondata di rialzi, che dura ormai da tre settimane, è alimentata soprattutto dalla siccità che sta colpendo le principali aree di coltivazione del Brasile. Secondo il centro meteorologico Somar Meteorologia, la regione del Minas Gerais, la più grande area di coltivazione di Arabica, non ha visto una sola goccia di pioggia nella settimana terminata il 16 agosto. A peggiorare il quadro, ci sono state segnalazioni di danni ai raccolti causati da gelate.


    Oltre ai problemi climatici, un altro fattore che sta mettendo sotto pressione il mercato è la riduzione delle esportazioni brasiliane. Il Ministero del Commercio brasiliano ha riportato che a luglio le esportazioni di caffè non tostato sono diminuite del 20,4% rispetto all’anno precedente. Un dato confermato anche dal gruppo di esportatori Cecafe, che ha registrato un calo del 28% nelle esportazioni di caffè verde.

    Le tensioni commerciali hanno un ruolo cruciale: gli acquirenti statunitensi stanno cancellando i contratti a causa dei dazi del 50% imposti sulle importazioni brasiliane. Questo sta creando una carenza di offerta nel mercato statunitense, che tradizionalmente si rifornisce per circa un terzo dal Brasile.

    La situazione delle scorte non fa che aggravare il problema. Le riserve di Arabica monitorate dall’ICE sono scese a un minimo storico di 125 anni, a 726.661 sacchi, prima di un lieve recupero. Anche le scorte di Robusta sono diminuite, toccando i minimi delle ultime quattro settimane.

  • La ripresa del cacao: il dollaro debole e le scorte ridotte risollevano i prezzi

    La ripresa del cacao: il dollaro debole e le scorte ridotte risollevano i prezzi

    I mercati globali del cacao hanno mostrato segnali di ripresa, con il contratto di settembre del cacao ICE a New York (CCU25) che ha chiuso la settimana scorsa in rialzo, guadagnando 147 punti (+1,98%). Al contrario, il cacao di Londra (CAU25) ha registrato un leggero calo, chiudendo a -26 (-0,49%), toccando i minimi delle ultime quattro settimane.

    La spinta principale dietro il recupero dei prezzi a New York è stata la debolezza del dollaro statunitense. L’indice del dollaro (DXY00) è sceso ai minimi delle ultime tre settimane e mezzo, rendendo le materie prime prezzate in dollari, come il cacao, più convenienti per gli acquirenti internazionali e innescando un’ondata di acquisti. Questo ha permesso al cacao di New York di allontanarsi dai minimi delle ultime cinque settimane, riducendo l’impatto delle posizioni corte.

    A sostenere i prezzi contribuisce anche la contrazione delle scorte. Le riserve di cacao monitorate dall’ICE nei porti statunitensi sono scese a 2.189.496 sacchi, il livello più basso degli ultimi quasi tre mesi. Questo indica una domanda sostenuta e una potenziale pressione rialzista sui prezzi.

    Nonostante il recupero, il mercato rimane sensibile alle condizioni climatiche in Africa occidentale, regione chiave per la produzione mondiale di cacao. All’inizio della scorsa settimana, i prezzi avevano raggiunto i massimi degli ultimi due mesi a causa delle preoccupazioni per la siccità. Secondo il Commodity Weather Group, il periodo di 30 giorni fino al 15 agosto è stato il più secco per la Costa d’Avorio degli ultimi 46 anni. La mancanza di piogge ha sollevato dubbi sulla capacità di conservazione dei baccelli in vista del raccolto principale, previsto per ottobre.

    Tuttavia, le previsioni meteo per la settimana in corso sono più incoraggianti, con la possibilità di piogge che potrebbero migliorare le prospettive di raccolta e alleviare la pressione al rialzo sui prezzi. L’equilibrio tra questi fattori, la debolezza del dollaro, le scorte ridotte e le incertezze climatiche, continuerà a guidare il mercato del cacao nelle prossime settimane.

  • Crisi idrica e scelte di mercato: perché il Marocco fatica a cogliere l’occasione delle arance

    Crisi idrica e scelte di mercato: perché il Marocco fatica a cogliere l’occasione delle arance

    La crescente industria di trasformazione in Egitto ha assorbito una quantità impressionante di arance, con stime che indicano un ritiro dal mercato dell’esportazione di 600.000-1 milione di tonnellate in questa stagione. Questo ha creato un vuoto che ha rinvigorito le esportazioni da altre fonti, come il Sudafrica, che ha beneficiato di una minore concorrenza per le sue varietà precoci.

    Tuttavia, in Marocco, l’opportunità di colmare questo divario si scontra con sfide strutturali ben più profonde. Nonostante i prezzi delle arance abbiano mostrato un miglioramento grazie alla ridotta offerta internazionale, il Paese non sembra in grado di sfruttare appieno questa congiuntura favorevole.

    Esperti del settore agricolo sottolineano che il miglioramento dei prezzi non si tradurrà automaticamente in un aumento dei volumi di esportazione marocchini. Al contrario, l’estirpazione delle coltivazioni e la riduzione delle superfici dedicate agli agrumi stanno proseguendo in diverse regioni, a causa della cronica mancanza di risorse idriche.

    Un esempio emblematico è la regione di Berkane, uno dei maggiori distretti agrumicoli del Marocco. Qui, a causa della siccità persistente, la superficie coltivata ad arance si è dimezzata negli ultimi anni. Le falde acquifere sono prosciugate, costringendo i coltivatori a perforare a profondità di 250-300 metri per trovare acqua, a fronte dei 60 metri di pochi anni fa. Questo scenario, comune anche ad altre aree del Paese, impedisce qualsiasi espansione a breve termine.

    Si stima che ci vorranno almeno quattro anni e abbondanti precipitazioni prima che si possa pensare a un’inversione di tendenza e a un aumento delle superfici coltivate per soddisfare la domanda del mercato internazionale.

    Attualmente, la maggior parte della produzione marocchina è costituita dalla varietà Maroc Late, destinata principalmente al consumo interno e ai mercati dell’Africa occidentale. Solo una piccola parte della produzione continua a rifornire il mercato internazionale, operando a capacità ridotta.

  • Il Brasile in cerca di una soluzione per l’export di caffè verso gli Stati Uniti

    Il Brasile in cerca di una soluzione per l’export di caffè verso gli Stati Uniti

    La Cooperativa regionale dei coltivatori di caffè di Guaxupé (Cooxupé), la più grande al mondo, ha annunciato di essere al lavoro con i suoi partner americani e il Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè (Cecafé) per trovare una soluzione alle sfide che ostacolano il commercio di caffè verso gli Stati Uniti. Le tensioni sono nate a seguito dell’imposizione di una tariffa del 50% da parte degli Stati Uniti, una misura che sta avendo un impatto significativo sull’attività della cooperativa.

    Il mercato americano è di fondamentale importanza per l’industria del caffè brasiliana, con un consumo annuale stimato in 25 milioni di sacchi. Il Brasile esporta 8,1 milioni di sacchi all’anno, di cui Cooxupé da sola contribuisce con un volume considerevole, tra 1,5 e 1,8 milioni. Nonostante la tariffa, le esportazioni brasiliane non sono attualmente bloccate a causa della limitata offerta globale di caffè. Tuttavia, si prevede che questa situazione possa cambiare con l’arrivo delle nuove stagioni di raccolta da altri Paesi.

    Per affrontare il problema, la cooperativa sta esplorando nuove strade. Una delegazione di Cooxupé si recherà in Asia per cercare di aprire nuovi mercati e diversificare le destinazioni del suo prodotto. Sebbene l’obiettivo primario rimanga la risoluzione della controversia con gli Stati Uniti, la cooperativa non intende rimanere inattiva.

    I dirigenti della cooperativa sottolineano l’importanza del mercato americano per la vendita del caffè di alta qualità prodotto dal Brasile, che spunta prezzi superiori a 4 dollari per libbra. Trovare clienti alternativi disposti a pagare lo stesso prezzo si presenta come una sfida notevole.

  • Citrus Under Protective Screen: una soluzione ai problemi degli agrumi

    Citrus Under Protective Screen: una soluzione ai problemi degli agrumi

    Un recente evento virtuale ha fatto il punto sulle prestazioni degli agrumi coltivati in sistemi protetti (CUPS), un metodo innovativo che sta dimostrando di poter rivoluzionare la produzione agrumicola. I dati presentati, basati su sperimentazioni condotte al Citrus Research and Education Center (CREC) e su operazioni commerciali in Florida, indicano che questo sistema offre significativi vantaggi economici e ambientali.

    Il sistema CUPS si sta affermando come una soluzione efficace per contrastare le principali sfide che affliggono il settore degli agrumi, come l’Huanglongbing (HLB), il cancro degli agrumi e i danni causati da uragani. La protezione offerta dalle reti non solo difende le piante da malattie e agenti atmosferici, ma accelera anche la crescita degli alberi, riducendo i costi di produzione e l’uso di risorse.

    In termini di rendimento, i risultati sono notevoli. Le coltivazioni CUPS producono rese più precoci e più elevate rispetto agli agrumeti tradizionali, mantenendo una qualità dei frutti comparabile a quella degli agrumi pre-HLB. A livello finanziario, le stime indicano un tasso di rendimento interno tra il 9% e il 16% in dieci anni, con un’incidenza di HLB inferiore al 2% nello stesso periodo.

    Un esempio concreto di successo è la raccolta di pompelmi Ray Ruby del gennaio 2022 presso il CREC, che ha raggiunto un packout del 98%, generando un profitto netto di 24 dollari per cassa. Circa l’85,5% della frutta rientrava nei calibri più richiesti dal mercato (40, 36, 32 e 27). Nel corso di dieci anni, il pompelmo Ruby Red del CREC ha prodotto una media di 9.308 casse per acro.

    Sebbene i dati più eclatanti riguardino i pompelmi, nel sistema CUPS vengono coltivate con successo anche altre varietà, tra cui Valencia, Murcott, Dancy, Early Pride, Temple, Mineola e Sugar Belle. La varietà Valencia, la più diffusa in Florida, è considerata particolarmente versatile, adatta sia per il mercato del succo che per quello della frutta fresca. Sebbene non si prevedano rese paragonabili a quelle del pompelmo, il suo potenziale resta significativo.