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  • L’agricoltura scopre il potere di CRISPR: gli agrumi geneticamente modificati si avvicinano al mercato

    L’agricoltura scopre il potere di CRISPR: gli agrumi geneticamente modificati si avvicinano al mercato

    La tecnologia di editing genetico CRISPR-Cas9, che ha valso il Premio Nobel per la Chimica a Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, sta per rivoluzionare l’agricoltura. In un decennio, i suoi sviluppi hanno aperto la strada a nuove soluzioni per l’industria agrumicola, specialmente nella lotta contro la malattia da Huanglongbing (HLB) che ha ridotto la produzione in Florida di oltre il 90%.

    Un team di ricercatori dell’Università della Florida ha utilizzato per primo al mondo l’editing genetico sugli agrumi nel 2013, con l’obiettivo di creare alberi resistenti alla malattia. Da allora, sono state prodotte oltre 200 varietà con l’obiettivo di migliorare la tolleranza o la resistenza all’HLB. Le più promettenti sono le arance dolci Valencia Super UFW1 e Hamlin Super UFW3.

    Queste piante sono entrate nella fase di valutazione in prove sperimentali e dovrebbero fornire dati cruciali sulla loro tolleranza alla malattia entro la fine del 2025. I primi studi indicano che potrebbero resistere all’infezione da HLB senza mostrare sintomi evidenti.

    Un ulteriore passo in avanti è l’approvazione del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che ha classificato queste piante come non geneticamente modificate (non-OGM) e quindi non soggette alle stesse rigide normative. Questo apre la strada alla loro potenziale commercializzazione, offrendo una nuova speranza per i coltivatori e per il futuro del settore agrumicolo.

  • Impennata dei prezzi del caffè in Brasile: Robusta +46%, Arabica +25% in agosto

    Impennata dei prezzi del caffè in Brasile: Robusta +46%, Arabica +25% in agosto

    Il settore caffeario in Brasile è in ebollizione, con i prezzi che hanno registrato un’impennata fulminea nel corso di agosto. A trainare la crescita è soprattutto la varietà Robusta, che ha visto il suo valore schizzare alle stelle, ma anche l’Arabica non è rimasta immune al rialzo.

    Secondo le indagini del Centro di Studi Avanzati in Economia Applicata (Cepea), l’indicatore Cepea/Esalq per il caffè Robusta ha accumulato un aumento del 46,91% nella prima parte di agosto (fino al 26), chiudendo a un impressionante valore di 1.510,92 R$ per sacco da 60 chili. Questo forte incremento arriva a raccolta ormai terminata.

    Nonostante la sua produzione sia quasi conclusa, anche il caffè Arabica ha registrato un’ascesa significativa. Nello stesso periodo, il suo indicatore ha segnato un incremento del 25%, raggiungendo i 2.265,81 R$ per sacco.

    Gli analisti del Cepea spiegano che questa vertiginosa crescita è dovuta principalmente a scorte fortemente ridotte. La fine della raccolta ha evidenziato perdite durante la lavorazione e un volume di produzione complessivamente limitato in tutto il Brasile.

    A complicare ulteriormente il quadro, aggiungendo un elemento di instabilità al mercato interno, è la continua volatilità causata dall’aumento dei dazi doganali statunitensi sulle esportazioni di caffè brasiliano.

  • L’oro nero del brasile: meno volume, più guadagno

    L’oro nero del brasile: meno volume, più guadagno

    I dati più recenti dal mercato del caffè del Brasile, il gigante delle esportazioni, dipingono un quadro controverso. Se da un lato il volume delle esportazioni è crollato drasticamente, dall’altro le entrate del paese hanno registrato un balzo in avanti, suggerendo una nuova era per il commercio di caffè.


    Nei primi sette mesi del 2025, le esportazioni brasiliane hanno raggiunto un volume di 22,15 milioni di sacchi da 60 kg, segnando un calo impressionante del 21,4% rispetto ai 28,18 milioni di sacchi spediti nello stesso periodo del 2024. Questo calo avrebbe potuto essere una notizia devastante, ma i numeri raccontano una storia diversa.

    Grazie a un aumento significativo dei prezzi di mercato, il valore medio per sacco è salito a 386,24 dollari USA, un’impennata del 36% rispetto ai 223,16 dollari del 2024. Il risultato? Nonostante il minor volume, le entrate valutarie del Brasile sono passate da 6,28 miliardi di dollari nel 2024 a 8,55 miliardi di dollari nel 2025, un guadagno netto di quasi 2,3 miliardi di dollari.

    Gli analisti attribuiscono questo fenomeno a un delicato equilibrio tra domanda e offerta a livello globale, dove la scarsità di prodotto ha spinto i prezzi verso l’alto, favorendo i produttori.

    L’analisi delle destinazioni di questo prezioso carico mostra un’evidente gerarchia. Gli Stati Uniti si confermano il principale acquirente, importando 3,71 milioni di sacchi, pari al 16,8% del totale. Seguono a ruota la Germania, con 2,65 milioni di sacchi (12,0%), e l’Italia, che si posiziona saldamente al terzo posto con 1,73 milioni di sacchi (7,8%).

    La top 10 degli importatori include anche:

    • Giappone: 1,45 milioni di sacchi (6,6%)
    • Belgio: 1,37 milioni di sacchi (6,2%)
    • Paesi Bassi: 815.230 sacchi (3,7%)
    • Turchia: 770.640 sacchi (3,5%)
    • Russia: 732.290 sacchi (3,3%)
    • Spagna: 725.430 sacchi (3,3%)
    • Corea del Sud: 600.520 sacchi (2,7%)

    Le esportazioni verso queste nazioni, insieme a quelle verso altri paesi non menzionati, completano il 100% delle spedizioni brasiliane, dimostrando la vasta portata del caffè verde del Brasile e la sua importanza cruciale nell’approvvigionamento mondiale.

  • Gli agrumicoltori della Florida affrontano la caduta dei frutti

    Gli agrumicoltori della Florida affrontano la caduta dei frutti

    La caduta dei frutti è diventata una delle sfide più significative per gli agrumicoltori della Florida, specialmente a causa della malattia da Huanglongbing (HLB). Questo problema è stato ulteriormente aggravato da eventi climatici estremi come gli uragani, che non solo causano una perdita immediata del raccolto ma anche una caduta continua nelle settimane successive. Altri fattori di stress, come siccità o ondate di freddo, possono aggravare il deperimento degli alberi e la perdita di frutti.

    Di fronte a questa sfida, i produttori stanno utilizzando i regolatori di crescita delle piante (PGR) per aiutare a trattenere più frutti sugli alberi. Due prodotti in particolare, l’acido gibberellico (GA) e il 2,4-D, stanno offrendo risultati promettenti. L’acido gibberellico contribuisce a mantenere la buccia e il fogliame più sani più a lungo, mentre il 2,4-D agisce rallentando il segnale naturale che porta il frutto a staccarsi. Entrambi i composti contrastano l’etilene, l’ormone vegetale che causa la caduta prematura dei frutti.

    Una sperimentazione biennale su arance Valencia nella contea di Polk ha confermato l’efficacia di questi trattamenti. Nel primo anno, la combinazione di GA e 2,4-D ha ridotto la caduta dei frutti di circa il 16%. L’anno successivo, nonostante l’uragano Milton, gli alberi trattati con il solo 2,4-D o con la miscela GA + 2,4-D hanno perso almeno il 20% di frutti in meno rispetto agli alberi non trattati. Gli alberi trattati hanno anche dimostrato una maggiore efficienza produttiva in condizioni di stress.

  • Esportazioni record di arance egiziane in Brasile

    Esportazioni record di arance egiziane in Brasile

    Le esportazioni di arance dall’Egitto al Brasile hanno raggiunto un picco senza precedenti, segnando un cambiamento notevole nelle dinamiche globali del commercio di agrumi. Nel periodo tra novembre 2024 e luglio 2025, le spedizioni egiziane hanno superato le 30.000 tonnellate, generando un fatturato di oltre 20 milioni di dollari.

    In soli cinque anni, l’Egitto è passato da un fornitore marginale a un attore chiave nel mercato brasiliano. Entrato nel 2020, il Paese ha visto le sue esportazioni di arance verso il Brasile aumentare di ben 400 volte, con un tasso di crescita medio annuo del 232%. Oggi, il Brasile è tra le prime dieci destinazioni per le arance egiziane, con volumi paragonabili a quelli della Malesia.

    Nonostante il Brasile sia il più grande produttore mondiale di arance, con quasi due terzi del raccolto destinati alla produzione di succo, la domanda di arance fresche al di fuori della stagione di raccolta interna (che va da maggio a novembre) ha creato un vuoto di offerta. Questo spazio è stato progressivamente colmato dalle importazioni, che per il secondo anno consecutivo hanno superato le 40.000 tonnellate.

    Mentre in passato era la Spagna a dominare il mercato brasiliano durante il periodo di carenza (dicembre-aprile), la situazione si è ribaltata. Fino al 2020/21, la Spagna forniva oltre la metà delle importazioni brasiliane, mentre l’Egitto si fermava al 15%. Nella stagione 2023/24, l’Egitto ha superato la Spagna, e questa tendenza continua anche nell’anno in corso, consolidando il suo ruolo di principale fornitore di arance fresche per il Brasile.

  • L’Unione Europea blocca le arance argentine

    L’Unione Europea blocca le arance argentine

    L’industria agrumicola argentina si trova ad affrontare nuove difficoltà sul mercato europeo, a seguito del respingimento di diverse spedizioni di arance. La motivazione ufficiale, secondo l’UE, è la presunta presenza della macchia nera, un fungo che l’Unione Europea classifica come parassita da quarantena. Le spedizioni bloccate sono state in alcuni casi distrutte o rispedite al mittente, anche se i produttori sostengono che non siano state trovate tracce della malattia.

    La situazione sta suscitando preoccupazione nel settore, che teme si tratti di una barriera non tariffaria volta a limitare le importazioni. La macchia nera, causata dal fungo Phyllosticta citricarpa, si manifesta con macchie sulla superficie degli agrumi, ma non compromette la qualità o la commestibilità del frutto. Un rappresentante di spicco del settore ha paragonato questa situazione a quella che il Sudafrica ha affrontato con la Spagna, suggerendo che le norme fitosanitarie vengano usate per proteggere i mercati interni.

    Le aziende argentine e il Servizio Nazionale di Igiene e Qualità Agroalimentare (Senasa) hanno intensificato i controlli, in particolare per le spedizioni dirette in Spagna, Portogallo e Italia, i paesi dove si registra il maggior numero di intercettazioni.

    Non è la prima volta che si verifica una situazione del genere. Già nel 2020, l’Unione Europea aveva temporaneamente bloccato l’ingresso di agrumi argentini a causa di un aumento delle intercettazioni della macchia nera. All’epoca, test successivi dimostrarono che più della metà dei campioni era in realtà priva del fungo.

    Un’altra preoccupazione per gli esportatori è il cancro del frutto, causato da un batterio che non è rilevabile al momento del confezionamento, e il cui successivo sviluppo complica l’intero processo di esportazione.

    Attualmente, il Nord-Ovest dell’Argentina (NOA), che comprende le province di Tucumán, Salta e Jujuy, è la principale regione esportatrice di agrumi e ha già registrato casi di contaminazione nei limoni, il che potrebbe condizionare le spedizioni future.

    Mentre alcuni Paesi, come Inghilterra, Belgio e Paesi Bassi, mostrano meno restrizioni verso la macchia nera in quanto fungo superficiale, la normativa dell’UE è vincolante per tutti gli Stati membri. Gli esportatori lamentano la mancanza di prove concrete per i respingimenti, sottolineando che, sebbene non neghino l’esistenza del fungo, la probabilità di trovarlo su un singolo frutto è molto bassa, ma le normative in atto permettono il blocco immediato delle spedizioni.

  • La crisi del succo d’arancia canadese: un mix di fattori globali e dazi

    La crisi del succo d’arancia canadese: un mix di fattori globali e dazi

    Le importazioni canadesi di succo d’arancia hanno toccato il punto più basso degli ultimi vent’anni, con spedizioni dagli Stati Uniti che a giugno sono crollate a livelli mai visti. Secondo i dati del Census Bureau degli Stati Uniti, il calo è il risultato di una combinazione di fattori: una scarsa offerta globale, un cambiamento nelle abitudini di consumo e l’impatto delle misure commerciali in atto.

    Il principale fornitore di succo d’arancia fresco del Canada, la Florida, ha visto la sua produzione ridursi del 92% dal 2005, a causa di malattie, danni causati dalle tempeste e altri problemi climatici. Anche le coltivazioni in Brasile, un altro importante esportatore, hanno sofferto per condizioni meteorologiche avverse e patologie delle piante. Questo ha creato una carenza di offerta che ha messo sotto pressione i prezzi e la disponibilità del prodotto.

    Con la produzione limitata, i consumatori canadesi hanno dovuto affrontare un aumento dei prezzi e si sono orientati verso alternative più economiche, come le bevande ad alto contenuto di zucchero o le miscele di frutta. Il consumo pro capite di succo d’arancia è così diminuito, portando a un calo del 64% in valore delle importazioni a giugno.

    A complicare ulteriormente la situazione, i dazi del 25% imposti dal Canada sul succo d’arancia non congelato della Florida, parte delle misure di ritorsione commerciale, hanno aumentato i costi per gli importatori e, in ultima analisi, per i consumatori. I dazi contribuiscono all’inflazione dei prezzi alimentari, già in aumento.

    Per affrontare il problema, l’industria canadese sta esplorando nuove strategie. Sebbene la diversificazione dei fornitori sia in atto, con volumi minori provenienti da Paesi come la Spagna, la soluzione non è definitiva a causa dei costi di trasporto elevati e della mancanza di volumi consistenti.

    Una via più immediata è la riformulazione dei prodotti: i produttori stanno creando miscele di succhi (ad esempio, con mandarino o mela) per mantenere il sapore atteso dai consumatori, utilizzando al contempo ingredienti locali. Anche i rivenditori stanno rispondendo ampliando l’offerta di prodotti a marchio privato e di succhi a lunga conservazione, che offrono un maggiore controllo sulla catena di approvvigionamento e prezzi più convenienti.

  • Mercato del succo d’arancia in espansione: un futuro da 5,8 miliardi di dollari

    Mercato del succo d’arancia in espansione: un futuro da 5,8 miliardi di dollari

    Mercato del succo d’arancia in espansione: un futuro da 5,8 miliardi di dollari

    Il mercato globale del succo d’arancia (OJ) è pronto a una crescita significativa nel prossimo decennio. Secondo un nuovo rapporto di Global Insight Services, il settore è destinato a raggiungere un valore di 5,8 miliardi di dollari entro il 2034, partendo dai 3,5 miliardi previsti per il 2024. Anche il volume di produzione è in aumento: si stima che passerà da 1,7 a 2,1 milioni di tonnellate entro il 2028.

    Questa crescita dinamica è guidata principalmente da due fattori: l’attenzione crescente dei consumatori verso la salute e l’innovazione continua nell’offerta dei prodotti.

    A livello regionale, il Nord America si conferma il mercato leader grazie a una solida base di consumatori e a una distribuzione capillare. L’Europa segue a ruota, spinta dalla crescente richiesta di prodotti biologici e di alta qualità. In particolare, Stati Uniti e Germania si distinguono per i loro consolidati modelli di consumo e per la loro preferenza per succhi premium.

    All’interno del mercato, il segmento dei succhi non da concentrato detiene la quota maggiore, con il 55% del totale, un dato che riflette la preferenza dei consumatori per prodotti più vicini al frutto fresco. I succhi da concentrato rappresentano il 30%, mentre quelli freschi raggiungono il 15%.

    Una delle tendenze più evidenti è il passaggio a opzioni naturali e salutari. Con una maggiore consapevolezza del benessere, i consumatori cercano bevande ricche di vitamine e che rafforzano il sistema immunitario. Questa ricerca si estende anche all’aspetto etico: cresce infatti la domanda di succo d’arancia biologico e prodotto in modo sostenibile, per un minore impatto ambientale.

    Infine, il mercato risponde agli stili di vita frenetici, registrando un boom per i formati pratici e pronti da bere, ideali per un consumo veloce e fuori casa.

  • Stagione agrumicola in Florida: ottimismo nonostante le piogge irregolari

    Stagione agrumicola in Florida: ottimismo nonostante le piogge irregolari

    Con l’avvicinarsi della stagione agrumicola autunnale, le prime stime indicano prospettive positive per il raccolto in Florida. Le aspettative sono alte, specialmente se confrontate con la scorsa stagione, segnata dagli uragani Helene e Milton che avevano compromesso una parte della produzione.

    Gli alberi di agrumi sembrano avere una maggiore quantità di frutti rispetto all’anno precedente, e la qualità appare molto elevata. Questo risultato è particolarmente incoraggiante, data la variabilità delle precipitazioni che ha caratterizzato la stagione di crescita, con alcune aree che hanno ricevuto buone piogge e altre che sono rimaste in condizioni di siccità. Nonostante lo stato sia complessivamente in ritardo rispetto alla media delle precipitazioni annuali, l’impegno dei produttori nelle pratiche di gestione di parassiti e malattie sta dando i suoi frutti.

    La stagione dovrebbe iniziare a fine settembre, in linea con i tempi storici. Sul fronte della domanda, si prevede un interesse crescente per i prodotti a base di agrumi della Florida. La ripresa dei volumi sta attirando sia i clienti abituali che nuovi acquirenti.

    Per quanto riguarda i prezzi, il settore sta affrontando l’aumento dei costi di produzione, che in parte viene trasferito ai consumatori. Tuttavia, a differenza del passato, dove eventi climatici estremi come gelate o uragani potevano raddoppiare i prezzi, ora le dinamiche di mercato sono cambiate. I volumi di produzione inferiori rispetto al passato hanno già portato a prezzi più elevati, e i produttori si stanno impegnando per mantenerli il più ragionevoli possibile.

  • Arance, la sfida del germogliamento: i coltivatori brasiliani si preparano contro la psilla

    Arance, la sfida del germogliamento: i coltivatori brasiliani si preparano contro la psilla

    L’arrivo delle piogge in Brasile ha scatenato un’allerta nel settore agrumicolo. Con il suolo più umido, la crescita delle nuove gemme si è intensificata, ma questo ha anche creato l’ambiente ideale per la proliferazione della psilla degli agrumi, un insetto che si nutre dei nuovi germogli e trasmette il batterio responsabile del greening, una delle malattie più devastanti per le piante di agrumi.

    Il periodo di germogliamento, che nel paese sudamericano si concentra tra luglio e ottobre, costituisce tra il 50% e l’80% della produzione annuale di nuove gemme. Gli esperti hanno osservato un aumento del 55% del loro numero nella seconda metà di luglio rispetto alla prima, un dato che preoccupa i coltivatori. Le nuove gemme sono infatti estremamente vulnerabili agli attacchi degli psillidi, rendendo questa fase un momento critico per la gestione fitosanitaria.

    È fondamentale intensificare le misure di prevenzione, in particolare gli interventi con irrorazioni, fino a quando le foglie non saranno completamente sviluppate e meno appetibili per l’insetto. I germogli sono il luogo ideale per la psilla per nutrirsi e trasmettere il batterio del greening. Oltre il 50% delle catture di questi insetti avviene proprio durante questo periodo, e più grande è il germoglio, maggiore è la probabilità di un’infestazione.

    La situazione è aggravata dal comportamento delle piante già infette. Queste, a causa della malattia, tendono a produrre un numero maggiore di germogli e a farlo con quasi due mesi di anticipo rispetto alle piante sane, aumentando così il rischio di ulteriori infezioni e la diffusione del greening.

    La sorveglianza costante e l’adozione di rigorose strategie di gestione da parte dei produttori sono ora più che mai necessarie per proteggere le coltivazioni e contenere la diffusione della malattia.