Tag: Generale

  • L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India sta vivendo una vera e propria rivoluzione nel mondo del caffè, che si manifesta non solo nella proliferazione di caffetterie artigianali e catene internazionali, ma anche all’interno delle mura domestiche, dove sempre più consumatori si dedicano alla preparazione autonoma per assaporare l’aroma inebriante.

    Secondo le previsioni di Redseer Strategy Consultants, il mercato del caffè fuori casa è destinato a una crescita impressionante, con un tasso annuo composto (CAGR) tra il 15% e il 20% entro il 2028, raggiungendo un valore stimato tra i 2,6 e i 3,2 miliardi di dollari. Parallelamente, il mercato delle attrezzature per la preparazione del caffè sta registrando un forte aumento della domanda, non solo da parte di bar e ristoranti, ma in misura crescente anche dalle famiglie che abbracciano l’arte del “brewing” casalingo.

    Marchi affermati come la tedesca WMF e l’italiana La Marzocco hanno già consolidato la loro posizione nel mercato indiano. A marzo, Nespresso ha inaugurato la sua prima boutique a Nuova Delhi, con l’obiettivo di conquistare una quota significativa sia nel segmento B2C (consumatori) che in quello B2B (aziende), entrambi in forte espansione.

    Questo dinamismo riflette un profondo cambiamento nelle abitudini dei consumatori indiani. Si sta assistendo a un passaggio da un consumo di caffè “orientato alla praticità” a uno “orientato all’esperienza”. I consumatori non cercano più solo una dose di caffeina, ma sono sempre più interessati alle tecniche di preparazione, ai profili dei chicchi e all’estetica delle attrezzature.

    La categoria in più rapida crescita è proprio quella delle attrezzature per la preparazione artigianale del caffè, come le French Press, le AeroPress e le macchine per espresso di livello base, a testimonianza del crescente entusiasmo per la preparazione casalinga. Si registra anche un notevole aumento dell’interesse per macinacaffè, bilance e accessori, indicando una volontà di controllare ogni aspetto del processo.

    Se la French Press e la Mokapot sono state il punto di partenza per molti, si nota un aumento significativo nelle vendite di macchine per espresso casalinghe. Sempre più indiani desiderano ricreare bevande da bar, dai cappuccini ai latte macchiato ghiacciati, direttamente nella propria cucina. Questo dimostra quanto sia progredita la cultura del caffè artigianale in India.

    Un dato sorprendente emerge dall’analisi della domanda: circa il 40% degli ordini di attrezzature per il caffè proviene ora da città di secondo e terzo livello, da Indore a Surat, da Coimbatore a Ludhiana. Questo indica che il movimento del caffè non è più un fenomeno limitato alle grandi aree urbane, ma sta diventando una tendenza a livello nazionale. I consumatori in queste regioni sono ambiziosi, esperti di tecnologia e desiderosi di accedere alle stesse esperienze di qualità offerte nelle metropoli. Rispondono bene al marketing basato sull’educazione, con un forte apprezzamento per blog, tutorial e guide alla preparazione.

    Il mercato indiano del caffè fuori casa sta attraversando una fase di maturità, con la crescita di caffetterie specializzate locali, l’espansione di nuove catene in città più piccole e l’offerta di caffè di qualità anche nei ristoranti di fast food. Sebbene la comodità rimanga un fattore chiave, l’esperienza – fatta di atmosfera, personalizzazione e narrazione – sta diventando il vero elemento distintivo. I proprietari di caffè stanno investendo maggiormente in attrezzature e formazione dei baristi, elevando lo standard qualitativo.

    Un aspetto incoraggiante è la crescente collaborazione tra marchi di caffè, fornitori di attrezzature ed esperti del settore, suggerendo che l’intero ecosistema sta evolvendo in modo sinergico. Questo indica un futuro promettente per il mercato del caffè in India, che si preannuncia sempre più dinamico e sofisticato.

  • La California estende le aree di quarantena contro il greening

    La California estende le aree di quarantena contro il greening

    Le autorità agricole federali e statali della California hanno annunciato un’ulteriore espansione delle aree di quarantena per l’Huanglongbing (HLB), meglio nota come “citrus greening”, una malattia devastante per gli agrumi. Questa mossa strategica mira a contenere la diffusione dell’epidemia che minaccia l’industria agrumicola dello stato.

    Le nuove restrizioni riguardano principalmente tre contee. Nella Contea di Orange, l’area di quarantena nelle zone di Foothill Ranch e Mission Viejo è stata ampliata di 26,69 miglia quadrate. Un’estensione di 11,3 miglia quadrate è stata imposta nella Contea di Riverside, mentre la Contea di San Diego ha visto l’area di Valley Center allargarsi di ben 85,19 miglia quadrate. Complessivamente, queste espansioni impattano su 2.761,85 acri di agrumeti commerciali.

    Le modifiche alle aree di quarantena, decise dal Servizio di Ispezione Sanitaria Animale e Vegetale (APHIS) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dal Dipartimento dell’Alimentazione e dell’Agricoltura della California, sono una risposta diretta alla rilevazione di HLB in campioni di tessuti vegetali prelevati da proprietà residenziali nelle contee interessate.

    L’APHIS ha prontamente applicato misure di sicurezza stringenti per il movimento interstatale di articoli regolamentati provenienti dalle aree in quarantena. L’obiettivo è chiaro: prevenire la diffusione dell’HLB in altre regioni degli Stati Uniti non ancora colpite dalla malattia.

    Il “citrus greening”, come riportato dal sito web dell’APHIS, rende i frutti amari, scoloriti e spesso asimmetrici, rendendoli idonei solo per la spremitura e non per il consumo fresco. La malattia è già diffusa in diversi stati americani, tra cui Georgia, Florida, Porto Rico e Isole Vergini Americane, oltre a colpire aree in Alabama, Louisiana, Carolina del Sud e Texas, e ora si sta consolidando in California.

    La psilla asiatica degli agrumi è il vettore principale della malattia. Sebbene il controllo chimico intensivo sia attualmente lo strumento più utilizzato per ridurre le popolazioni di psilla, questa strategia è costosa e la sua efficacia sta diminuendo. La comunità scientifica è attivamente impegnata nella ricerca di soluzioni più sostenibili e definitive per arginare questa minaccia che incombe sul futuro della produzione agrumicola.

  • Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Il profumo del caffè, da sempre sinonimo di piacere e convivialità, da qualche tempo porta con sé un retrogusto amaro. Il settore sta affrontando una crisi senza precedenti, con i prezzi delle materie prime che hanno registrato un aumento fino al 90% su base annua. A questo si aggiunge una crescente difficoltà nel reperire le varietà tradizionali, un meccanismo innescato da anni di produzione insufficiente, in particolare a causa dei cambiamenti climatici, e da una domanda in forte crescita, spinta dall’espansione di nuovi mercati come Cina e India.

    “L’intera filiera è sotto pressione,” dichiara Alessandro Borea, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI). “Le torrefazioni che puntano sulla qualità devono adattarsi continuamente per mantenere gli standard, mentre i costi di importazione e la speculazione sui mercati delle commodities aggravano ulteriormente la situazione.” Borea sottolinea come, nonostante gli aumenti dei prezzi si riflettano sui listini, spesso i consumatori non percepiscono immediatamente l’impatto sul costo della tazzina al bar.

    Per rispondere a queste sfide, l’IEI propone la creazione di un tavolo di filiera che coinvolga tutti gli attori, dai produttori ai torrefattori fino ai distributori. “Un confronto aperto e collaborativo potrebbe favorire la definizione di linee guida comuni e soluzioni condivise,” spiega Borea. “Inoltre, prendere spunto da settori come quello vinicolo per lo storytelling potrebbe rappresentare un’opportunità per costruire una narrazione che valorizzi il prodotto e la sua storia.” Secondo l’IEI, è fondamentale puntare sul concetto di valore per aumentare la percezione del caffè come prodotto d’eccellenza: non solo il valore intrinseco del prodotto venduto, ma anche quello dell’esperienza vissuta dal consumatore.

    Tre pilastri per il futuro del caffè

    L’IEI individua tre punti cardine su cui il tavolo di filiera dovrebbe riflettere:

    1. Mancanza di materia prima: È essenziale sviluppare strategie per garantire una produzione sostenibile e una distribuzione equa tra gli attori della filiera.
    2. Mercati in evoluzione: L’espansione di mercati come Cina e India offre grandi opportunità, ma richiede adattamenti per soddisfare nuove preferenze di consumo e, soprattutto, per reperire i quantitativi di prodotto che al momento l’agricoltura fatica a fornire.
    3. Qualità del servizio e percezione del valore: La valorizzazione dell’esperienza offerta al consumatore nei bar può contribuire ad assorbire parte della pressione economica della filiera, garantendo un margine equo per tutti gli attori, a partire dal costo della singola tazzina.
  • Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Una vera e propria frode ai danni dei consumatori di caffè è stata smascherata in Brasile. L’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha vietato la vendita e ordinato il ritiro dal mercato di tre marche di “bevanda in polvere al gusto di caffè”, che l’industria definisce senza mezzi termini “caffè finto”.

    I prodotti incriminati, venduti a prezzi sensibilmente inferiori rispetto al caffè autentico e che avevano guadagnato spazio sugli scaffali a causa dell’aumento record del costo dei chicchi, sono stati sottoposti a un’ispezione da parte del Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento e dell’Approvvigionamento Alimentare. I risultati sono stati allarmanti: sono state individuate materie prime non idonee al consumo umano, contaminate da ocratossina A, una micotossina prodotta da funghi e potenzialmente cancerogena. Non solo, sono state trovate anche impurità come bucce e residui di caffè, erroneamente etichettate sulle confezioni come polpa di caffè o caffè tostato e macinato.

    Per essere commercializzato come “caffè” in Brasile, un prodotto deve rispettare rigorosi standard di classificazione stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, che valutano ogni aspetto, dalle impurità al colore, dall’odore al sapore, fino al confezionamento. Il “caffè finto”, invece, è una polvere che riproduce artificialmente il sapore della bevanda, ma contiene elementi proibiti per il consumo umano, come bucce, mucillagini, legno, pietre e paglia. La differenza di prezzo è netta: una confezione da 500 grammi di “caffè finto” può costare la metà di un prodotto autentico. L’inganno è spesso celato da diciture ambigue in fondo all’etichetta, che indicano il prodotto come una “polvere per preparare una bevanda aromatizzata tradizionale” con “aromi sintetici identici a quelli naturali”, a differenza dei caffè originali classificati come “caffè torrefatti e macinati”.

    Celírio Inácio da Silva, presidente dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic), ha denunciato queste tattiche di marketing che “usano sotterfugi per ingannare il consumatore, che cerca anche soluzioni per continuare ad acquistare la bevanda nonostante i prezzi elevati”. La legislazione sanitaria e di tutela agricola brasiliana vieta la vendita di caffè miscelato con scarti. “Per quattro decenni, il settore pubblico e quello privato hanno collaborato per garantire la fornitura di un prodotto di qualità attraverso le certificazioni. Per questo, si raccomanda ai consumatori di acquistare solo caffè che presenti il marchio di purezza e qualità Abic”, ha aggiunto Silva.

    L’Abic ha ribadito in una dichiarazione che “la legislazione sanitaria prevede che la disponibilità di nuovi alimenti e nuovi ingredienti sul mercato richieda l’autorizzazione preventiva dell’Anvisa, previa dimostrazione della sicurezza per il consumo. Il commercio e il consumo irregolari di prodotti clandestini da parte di aziende prive di registrazione presso gli enti ufficiali, oltre a violare la legislazione, comportano rischi per la salute”.

    I tre marchi colpiti dal divieto dell’Anvisa sono Pingo Preto, prodotto da Jurerê Caffe Comércio de Alimentos Ltda; Melissa, di DM Alimentos Ltda e Oficial, prodotto da Master Blends Indústria de Alimentos Ltda. L’Abic ha anche attivato un canale esclusivo per segnalare caffè sospetti di essere fraudolenti o contraffatti, o con prezzi insolitamente bassi.

    L’aumento del valore del caffè, dovuto anche a quattro anni di condizioni meteorologiche difficili (gelo, restrizioni idriche e temperature elevate), potrebbe essere una delle ragioni del proliferare di questi prodotti contraffatti. Nonostante i prezzi record, il consumo di caffè in Brasile è in crescita: tra gennaio e ottobre, secondo i dati Abic, è aumentato dello 0,78%. Per questo motivo, l’associazione sottolinea l’importanza di affrontare la questione con serietà. “Il caffè è un prodotto presente nel 98% delle case ed è la seconda bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua. Non può essere trattato con tanta superficialità”, ha concluso Silva, spiegando che l’intero settore è unito nella ricerca di soluzioni alle difficoltà produttive che hanno portato al recente aumento dei prezzi.

  • Mercato arance brasiliane: contratti in stallo in attesa del nuovo raccolto

    Mercato arance brasiliane: contratti in stallo in attesa del nuovo raccolto

    Il futuro dei contratti per le arance brasiliane tra industria e produttori per la stagione 2025/26 è in bilico. Dopo la recente stima di Fundecitrus, che ha fissato la produzione a 314,6 milioni di casse da 40,8 kg, le trattative per la definizione dei prezzi sono state rinviate e difficilmente si concluderanno prima di metà giugno.

    La pubblicazione della stima ha rimescolato le carte sul tavolo, influenzando le aspettative di entrambe le parti. Al momento, l’industria riceve volumi limitati di frutta, frutto di contratti precedenti o acquisti sul mercato spot. Questo scenario ha portato a lievi oscillazioni nei prezzi delle arance destinate alla trasformazione nel mese di maggio.

    Un fattore chiave è la concentrazione della produzione nella seconda fase di fioritura. Questo suggerisce un’intensificazione della raccolta solo a partire da luglio, ritardando l’arrivo della nuova frutta ai centri di trasformazione.

    Gli operatori del settore segnalano, inoltre, un miglioramento della qualità delle arance consegnate all’industria, un segnale che potrebbe ridurre il fabbisogno complessivo di volumi per la produzione di succo. Questa tendenza è ampiamente attribuita alle condizioni meteorologiche favorevoli che hanno interessato le coltivazioni.

  • Le arance europee: prezzi in rialzo e produzione sostenuta

    Le arance europee: prezzi in rialzo e produzione sostenuta

    Secondo i dati trasmessi dalla Commissione europea il mercato delle arance nell’Unione Europea sta vivendo un periodo caratterizzato da un aumento generalizzato dei prezzi e da una produzione che, nonostante alcune variazioni regionali, si mantiene su buoni livelli.

    Il prezzo medio delle arance nell’UE ha raggiunto i 99 EUR/100 kg ad aprile 2025, segnando un incremento significativo rispetto ai periodi precedenti. In particolare, si registra un aumento dell’8% rispetto a marzo 2024, un notevole +17% rispetto ad aprile 2024 e un +18% se confrontato con la media degli ultimi cinque anni. Questo trend al rialzo indica una domanda sostenuta e/o una contrazione dell’offerta in alcuni segmenti.

    Analizzando i dati per paese, emergono differenze significative:

    • Italia si posiziona come leader in termini di prezzo, con 137 EUR/100 kg ad aprile 2025. Il mercato italiano ha mostrato una crescita del 6% rispetto a marzo 2024 e un +20% rispetto ad aprile 2024, superando del 17% la media quinquennale.
    • Spagna, il principale produttore di agrumi dell’UE, registra prezzi a 90 EUR/100 kg. Anche qui si osserva un aumento, con un +15% rispetto a marzo 2024, un +7% su aprile 2024 e un +19% sulla media quinquennale.
    • La Grecia presenta i prezzi più bassi tra i paesi analizzati, a 72 EUR/100 kg. Tuttavia, il paese ha visto un forte aumento del 36% rispetto a marzo 2024, del 25% rispetto ad aprile 2024 e del 23% sulla media quinquennale, indicando una rapida ripresa o un aggiustamento dei prezzi.
    • Il Portogallo è l’unico paese a registrare un calo dei prezzi, con 65 EUR/100 kg. I prezzi sono diminuiti del 14% rispetto a marzo 2024 e del 9% rispetto ad aprile 2024, sebbene si mantengano ancora superiori dell’8% rispetto alla media quinquennale.
  • Report sul cacao sotto la lente: si cercano nuovi modelli statistici

    Report sul cacao sotto la lente: si cercano nuovi modelli statistici

    Da mesi, la validità delle statistiche pubblicate sul mercato del cacao è al centro di un acceso dibattito, divenuto particolarmente rilevante dopo due anni di prezzi alle stelle. La questione ha raggiunto un tale livello di criticità da essere stata inserita all’ordine del giorno di una riunione straordinaria del Consiglio Internazionale del Cacao (ICCO) di maggio. L’esito? Un accordo tra paesi produttori e consumatori per nominare un gruppo di esperti incaricato di sviluppare un “modello statistico consensuale”.

    Al centro della discussione vi è il ruolo dell’ICCO nel pubblicare le previsioni per i prossimi mesi, in particolare quelle relative alle esportazioni (che equivalgono alla produzione, dato che la quasi totalità viene esportata) e alla domanda industriale. È stata proprio la previsione di un surplus di produzione, contenuta in un bollettino dell’ICCO pubblicato a febbraio, a scatenare la polemica. La Costa d’Avorio, il principale produttore mondiale, si è indignata, ritenendo tali stime errate e capaci di alimentare il calo dei prezzi mondiali osservato in quel periodo.

    L’ICCO ha spiegato che i dati sono elaborati da statistici basandosi sulle informazioni fornite dai paesi membri. Per il resto, l’Organizzazione, il cui mandato include la pubblicazione di statistiche, ricorre a stime.

    Nell’attesa di un modello di calcolo universalmente validato, diversi paesi produttori hanno richiesto la sospensione delle statistiche trimestrali sulla produzione. L’ultimo bollettino, datato 30 maggio, ne è una prova: la colonna contenente le stime per la prossima stagione è scomparsa.

    La ragione di tanta cautela è chiara: nessuna previsione è insignificante. Analisti e trader utilizzano queste informazioni per acquistare o vendere la produzione in anticipo, a seconda che le previsioni siano positive o negative.

    La contestazione dei dati di quest’anno potrebbe essere legata al fatto che la loro pubblicazione è avvenuta proprio mentre i paesi iniziavano a vendere in anticipo il prossimo raccolto. Una previsione di maggiore produzione implica necessariamente contratti a prezzi inferiori. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, l’interesse del settore è mantenere i prezzi mondiali alti, per poter continuare a offrire il miglior prezzo ai coltivatori di cacao, che sono anche elettori.

    La stessa preoccupazione si manifesta in Camerun, dove le elezioni sono previste per ottobre. Durante l’ultima riunione del Consiglio Internazionale del Cacao, il rappresentante del Paese ha mostrato “particolare solidarietà agli ivoriani”, secondo un partecipante.

    Una questione cruciale emerge da questa discussione: la scarsa chiarezza che avvolge l’industria del cioccolato. Nonostante un secolo sia trascorso dalla prima quotazione del cacao sui mercati finanziari, la quantità esatta prodotta da ogni nazione non sembra essere verificabile.

  • Calo dei prezzi del succo d’arancia: allarme o semplice assestamento?

    Calo dei prezzi del succo d’arancia: allarme o semplice assestamento?

    Il mercato globale del succo d’arancia concentrato ha registrato un netto calo nel corso di questa primavera, con i prezzi spot precipitati da 6.700 dollari/tonnellata (concentrato a 65°Brix) a 5.500 dollari. Un arretramento significativo che solleva interrogativi sulla tenuta di un settore già provato.

    Nonostante la flessione, gli addetti ai lavori sottolineano come il prezzo attuale rimanga comunque elevato se confrontato con il periodo tra il 2018 e la fine del 2022, quando il mercato aveva toccato il fondo con quotazioni tra gli 800 e i 2.200 dollari/tonnellata. La variazione di marzo è l’inizio di una spirale discendente che riporterà i prezzi “in zona rossa”? Nel medio termine, la risposta più probabile è “no”.

    Il calo dei prezzi trova parziale giustificazione in diversi fattori. Innanzitutto, la domanda di succo d’arancia ha subito un declino dalla fine del 2022. L’impennata dei prezzi ha allontanato i consumatori, spingendo gli imbottigliatori a riformulare i prodotti con miscele a minor contenuto di succo d’arancia.

    Inoltre, si prevede un raccolto brasiliano 2025-26 più abbondante. Condizioni climatiche più favorevoli e un “cocktail” di soluzioni mirate a mitigare le conseguenze del “greening” (una malattia devastante per gli agrumi) dovrebbero contribuire a una produzione maggiore nel paese che, di fatto, detta le regole del mercato. A questo si aggiunge l’emergere di nuovi attori, con l’Egitto in prima linea nel bacino del Mediterraneo, pronti a contribuire all’offerta globale.

    Tuttavia, gli indicatori sul fronte dell’offerta suggeriscono che il mercato rimarrà in tensione nel medio termine, sebbene forse con un’intensità leggermente inferiore rispetto alle due stagioni precedenti. Il prossimo raccolto brasiliano, pur preannunciandosi meno scarso, sarà comunque al di sotto della media storica, con l’USDA che prevede un incremento di appena il 7%. L’impatto dei nuovi operatori è ancora modesto e la materia prima continuerà a scarseggiare.

    Un elemento critico è il livello senza precedenti delle scorte brasiliane, mai così basse. Sarà necessario tempo per osservare un reale cambiamento nella struttura a monte del mercato. Il “greening” continua a diffondersi, interessando ormai il 45% degli alberi nella cruciale regione di San Paolo/Minas Gerais. E, sebbene si parli di piantumazioni in aree indenni (come i 40.000 ettari nel nord del paese), queste iniziative sono ancora perlopiù in fase di pianificazione, con rare eccezioni significative come la piantagione di 5.000 ettari nel Mato Grosso sviluppata da Cutrale.

  • L’oro nero d’Etiopia: esportazioni di caffè da record superano i 1,8 miliardi di dollari

    L’oro nero d’Etiopia: esportazioni di caffè da record superano i 1,8 miliardi di dollari

    Un’ondata di successi sta travolgendo il settore del caffè in Etiopia, la culla ancestrale della Coffea arabica. Negli ultimi dieci mesi, le esportazioni hanno raggiunto l’impressionante cifra di 1,87 miliardi di dollari, segnando un aumento dell’87% rispetto allo stesso periodo precedente. Questo risultato storico, diffuso dall’Autorità Etiope per il Caffè e il Tè (ECTA), non solo evidenzia la forza crescente del Paese nel mercato globale, ma supera anche del 142% gli obiettivi prefissati dal governo, proiettando l’Etiopia verso un traguardo di oltre 2 miliardi di dollari entro la fine dell’anno fiscale (7 luglio), se il trend positivo si manterrà.

    I volumi esportati hanno toccato le 354.302 tonnellate (equivalenti a 5.905.033 sacchi), registrando una crescita del 70%. Dietro questi numeri da record si cela una serie di riforme mirate e condizioni di mercato favorevoli, come sottolineato da Adugna Debela, direttore generale dell’ECTA. Debela ha evidenziato in particolare i progressi significativi compiuti dall’Etiopia nella tracciabilità e nel controllo qualità, due fattori cruciali che aumentano la fiducia dei mercati internazionali. Inoltre, il migliorato accesso ai buyer internazionali, facilitato da piattaforme di aste digitali e accordi commerciali bilaterali, ha giocato un ruolo fondamentale nell’espansione del mercato.

    Tradizionalmente, Germania, Arabia Saudita e Stati Uniti si confermano i principali acquirenti del caffè etiope, un’indicazione della consolidata presenza del Paese in mercati chiave e della sua capacità di soddisfare diverse esigenze di consumo.

    L’Etiopia conta su circa 5 milioni di piccoli agricoltori che si dedicano alla coltivazione del caffè, e per molti di loro, questa coltura rappresenta la principale fonte di reddito. Il successo di questi agricoltori è intrinsecamente legato al supporto governativo. Il governo etiope ha rafforzato il sostegno ai piccoli produttori attraverso la fornitura di input essenziali, la diffusione di sistemi avanzati di irrigazione e il miglioramento delle infrastrutture rurali. Questi interventi hanno non solo aumentato la produttività, ma anche migliorato le condizioni di vita di milioni di persone coinvolte nella filiera del caffè.

  • Cacao in rialzo: Dollaro debole e timori sull’offerta trainano i prezzi

    Cacao in rialzo: Dollaro debole e timori sull’offerta trainano i prezzi

    I mercati del cacao hanno registrato un aumento significativo mercoledì, con il cacao ICE NY di luglio (CCN25) in crescita dell’1,77% a +173 punti, e il cacao ICE London n. 7 di luglio (CAN25) che ha guadagnato l’1,13% a +73 punti. La spinta principale è arrivata dalla debolezza del dollaro statunitense, che ha indotto la chiusura di alcune posizioni corte sui future.

    A Londra, tuttavia, i guadagni sono stati in parte mitigati dal rafforzamento della sterlina britannica (GBPUSD), che ha toccato il massimo settimanale, rendendo il cacao espresso in sterline meno competitivo.

    Un altro fattore chiave a sostegno dei prezzi è il rallentamento delle esportazioni di cacao dalla Costa d’Avorio, un segnale preoccupante per le future forniture. Sebbene gli agricoltori ivoriani abbiano spedito 1,6 milioni di tonnellate di cacao ai porti tra il 1° ottobre e il 1° giugno, con un aumento del 6,7% rispetto all’anno precedente, questo dato è nettamente inferiore al robusto +35% registrato a dicembre.

    Le preoccupazioni per il maltempo nell’Africa occidentale continuano a influenzare il mercato. Il mese scorso, il cacao di New York ha toccato il massimo degli ultimi quattro mesi proprio a causa di queste previsioni. Nonostante le recenti piogge, l’African Flood and Drought Monitor segnala che la siccità persiste in oltre un terzo del Ghana e della Costa d’Avorio, minacciando i raccolti.

    Inoltre, la qualità del raccolto di medio raccolto della Costa d’Avorio, attualmente in fase di raccolta fino a settembre, è motivo di crescente apprensione. I trasformatori di cacao lamentano la scarsa qualità delle fave, arrivando a rifiutare interi carichi. Si stima che circa il 5-6% del cacao di medio raccolto in ogni camion sia di qualità inferiore, una percentuale nettamente superiore all’1% riscontrato nel raccolto principale. Questa situazione aggiunge ulteriore pressione sull’offerta e contribuisce a sostenere i prezzi del cacao.