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  • Le coperture protettive salvano i giovani agrumi dall’HLB

    Le coperture protettive salvano i giovani agrumi dall’HLB

    Morgan McKenna Porter, presidente della Citrus Research and Development Foundation, ha sottolineato l’importanza delle coperture protettive individuali (IPC) come misura nella lotta contro l’Huanglongbing (HLB), la devastante malattia degli agrumi. Durante un intervento pubblico, Porter ha spiegato che queste coperture, progettate come sacchi a rete, offrono agli alberi appena piantati una “possibilità di combattere” contro il patogeno e rappresentano un ponte fino allo sviluppo di varietà resistenti.

    “Pianto un giovane albero e lo copro con un IPC. Quando l’albero cresce troppo e il sacco viene rimosso, il giovane albero ha già trascorso i primi due anni senza essere infettato dall’HLB. Cresce più vigoroso sotto quella protezione, avendo avuto un vantaggio nella vita e una possibilità di resistere alla malattia.”

    Le coperture sono state concepite per proteggere gli alberi dalla psilla asiatica degli agrumi, inserto vettore dell’HLB. Permettono agli alberi di attecchire senza il rischio di infezione, offrendo così una finestra temporale preziosa per la crescita e lo sviluppo delle piante.

    “Quando rimuovo il sacchetto, le dimensioni del tronco sono quasi quelle necessarie per la prima applicazione sistemica diretta”, ha aggiunto Porter. “Ora ho un albero che può avere un futuro. Probabilmente verrà infettato dall’HLB, ma sto gestendo quell’inoculo in modo più efficace rispetto agli anni passati.”

    Secondo Porter, questa strategia rappresenta una fase transitoria verso lo sviluppo dell’”albero del futuro”, una pianta che non deve necessariamente essere completamente resistente all’HLB ma che tollera la malattia. Questa tolleranza potrebbe offrire una speranza di durata per il settore agricolo degli agrumi, permettendo alle aziende di prosperare invece di limitarsi a sopravvivere di fronte alla minaccia dell’HLB.

  • Continua la crisi logistica nei porti brasiliani: aprile con oltre 700 mila sacchi di caffè non spediti

    Continua la crisi logistica nei porti brasiliani: aprile con oltre 700 mila sacchi di caffè non spediti

    Anche per il mese di Aprile, il Brasile ha affrontato notevoli difficoltà nel settore delle esportazioni di caffè ad aprile, con 737.700 sacchi rimasti invenduti e non spediti. La causa principale risiede nelle criticità delle infrastrutture portuali, che hanno provocato ritardi e modifiche nelle operazioni di scalo per il 56% delle navi destinate all’esportazione.

    Secondo i dati del Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè (Cecafé), queste inefficienze hanno comportato perdite per circa 6,66 milioni di reais nel mese scorso. Le aziende esportatrici si sono trovate a dover affrontare costi aggiuntivi legati a stoccaggi extra, detenzioni, pre-accatastamenti e gate anticipati, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria del settore.

    Dall’inizio dell’indagine condotta da Cecafé nel giugno 2024, le perdite accumulate dai principali esportatori ammontano a oltre 73 milioni di reais, un dato che evidenzia la gravità della crisi infrastrutturale nei porti brasiliani. La mancata spedizione di questo volume di caffè ha inoltre impedito al Paese di incassare circa 328,6 milioni di dollari (circa 1,9 miliardi di reais) in entrate valutarie nel solo mese di aprile, considerando un prezzo medio FOB di 445,47 dollari per sacco e un cambio medio mensile di 5,7831 reais per dollaro.

    Esperti evidenziano la necessità di interventi rapidi e senza burocrazia per risolvere la crisi portuale in Brasile

    Il direttore tecnico del Cecafé, Eduardo Heron, ha sottolineato l’importanza degli investimenti annunciati dal governo brasiliano per migliorare le infrastrutture portuali, tra cui l’asta del Tecon Santos 10, la concessione del canale di ingresso marittimo al porto di Santos, il tunnel di collegamento Santos-Guarujá e la terza discesa dell’autostrada Anchieta a Baixada Santista. Tuttavia, Heron ha avvertito che tali progetti richiedono tempi molto più rapidi e un’assenza totale di burocrazia per poter alleviare immediatamente le criticità attuali.

    Secondo il dirigente, i miglioramenti previsti potrebbero richiedere circa cinque anni per essere completati, considerando le normali tempistiche di lavorazione. Nel frattempo, gli esportatori continuano a subito pesanti perdite: secondo il Detention Zero Bulletin (DTZ), il 56% delle navi, ovvero 157 su un totale di 283 imbarcazioni, ha subito ritardi o modifiche negli scali nei principali porti del Brasile nell’aprile 2025. Il porto di Santos, che ha rappresentato il 79,9% delle spedizioni di caffè tra gennaio e aprile di quest’anno, ha registrato un tasso del 58% di ritardi o modifiche negli orari delle navi, che hanno coinvolto 99 delle 171 navi portacontainer totali.

    Il mese scorso, il tempo massimo di attesa al molo di Santos è stato di 31 giorni. Inoltre, il 7% delle procedure di imbarco ha richiesto più di quattro giorni prima che le navi fossero messe in mare, mentre il 66% ha avuto tempi tra tre e quattro giorni e solo il 28% meno di due.

    La situazione si presenta ancora più critica nel porto di Rio de Janeiro, il secondo più importante per le esportazioni di caffè in Brasile, con una quota del 16% delle spedizioni nei primi quattro mesi del 2025. Lo scorso mese, il tasso di ritardo si è attestato al 67%, con 26 delle 39 navi destinate alla spedizione che hanno subito modifiche alle loro dimensioni a causa dei ritardi.

    Dall’inizio dell’anno fino ad aprile, il 18% delle procedure di esportazione nel porto carioca ha richiesto più di quattro giorni prima che le navi portacontainer aprissero i cancelli; un altro 36% ha avuto tempi tra tre e quattro giorni e il restante 46% meno di due.

    Questi dati evidenziano come le inefficienze infrastrutturali continuano a ostacolare pesantemente l’attività esportativa del settore caffeicolo brasiliano, aggravando le perdite economiche e compromettendo la competitività internazionale del Paese.

  • Consumi di caffè in Brasile in calo nel primo quadrimestre del 2025, ma con segnali di ripresa tra i consumatori

    Consumi di caffè in Brasile in calo nel primo quadrimestre del 2025, ma con segnali di ripresa tra i consumatori

    Nel primo quadrimestre del 2025, il mercato del caffè in Brasile ha mostrato segnali di rallentamento, con un calo complessivo del 5,13% nei consumi al dettaglio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dati, pubblicati dall’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic), evidenziano come il settore, responsabile di circa il 73-78% della domanda interna, abbia subito una contrazione significativa, anche se con alcune variazioni mensili.

    In particolare, ad aprile, il consumo di caffè è diminuito del 15,96% rispetto allo stesso mese del 2024, dopo un inizio d’anno caratterizzato da lievi aumenti a gennaio (+1,26%) e febbraio (+0,89%). Solo a marzo si è registrato il primo segnale di calo, con una diminuzione del 4,87% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

    Il settore ha venduto complessivamente circa 4,75 milioni di sacchi nei primi quattro mesi, rispetto ai 5,01 milioni dello stesso periodo del 2024. Tuttavia, nonostante questa contrazione, si osserva una leggera ripresa tra marzo e aprile, con un aumento dello 0,84% nelle vendite mensili.

    Uno dei fattori principali che influenzano questa dinamica è l’aumento dei prezzi: secondo l’indice IPCA, negli ultimi 12 mesi i prezzi del caffè macinato sono aumentati dell’80,2%. La stagionalità e le restrizioni all’offerta, che avevano raggiunto livelli critici a fine 2024, si sono progressivamente attenuate da febbraio, anche se l’approvvigionamento di chicchi di qualità rimane difficile.

    Il presidente di Abic ha commentato che, nonostante la contrazione più significativa degli ultimi 20 anni, la domanda dei consumatori brasiliani si mantiene resiliente. Mentre le vendite all’industria e ai supermercati sono in calo, le vendite al dettaglio continuano a mostrare segnali di stabilità, con i consumatori che cercano di conservare il caffè nel loro paniere alimentare.

    Per quanto riguarda le categorie di prodotto, si registra un aumento dei prezzi per il caffè istantaneo (+8,55% tra marzo e aprile), che ha raggiunto i 223,75 R$/kg. Al contrario, le capsule, prodotto di fascia più alta, hanno subito un calo dell’8,11%, passando da 437,82 R$ a 402,33 R$/kg. A livello annuale, il caffè solubile ha registrato il maggior incremento, con un aumento dell’85%, seguito dal segmento gourmet (+56%) e da quello tradizionale/extra forte (+50%).

  • Cafés do Brasil: previsione di fatturato record per il 2025, con un incremento del 59% rispetto al 2024

    Cafés do Brasil: previsione di fatturato record per il 2025, con un incremento del 59% rispetto al 2024

    Il settore del caffè in Brasile si prepara a raggiungere un nuovo traguardo nel 2025, con una stima di fatturato lordo complessivo di circa 127,88 miliardi di R$. Questa cifra rappresenta un aumento significativo rispetto ai 80,31 miliardi di R$ registrati nel 2024, con una crescita del 59,2%. Se si confrontano i dati con il 2023, il incremento è ancora più marcato, superando il 140%, passando da 53,24 miliardi di R$ a quasi 128 miliardi in soli due anni.

    La stima si basa sui dati pubblicati mensilmente dalla Segreteria della Politica Agricola (SPA) del Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAPA), che calcola il Valore Lordo della Produzione (VBP) dei caffè brasiliani. Per il 2025, si prevede che il settore della specie Coffea arabica contribuirà con circa 93,05 miliardi di R$, ovvero il 72,7% del totale, mentre la Coffea canephora (robusta e conilon) genererà circa 34,82 miliardi di R$, pari al 27,3%.

    Analizzando più nel dettaglio, il valore stimato per la C. arabica rappresenta un aumento di circa il 60% rispetto ai 58,15 miliardi di R$ del 2024. Minas Gerais si conferma il principale stato produttore, con un fatturato stimato di 65,55 miliardi di R$, ovvero il 70,4% del totale nazionale di questa specie. Seguono San Paolo con 12,31 miliardi R$ (13,2%), Espírito Santo con 7,23 miliardi R$ (7,7%), Bahia con 4,61 miliardi R$ (4,9%) e Paraná con 1,78 miliardi R$ (1,9%). Insieme, questi cinque stati rappresentano la maggior parte della produzione di C. arabica nel Paese.

    Per quanto riguarda la C. canephora, la classifica dei principali stati produttori vede in testa Espírito Santo, con un fatturato stimato di 22,80 miliardi R$ (65,46%), seguito da Rondônia con 5,72 miliardi R$ (16,42%), Bahia con 5,02 miliardi R$ (14,41%), Minas Gerais con circa 760 milioni di R$ (2,18%) e Mato Grosso con circa 330 milioni di R$ (meno dell’1%).

    Questi dati evidenziano come il settore del caffè brasiliano continui a crescere e a consolidarsi come uno dei pilastri dell’economia nazionale, con prospettive di sviluppo e investimenti che si traducono in un fatturato record per il 2025.

  • Ricavi record per le esportazioni di caffè brasiliano nonostante il calo di volume

    Ricavi record per le esportazioni di caffè brasiliano nonostante il calo di volume

    Nel primo quadrimestre del 2025, le esportazioni di caffè dal Brasile hanno raggiunto un totale di 13,81 milioni di sacchi da 60 kg, generando entrate in valuta estera per circa 5,23 miliardi di dollari. Nonostante un calo del 15,5% nel volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i ricavi sono invece aumentati del 51%, segnando il valore più alto mai registrato per questo periodo.

    Secondo i dati ufficiali, le esportazioni di caffè della specie Coffea arabica hanno rappresentato l’84,8% del totale con 11,71 milioni di sacchi. La seconda posizione spetta alla Coffea canephora (robusta e conilon), con circa 807 mila sacchi (5,8%), mentre il caffè solubile si ferma a circa 1,28 milioni di confezioni, pari a circa lo 0,2% del totale.

    Dal luglio 2024 ad aprile 2025, le vendite all’estero di caffè brasiliano hanno totalizzato circa 40 milioni di sacchi, segnando una crescita dell’1,52% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini di ricavi in ​​valuta estera, questa fase ha portato ad un incasso complessivo di oltre 12,44 miliardi di dollari, con un incremento notevole del 56,31%.

    Prendendo come riferimento i dati del Rapporto Cecafé , si può osservare che i cinque principali Paesi di destinazione delle esportazioni di caffè brasiliano, nei primi quattro mesi del 2025, in ordine decrescente, sono stati: in primo luogo, gli Stati Uniti, che hanno acquisito l’equivalente di 2,37 milioni di sacchi da 60 kg, rappresentando quindi il 17,16% del volume totale esportato dal Paese nel periodo. Al secondo posto si colloca la Germania, con 1,78 milioni di sacchi (12,88%), seguita dall’Italia, al terzo posto, con 1,14 milioni di sacchi (8,25%).

    Al quarto posto il Giappone, con 865,93 mila sacchi (6,17%). Infine, al quinto posto, troviamo il Belgio, con un acquisto equivalente a 618,30 mila sacchi da 60 kg, pari al 4,47% delle vendite totali di caffè brasiliano da gennaio ad aprile 2025.

  • Secondo la Banca Mondiale prezzi del caffè ancora in aumento per tutto il 2025, caleranno nel 2026

    Secondo la Banca Mondiale prezzi del caffè ancora in aumento per tutto il 2025, caleranno nel 2026

    Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, la produzione mondiale di caffè per la stagione 2024/25 dovrebbe aumentare di circa 3 milioni di sacchi, raggiungendo i 173 milioni. Tuttavia, questa cifra si mantiene ancora sotto i livelli record del 2020/21, segno che il settore continua a confrontarsi con sfide legate alle condizioni climatiche e alle dinamiche di mercato.

    Gli analisti della World Bank prevedono un andamento altalenante dei prezzi: nel corso del 2025, il costo medio dell’arabica potrebbe salire del 50% rispetto al 2024, alimentando aspettative di rialzi significativi per i produttori. Tuttavia, questa crescita dovrebbe avere una diminuzione del 15% prevista nel 2026. Per quanto riguarda il robusta, i prezzi sono attesi in aumento di quasi il 25% nel 2025, prima di un calo del 9% nel 2026, riflettendo le dinamiche di domanda e offerta e le tensioni sui mercati globali.

    Nel frattempo, i mercati a termine del caffè hanno registrato un nuovo calo, dopo un breve consolidamento a metà settimana. Giovedì 22 maggio 2025, entrambe le principali borse hanno virato al ribasso, toccando i minimi da oltre un mese. A New York, il contratto luglio ha perso quasi il 2,6%, chiudendo a 360,75 centesimi di dollaro per libbra, livello più basso dal 14 aprile. A Londra, il contratto di luglio ha registrato una flessione del 2,4%, chiudendo a 4.787 dollari per libbra, minimo dal 9 aprile.

    Le prospettive di un miglioramento delle condizioni di raccolto nei principali paesi produttori, come Brasile, Vietnam e Colombia, continuano a esercitare pressione sui prezzi, anche se lo scenario globale rimane sostanzialmente stabile. La ripresa delle produzioni, unita alle incertezze sulla domanda globale, alimenta la volatilità dei mercati, che restano sensibili alle variazioni climatiche, alle politiche commerciali e alle fluttuazioni valutarie.

    In questo contesto, gli operatori si preparano a oscillazioni che potrebbero influenzare sia i prezzi all’origine che quelli al consumo.

  • La Nigeria si prepara a rilanciare il settore del cacao

    La Nigeria si prepara a rilanciare il settore del cacao

    Con i prezzi del cacao ai massimi storici e i ricavi derivanti dal petrolio in calo, la Nigeria si trova di fronte a un’opportunità unica per rilanciare il suo settore agricolo, in particolare quello del cacao, che potrebbe diventare un pilastro fondamentale per il futuro economico del paese. Tuttavia, questa rinascita è ostacolata da diverse criticità: la mancanza di regolamentazione efficace, risorse insufficienti e infrastrutture inadeguate rendono difficile sostenere e sviluppare un settore agricolo competitivo e sostenibile.

    La Nigeria ha una lunga storia legata al cacao. Sessant’anni fa, il governo regionale dell’Occidente del paese costruì la famosa Cocoa House a Ibadan, un simbolo di prosperità e del boom economico generato dal commercio del cacao. Questo grattacielo di 26 piani rappresentava l’ambizione di trasformare il cacao in un motore di crescita nazionale.

    Oggi, però, la Maison du Cacao, un tempo simbolo di questa prosperità, è solo un’ombra di ciò che era. La produzione di cacao nel paese ha subito un declino a causa di problemi strutturali, tra cui la scarsità di investimenti, pratiche agricole obsolete e la mancanza di politiche di sostegno efficaci.

    Nonostante ciò, le attuali condizioni di mercato stanno spingendo la Nigeria a riconsiderare il suo ruolo nel settore. Con i prezzi internazionali in ascesa, il paese ha l’opportunità di recuperare terreno e di posizionarsi come uno dei principali esportatori di cacao nel mondo. Per farlo, però, è necessario un intervento strategico: investimenti in infrastrutture di trasformazione, formazione degli agricoltori, regolamentazioni chiare e incentivi per la produzione sostenibile.

    Inoltre, il governo nigeriano sta valutando politiche volte a incentivare le piccole e medie imprese agricole, promuovendo pratiche agricole più moderne e sostenibili, e rafforzando le filiere di commercializzazione. La sfida è grande, ma il potenziale è enorme: un settore del cacao ben sviluppato potrebbe contribuire significativamente alla diversificazione economica del paese, riducendo la dipendenza dal petrolio e creando nuove opportunità di lavoro nelle aree rurali.

  • L’arancio Donaldson resiste alla malattia di Huanglongbing

    L’arancio Donaldson resiste alla malattia di Huanglongbing

    Scoperta sorprendente nel settore agrumicolo della Florida: un albero di arancio dolce, chiamato “Donaldson”, ha resistito alla malattia di Huanglongbing (HLB) per oltre 30 anni. Piantato negli anni ’40 e riscoperto nel 2021 in un frutteto sperimentale, l’albero si è dimostrato resistente nonostante fosse infetto dal batterio Candidatus Liberibacter asiaticus. Questa scoperta offre nuove speranze per l’industria degli agrumi, duramente colpita dalla malattia che ha causato perdite fino al 90% delle coltivazioni in Florida. La varietà “Donaldson”, precoce e produttiva come la popolare “Hamlin”, potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro l’HLB, permettendo di recuperare varietà storiche e ridurre le prese di succo. Ricercatori e coltivatori stanno ora studiando le caratteristiche di questa pianta, che potrebbe contribuire a riscrivere il futuro dell’agrumicoltura nella regione.

    Le analisi agronomiche e chimiche condotte nel 2023 e 2024 hanno confermato il potenziale della varietà “Donaldson” come alternativa resistente all’HLB. La pianta si è dimostrata vigorosa, con una chioma più ampia, un tronco più spesso e una produzione di frutti significativamente superiore rispetto alla vicina “Hamlin”: 557 contro 98 frutti nel 2023. I frutti di “Donaldson” erano più grandi, più dolci e contenevano più semi, mantenendo un aspetto simile a quello di “Hamlin”. Le analisi chimiche hanno evidenziato un succo con elevati livelli di solidi solubili e un equilibrio di acidità ottimale; inoltre, nel 2024, i limonoidi amari come limonina e nomilina erano inferiori rispetto a “Hamlin”, migliorando il sapore.

    I test sui consumatori effettuati con miscele commerciali hanno dimostrato che gli assaggiatori sono in grado di distinguere le due varietà, ma l’accettazione generale è stata positiva per entrambe. Questi risultati offrono nuove prospettive per l’industria degli agrumi della Florida, offrendo una possibile soluzione alla crisi causata dall’HLB grazie a questa varietà storica riscoperta.

    Il recupero di “Donaldson” apre nuove speranze per l’industria degli agrumi della Florida, grazie alla sua possibile tolleranza all’HLB. Sebbene si basi ancora su un singolo albero, i primi risultati positivi hanno spinto le autorità a inviare il materiale per ulteriori test di pulizia e moltiplicazione. Sono in programma studi in diversi ambienti per verificare la stabilità delle caratteristiche. La storia di “Donaldson” ricorda come molte varietà siano nate da mutazioni casuali e siano state poi dimenticate. Il suo ritorno rappresenta una concreta speranza di rinascita per uno dei simboli più iconici dell’agricoltura statunitense. Se confermata, la resistenza all’HLB potrebbe portare ad una nuova fase di resilienza e innovazione nel settore degli agrumi della Florida.

  • Il governo del Ghana annuncia l’acquisizione di 200.000 ettari di terreno per il cacao

    Il governo del Ghana annuncia l’acquisizione di 200.000 ettari di terreno per il cacao

    Il governo del Ghana ha annunciato un piano di espansione delle piantagioni di cacao, con l’obiettivo di acquisire circa 200.000 ettari di terreno entro la fine dell’anno. Questa iniziativa mira a rafforzare la produzione nazionale di cacao, settore strategico per l’economia del Paese e principale fonte di reddito per milioni di agricoltori.

    Il ministro delle finanze ha sottolineato che questa iniziativa fa parte di una più ampia strategia di sviluppo agricolo, volta a ridurre la dipendenza dalle importazioni e a migliorare la competitività del Ghana sul mercato globale del cioccolato. La decisione arriva in un momento in cui il settore cacao affronta sfide significative, tra cui la diminuzione della produzione, le malattie delle piante e le fluttuazioni dei prezzi internazionali.

    L’acquisizione di terreni sarà accompagnata da investimenti in infrastrutture, tecnologie agricole e formazione degli agricoltori, con l’obiettivo di aumentare la resa delle piantagioni e garantire pratiche sostenibili. Inoltre, il governo ha annunciato incentivi fiscali e supporto finanziario per gli agricoltori che intendono espandere o migliorare le proprie coltivazioni di cacao. Questa strategia mira anche a creare nuove opportunità di lavoro nelle aree rurali e a promuovere lo sviluppo economico regionale, contribuendo a ridurre la povertà e a migliorare le condizioni di vita delle comunità agricole.

  • Il Ghana valuta un anticipo della stagione di raccolta del cacao

    Il Ghana valuta un anticipo della stagione di raccolta del cacao

    Il Ghana, secondo produttore mondiale di cacao, sta considerando una revisione delle tempistiche della sua campagna di commercializzazione per l’anno in corso. Tradizionalmente, la stagione principale inizia il 1° ottobre, in concomitanza con la Costa d’Avorio, con cui il paese stabilisce un prezzo di riferimento per i produttori, spesso uguale su entrambi i lati del confine per prevenire frodi e garantire stabilità.

    Tuttavia, fonti non ufficiali indicano che quest’anno il Ghana potrebbe avviare la sua campagna tra il 1° e il 15 agosto, con un anticipo di circa due mesi rispetto al passato. La motivazione principale sarebbe legata a fattori climatici: alcune zone del paese avrebbero registrato una maturazione anticipata delle piante di cacao, con alcuni raccolti principali già pronti già a luglio. Questa modifica temporale permetterebbe anche di avviare prima la vendita dei contratti e di rivedere i prezzi pagati ai coltivatori.

    Attualmente, il prezzo del cacao in Ghana si aggira sotto i 1.900 franchi CFA al chilo, mentre in Costa d’Avorio, dal 1° aprile, il prezzo ufficiale è di 2.200 franchi CFA. Questa differenza crescente aumenta il rischio di fuga di cacao verso il vicino, anche se il raccolto di mezza stagione del Ghana, che si concentra nel periodo primaverile, è tradizionalmente più scarso e destinato principalmente al mercato interno.

    L’anticipo della campagna estiva potrebbe consentire alle autorità ghanesi di riallinearsi con i prezzi ivoriani, anche se quest’ultimi potrebbero aumentare nuovamente nelle settimane successive, in vista delle elezioni presidenziali. La possibilità di coordinare nuovamente i prezzi tra i due paesi rimane un tema centrale, considerando le tensioni e le strategie di mercato che si sono sviluppate negli ultimi anni.

    Il settore cacao in Ghana sta affrontando numerose sfide: nel 2024, la produzione ha subito un calo superiore al 25%, lasciando il paese con difficoltà nel soddisfare gli ordini e costringendolo a ricorrere alle scorte residue per rispettare i contratti. La nuova dirigenza del Cocobod, l’ente regolatore del settore insediatosi a marzo, si trova di fronte a problemi complessi, tra cui la lotta contro malattie come il “swelling shoot”, l’erosione delle terre coltivabili a causa dell’estrazione mineraria e la riforma del meccanismo di acquisto del cacao, che ha mostrato limiti evidenti.