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  • L’USDA prevede una produzione di arance USA in crescita

    L’USDA prevede una produzione di arance USA in crescita

    Le ultime previsioni sul raccolto di agrumi per la stagione 2024-25, pubblicate oggi dal Servizio Nazionale di Statistica Agricola (USDA/NASS), rivelano un quadro incoraggiante per il settore delle arance negli Stati Uniti, con stime di produzione in aumento rispetto al mese precedente.

    La produzione totale di arance negli Stati Uniti è ora prevista a 62,0 milioni di casse, un incremento significativo rispetto alla stima di giugno di 60,38 milioni di casse. Questo totale include 46,13 milioni di casse di arance non Valencia (precoci, di mezza stagione e Navel) e 15,87 milioni di casse di arance Valencia.

    La California si conferma leader indiscussa della produzione nazionale, con una stima di 49,0 milioni di casse, in aumento rispetto ai 47,5 milioni di casse di giugno. La crescita riguarda sia le tipologie non Valencia che Valencia, con rispettivamente 41,0 milioni e 8,0 milioni di casse.

    Anche la Florida mostra segnali positivi. Le previsioni per la sola produzione di arance della Florida sono state alzate a 12,15 milioni di casse, un aumento dell’1% rispetto ai 12 milioni di casse di giugno. Questo include 4,60 milioni di casse di arance non Valencia, che rimangono invariate rispetto al mese precedente, e 7,55 milioni di casse di arance Valencia, con un incremento di 150.000 casse (pari a un aumento del 2% rispetto ai 7,4 milioni di casse di giugno). Questo segna il terzo mese consecutivo di aumento della produzione per la Florida.

    Matt Joyner, vicepresidente esecutivo e CEO di Florida Citrus Mutual, ha espresso ottimismo riguardo questi dati: “Il futuro dell’industria agrumicola della Florida è roseo e ricco di nuove opportunità di crescita. Trattamenti promettenti contro il ‘citrus greening’, varietà di agrumi resistenti alle malattie, fondi statali mirati a sostegno della ricerca e del reimpianto, e programmi federali di soccorso in caso di calamità come il Supplemental Disaster Relief Program dell’USDA forniranno agli agrumicoltori le risorse necessarie per riprendersi e ricostruire. Le previsioni di luglio dell’USDA di 12,15 milioni di casse segnano il terzo mese consecutivo di aumento della produzione, un indicatore incoraggiante che siamo sulla strada verso un futuro più resiliente. I nostri coltivatori hanno dimostrato un’incredibile perseveranza durante il ‘citrus greening’ e gli uragani, e continuiamo a sperare che possano sfruttare questo slancio la prossima stagione con continui miglioramenti nella salute degli alberi e nella produzione di frutta.”

    Unico calo si registra nel Texas, la cui produzione di arance è leggermente diminuita rispetto alle previsioni precedenti, attestandosi a 850.000 casse rispetto agli 880.000 di giugno.

  • Le nuove previsioni USDA sul caffè: produzione record e mercato in evoluzione

    Le nuove previsioni USDA sul caffè: produzione record e mercato in evoluzione

    Le stime preliminari per l’annata 2025/26 del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) indicano un panorama dinamico per il mercato globale del caffè. Secondo il report semestrale “Coffee: World Markets and Trade” del Servizio Agricolo Estero (FAS) dell’USDA, si prevede una crescita significativa della produzione mondiale, raggiungendo un nuovo record di 178,68 milioni di sacchi, con un aumento di circa 4,3 milioni di sacchi (+2,5%) rispetto all’annata precedente.

    Questa impennata produttiva è attribuibile principalmente al traino di paesi chiave come Vietnam, Indonesia ed Etiopia. In particolare, il Vietnam, già leader nella produzione di Robusta, e l’Indonesia, con i suoi crescenti raccolti, contribuiranno in modo sostanziale all’offerta globale. L’Etiopia mostrerà anch’essa una forte crescita.

    Dettagli sulle Varietà: Arabica in Calo, Robusta in Forte Aumento

    Il report USDA evidenzia una chiara differenziazione tra le due principali varietà di caffè:

    • La produzione di Arabica è prevista in leggera flessione, attestandosi a circa 97 milioni di sacchi (-1,7%). Questo calo potrebbe essere influenzato da fattori climatici o da scelte colturali in alcune delle principali regioni produttrici di Arabica, come il Brasile.
    • Al contrario, la produzione di Robusta è stimata in forte crescita, raggiungendo un nuovo record di 81,658 milioni di sacchi (+7,9%). Questa tendenza riflette la crescente domanda di Robusta, spesso utilizzata per miscele e caffè istantaneo, e l’espansione delle coltivazioni in paesi come il Vietnam.

    Per quanto riguarda il commercio internazionale, l’USDA prevede un aumento delle esportazioni mondiali di 700 mila sacchi, arrivando a un totale di 122,3 milioni di sacchi. Questo incremento suggerisce una buona salute del mercato e una domanda globale costante.

    Parallelamente, i consumi mondiali di caffè si mantengono sempre sostenuti. Sebbene il report non fornisca cifre precise sui consumi per il 2025/26, la previsione di esportazioni in crescita e produzione record implica una robusta domanda da parte dei consumatori a livello globale.

  • Il consumo di caffè in Europa resta stabile, con il “paradosso fuori casa”

    Il consumo di caffè in Europa resta stabile, con il “paradosso fuori casa”

    Il mercato del caffè nell’Unione Europea (UE) ha mantenuto una sorprendente stabilità in termini di volume tra il 2022 e il 2024, attestandosi a 1,74 milioni di tonnellate, con una variazione quasi nulla (-0,3%). Questa apparente mancanza di dinamismo in un mercato maturo e sofisticato è influenzata da fattori come la stagnazione economica e l’inflazione persistente, che frenano i consumi privati, specialmente nei paesi del nord Europa. Nonostante ciò, il valore del mercato del caffè è salito a 27,77 miliardi di euro nel 2024 (+3,6% su base annua), evidenziando un aumento aggregato dell’11,3% nel periodo analizzato, spinto principalmente dalle pressioni inflazionistiche.

    I paesi nordici e baltici hanno mostrato risultati misti o stabili, con la Svezia che ha registrato una leggera crescita (+2,2%), mentre Danimarca e Finlandia sono rimaste sostanzialmente invariate o in leggero calo. Nell’Europa orientale, i risultati sono eterogenei: Ungheria, Slovacchia e Cechia hanno registrato una crescita negativa, mentre Polonia è rimasta stabile e mercati balcanici come Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria hanno mostrato crescita. Tra i principali mercati dell’UE, la Francia ha stabilizzato il suo volume di mercato, mentre Benelux, Italia e Germania hanno registrato una riduzione delle vendite. Austria e Irlanda hanno mostrato una modesta crescita, mentre solo i mercati iberici, Portogallo (+3,2%) e Spagna (+3,6%), hanno evidenziato una crescita sostenuta. La Grecia, invece, ha subito un forte calo (-5,7%).

    Per quanto riguarda i canali di mercato, come delineato nell’European Coffee Report, la quota del dettaglio e del foodservice (consumo fuori casa) varia notevolmente tra i paesi, con il foodservice che rappresenta il 51% in Grecia e il 47% in Portogallo, contro appena il 5% in Slovacchia. Dopo la pandemia, la maggior parte dei mercati dell’UE ha visto un declino delle vendite al dettaglio a favore del canale foodservice, che ha mantenuto una quota stabile del 21% nel 2024.

    All’interno del canale retail, il caffè fresco e il caffè istantaneo mostrano tendenze divergenti. Le vendite di caffè fresco al dettaglio rimangono deboli nella maggior parte dei paesi dell’UE, inclusi i mercati maggiori come Germania, Francia e Italia, con solo Spagna e Polonia che registrano una crescita. Per contro, le vendite di caffè istantaneo al dettaglio, dopo un periodo positivo legato alla crisi economica e ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori durante la pandemia, hanno subito un calo generale nel 2024 in tutti i principali mercati dell’UE.

    Questo scenario porta al “paradosso fuori casa”: nonostante il calo del potere d’acquisto post-pandemia, i consumatori europei sembrano privilegiare le attività ricreative rispetto agli investimenti a lungo termine. Di conseguenza, il turismo e i servizi alimentari rimangono tra le industrie più dinamiche nell’UE, con i paesi del Sud Europa che ne beneficiano maggiormente. Il consumo di caffè fresco fuori casa ha mostrato un’evoluzione positiva nella maggior parte dei mercati europei nel 2024, con tutti i principali paesi che registrano una crescita.

  • Crollo del caffè Robusta: prezzi dimezzati in sei mesi

    Crollo del caffè Robusta: prezzi dimezzati in sei mesi

    Il mercato brasiliano del caffè è scosso da un vero e proprio terremoto: il prezzo del caffè Robusta ha perso la metà del suo valore in appena sei mesi. A segnalarlo è il Center for Advanced Studies in Applied Economics (Cepea), che evidenzia come l’avanzamento del raccolto in Brasile e il conseguente aumento dell’offerta abbiano esercitato una pressione ribassista senza precedenti sui prezzi.

    L’indicatore del caffè Robusta Cepea/Esalq, che il 23 gennaio 2025 aveva toccato un record storico di 2.102,12 R$ per sacco da 60 chilogrammi, è precipitato di ben 1.035,35 R$, registrando un calo impressionante del 49,3%.

    Ma non è solo il Robusta a soffrire. Anche il caffè Arabica ha subito un duro colpo. L’indicatore Cepea/Esalq per l’Arabica è sceso di 1.008,36 R$ per sacco, pari a un calo del 37,5%, rispetto al suo picco storico di 2.769,45 R$ per sacco raggiunto il 12 febbraio 2025.

    Questa marcata flessione dei prezzi solleva interrogativi sul futuro immediato del settore caffeicolo brasiliano e sulle sue ripercussioni a livello globale.

  • Il clima e i dazi di Trump fanno scendere ai minimi i futures dei Robusta

    Il clima e i dazi di Trump fanno scendere ai minimi i futures dei Robusta

    La scorsa settimana, i contratti futures sul caffè, con un’attenzione particolare alla varietà Arabica, hanno mostrato una marcata sensibilità a due fattori dominanti: le condizioni climatiche in Brasile e le decisioni politiche in materia di dazi da parte degli Stati Uniti.

    Dopo la festività del 4 luglio, la borsa di New York ha riaperto lunedì 7 luglio con una significativa flessione del 4%, che ha portato il valore del contratto di settembre a 278,25 centesimi, il livello più basso dal 13 novembre dell’anno precedente. Ciononostante, la ripresa è stata quasi immediata. Già il giorno seguente, il mercato statunitense ha recuperato parte delle perdite, registrando un aumento del 2,6% e risalendo a 285,60 centesimi. Questo rimbalzo è stato alimentato non solo da elementi tecnici, ma anche dalle notizie riguardanti il clima brasiliano, con previsioni di scarse precipitazioni che hanno innescato un’ondata di ricoperture.

    Nei giorni successivi, l’oscillazione dei prezzi si è contenuta. Mercoledì 9 luglio, il contratto ha subito un lieve calo, scendendo a 284,05 centesimi. Tuttavia, giovedì 10, i prezzi hanno ripreso a salire, stimolati dall’annuncio di nuovi dazi statunitensi del 50% sulle importazioni dal Brasile, chiudendo la giornata a 287,80 centesimi con un incremento dell’1,3%. Questa traiettoria ascendente è proseguita venerdì 11 luglio, raggiungendo un picco intraday di 297,60 centesimi.

  • Dazi USA sul caffè brasiliano: un rischio da miliardi di dollari per l’economia americana

    Dazi USA sul caffè brasiliano: un rischio da miliardi di dollari per l’economia americana

    L’amministrazione Trump ha acceso un campanello d’allarme nell’industria del caffè globale con l’imposizione di un dazio del 50% su tutte le importazioni dal Brasile, in vigore dal 1° agosto. Questa mossa minaccia di colpire duramente gli acquisti di caffè brasiliano, il più grande esportatore mondiale, con potenziali ripercussioni negative per l’economia statunitense stessa.

    Secondo Marcos Matos, CEO del Consiglio Brasiliano degli Esportatori di Caffè (Cecafé), l’impatto potrebbe essere ben più ampio di quanto si possa immaginare. Il caffè, che nella prima metà del 2025 è stata la merce più esportata dal Brasile verso gli Stati Uniti, contribuisce già per l’1,2% al PIL americano. Matos sottolinea che “per ogni dollaro speso per importare caffè brasiliano, l’economia statunitense ne guadagna 43. Questo sostiene 2,2 milioni di posti di lavoro e genera circa 343 miliardi di dollari”.


    Gli Stati Uniti, primi consumatori mondiali di caffè con oltre 24 milioni di sacchi, dipendono fortemente dalle forniture brasiliane. Il 34% del caffè importato dagli USA proviene dal Brasile, principalmente la varietà Arabica. Nel periodo gennaio-giugno di quest’anno, il caffè brasiliano ha generato un valore di 1,7 miliardi di dollari per gli Stati Uniti, rappresentando il 5,8% di tutte le importazioni brasiliane. Nel 2024, le importazioni di caffè brasiliano negli USA avevano già visto un aumento del 34% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 2,051 miliardi di dollari, con l’Arabica a fare la parte del leone (82%).


    Cecafé esprime forte preoccupazione per i dazi, avvertendo che potrebbero danneggiare sia il consumo che l’industria americana. Il CEO Matos fa notare che in passato, decisioni simili sono state riconsiderate dopo negoziati diplomatici. “Il governo brasiliano deve agire con fermezza, come ha sempre fatto in difesa degli interessi nazionali. Trump ha già fatto marcia indietro sui dazi per paesi come Vietnam, Indonesia, Nicaragua, Colombia ed Etiopia dopo diversi cicli di negoziati”, ribadisce Matos.

    L’industria del caffè spera che il carattere di “prodotto naturale non disponibile negli Stati Uniti” del caffè brasiliano possa portare a un’esenzione dai dazi, permettendo al flusso commerciale di continuare senza interruzioni che potrebbero danneggiare entrambi i paesi.

  • In Spagna un impianto fotovoltaico mette a rischio 126.000 alberi di agrumi

    In Spagna un impianto fotovoltaico mette a rischio 126.000 alberi di agrumi

    Un imponente progetto di impianto fotovoltaico nella Plana Baixa, situata in una delle province della comunità valenciana, proposto da Arada Solar, rischia di devastare circa 126.000 alberi, in gran parte agrumi in piena produzione, e di compromettere un’area agricola di cruciale importanza. La denuncia arriva dall’Unió Llauradora, che ha lanciato oggi una campagna di protesta simbolica a Vall d’Uixó.

    Il progetto, che include anche una vasta infrastruttura di evacuazione, interesserebbe circa 280 ettari di coltivazioni, molti dei quali terreni irrigui di notevole valore agroecologico. La protesta ha visto la partecipazione di membri de LA UNIÓ e della Piattaforma Energia e Territorio della Plana Baixa, uniti nel denunciare un’operazione che minaccia l’economia e l’ambiente locale.

    L’impianto solare è previsto nei comuni di Vall d’Uixó, Xilxes e Moncofa. Ma il suo impatto non si limiterà a queste aree: una nuova sottostazione elettrica e una linea a media tensione di quasi 18 chilometri attraverseranno i comuni di Vall d’Uixó, Nules, Borriana, Les Alqueries, Vila-real e Betxí, aumentando l’estensione del danno potenziale.

    Secondo LA UNIÓ, questa colossale costruzione metterebbe a rischio la produzione di quasi 5 milioni di chili di agrumi, in un momento in cui i raccolti sono già in calo a causa dei cambiamenti climatici. “Non possiamo permetterci di perdere ulteriore terreno agricolo utilizzabile in questa zona”, ha dichiarato Carles Peris, segretario generale de La Unió Llauradora. “L’agrumicoltura è la coltura predominante e abbiamo bisogno di un volume stabile per consolidare gli investimenti e creare posti di lavoro, sia permanenti che stagionali.”

    Arada Solar, sussidiaria della multinazionale norvegese Statkraft, sta cercando di acquisire o affittare i terreni, ma con offerte considerate “molto basse” dall’Unió. Peris ha evidenziato come molti giovani agricoltori abbiano investito nelle loro aziende negli ultimi anni, con l’intenzione di rimanere nel settore e non vogliono essere costretti a separarsi dalla loro terra.

    LA UNIÓ ribadisce la sua ferma opposizione alla perdita di terreni agricoli e al danno arrecato agli agricoltori che, insieme alle autorità, hanno investito ingenti somme nella modernizzazione dell’irrigazione.

  • Arrivano sul mercato due nuove qualità di arance precoci

    Arrivano sul mercato due nuove qualità di arance precoci

    In risposta alla crescente domanda di diversificazione varietale e di prodotti di qualità superiore, sono state presentate due nuove qualità di arancia dolce, denominate Kawatta e Majorca, in occasione della 50ª edizione di Expocitros, la più grande fiera degli agrumi dell’America Latina. Queste innovazioni promettono di rivoluzionare il mercato grazie alla loro precocità e all’eccellente qualità del succo, con un’enfasi particolare su sapore e colore.

    Le nuove varietà sono il frutto di un’ampia collaborazione tra istituzioni di ricerca di spicco come Embrapa e il Centro Agrumi Sylvio Moreira (CCSM) dell’Istituto Agronomico (IAC), supportate dalla Fondazione Coopercitrus Credicitrus (FCC). Questo progetto rappresenta un significativo passo avanti per l’Unità Mista di Ricerca e Trasferimento Tecnologico (UMIPTT) della Cintura Agrumicola (SP), con il contributo fondamentale del Fondo per la Difesa degli Agrumi (Fundecitrus), di università e produttori.

    Le arance Kawatta e Majorca, originarie rispettivamente del Suriname e della Florida, sono state introdotte e valutate nello stato di San Paolo fin dai primi anni ’90. Secondo Embrapa, queste varietà si sono distinte nelle prove competitive come valide alternative alle cultivar precoci già esistenti. La loro raccolta avviene tra maggio e agosto, un periodo cruciale per il mercato. Le analisi hanno rivelato un succo di alta qualità, un colore più intenso e un ottimo rapporto solidi solubili/acidità, un fattore determinante per il sapore.

    Le attuali varietà precoci più diffuse in Brasile, come la Hamlin e la Valencia Americana, sebbene molto produttive, presentano frutti e succhi di qualità inferiore in termini di colore e sapore, con la Hamlin che è la più coltivata tra le precoci.

    Eduardo Girardi, ricercatore presso Embrapa Cassava and Fruit Growing (BA), sottolinea i benefici agronomici delle nuove varietà precoci. “Queste garantiscono una raccolta più rapida e riducono il rischio di esposizione alla siccità, grazie al loro ciclo produttivo più breve”, spiega Girardi. Aggiunge che facilitano anche la potatura e, in prospettiva, la raccolta meccanica. “Inoltre, entrambe le varietà mostrano una buona produttività senza irrigazione, superando le 30 tonnellate per ettaro, e si sono dimostrate compatibili con i tre principali portinnesti utilizzati nello stato di San Paolo”, conclude il ricercatore.

    Nonostante le promettenti novità, l’industria della trasformazione si trova di fronte a delle sfide. Camilla Pacheco, ricercatrice presso Citrosuco, evidenzia come lo scenario attuale delle arance dolci precoci sia caratterizzato da una scarsa diversificazione, una bassa qualità sensoriale e la produzione di succhi con un contenuto di solidi solubili inferiore e una minore intensità aromatica.

    “Questa prospettiva è piuttosto impegnativa per l’industria, in particolare per la produzione di succo pastorizzato non da concentrato (NFC – Not From Concentrate)”, afferma Pacheco. Il succo NFC, infatti, ha un valore aggiunto maggiore nella filiera rispetto al succo concentrato congelato (FCOJ), ma richiede materie prime di qualità superiore. “Il succo NFC necessita di un contenuto di solidi solubili più elevato, un’acidità equilibrata e un profilo sensoriale più ricco. Caratteristiche che le qualità precoci attualmente disponibili su larga scala non soddisfano appieno”, conclude la ricercatrice, evidenziando l’importanza delle nuove varietà come Kawatta e Majorca per il futuro del settore.

  • Madagascar, boom del cacao: esportazioni record e superamento della vaniglia

    Madagascar, boom del cacao: esportazioni record e superamento della vaniglia

    Il Madagascar ha vissuto un 2024 eccezionale per la sua produzione di cacao, con esportazioni che hanno raggiunto le 15.000 tonnellate, in netto aumento rispetto alle 12.000 tonnellate del 2023. Questo successo si inserisce in un contesto di prezzi delle fave di cacao ai massimi storici sul mercato mondiale, proiettando il settore come potenziale principale fonte di esportazione del Paese in termini di valore, superando persino la vaniglia, tradizionalmente il prodotto di punta.

    Nonostante la produzione malgascia rappresenti meno dell’1% del mercato globale, la performance del 2024 è stata notevole sia in termini di quantità che di valore. Questo risultato è il frutto di una profonda ristrutturazione del settore iniziata oltre dieci anni fa, che ha beneficiato non solo gli esportatori e il governo, ma anche i piccoli produttori locali.

    Philippe Fontayne, Vicepresidente del Consiglio Nazionale del Cacao, ha commentato entusiasticamente la situazione: “Con le sue 15.000 tonnellate e gli attuali prezzi all’esportazione, questo è un anno eccezionale. In termini di valore, il settore del cacao supera i 100 milioni di dollari, una somma che va a diretto beneficio degli agricoltori. Ciò equivale a circa 9 dollari al giorno per i nostri 30.000 produttori, il che migliora significativamente il loro tenore di vita”.

    L’impennata dei prezzi di acquisto e dei volumi di esportazione è stata ulteriormente favorita da un contesto globale propizio. Il Madagascar ha consolidato il suo status di produttore di “Cacao Fine”, un marchio esclusivo a livello africano, completamente rinnovato nel 2023. Questo riconoscimento garantisce all’isola un premio sul mercato internazionale, permettendo di vendere le proprie esportazioni a prezzi superiori alla media. “Questo volume e questo prezzo internazionale significano che oggi stiamo effettivamente beneficiando di questa situazione internazionale”, ha aggiunto Fontayne.

    A contribuire al successo del Madagascar è stato anche il crollo della produzione nei due maggiori produttori mondiali, Costa d’Avorio e Ghana, nel 2024. Il cambiamento climatico e le condizioni meteorologiche estreme hanno avuto un impatto devastante sulle piantagioni in Costa d’Avorio, mentre in Ghana piogge eccezionali hanno compromesso la qualità dei raccolti, minacciando la stabilità della produzione nazionale. Queste difficoltà dei giganti del cacao hanno creato un’opportunità unica per l’isola dell’Oceano Indiano.

  • Gli Stati Uniti investono 23 milioni di dollari nella ricerca contro il citrus greening

    Gli Stati Uniti investono 23 milioni di dollari nella ricerca contro il citrus greening

    Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA/NIFA) ha annunciato un massiccio investimento di quasi 23 milioni di dollari, destinati a 14 progetti di ricerca volti a combattere la devastante malattia degli agrumi conosciuta come Huanglongbing (HLB) o “citrus greening”. I fondi, erogati nell’ambito del Programma di Ricerca e Sviluppo di Emergenza sulle Malattie degli Agrumi, mirano a trovare soluzioni urgenti per prevenire la diffusione della malattia e proteggere l’industria agrumicola.

    L’Università della Florida si conferma un attore chiave nella lotta contro l’HLB, avendo ricevuto ben otto degli otto dei quattordici finanziamenti. Questa concentrazione di risorse sottolinea il ruolo centrale dell’ateneo nello sviluppo di strategie innovative.

    I progetti finanziati spaziano da approcci genetici e biotecnologici a nuove terapie e metodi di controllo degli insetti vettori:

    • Innovazione Genetica e Resistenza: Diverse iniziative si concentrano sullo sviluppo di varietà di agrumi resistenti o tolleranti all’HLB. Tra queste, spiccano gli sforzi per l’allevamento mediato da CRISPR di varietà resistenti (Soil Culture Solutions, LLC, 1,1 milioni di dollari) e l’accelerazione del rilascio di varietà non OGM da parte dell’Università della Florida (6,2 milioni di dollari), oltre allo sviluppo di linee transgeniche (Università della Florida, 1,5 milioni di dollari). L’ateneo floridiano si impegna anche nella comprensione e identificazione della tolleranza e nella selezione rapida di geni di resistenza (entrambi da 1,1 milioni di dollari).
    • Terapie e Somministrazione: La ricerca si estende a nuove metodologie per trattare gli alberi già infetti. Texas A&M AgriLife Research (1,1 milioni di dollari) sta valutando sistemi innovativi per migliorare la somministrazione di terapie nella vascolatura degli alberi, mentre l’Università della Florida (1,5 milioni di dollari) si concentra sulla somministrazione terapeutica guidata per migliorare la salute degli alberi colpiti.
    • Controllo degli Insetti Vettori e Biopesticidi: Dato che la psilla asiatica degli agrumi è il principale vettore della malattia, una parte significativa dei fondi è destinata al suo controllo. L’Università della Florida (1,4 milioni di dollari) sta sviluppando nuovi insetticidi antifeeding, mentre il Wisconsin University System (1,5 milioni di dollari) è al lavoro sull’introduzione di RejuAgro, un innovativo biopesticida per iniezione nel tronco. Un altro progetto dell’Università della Florida (1,2 milioni di dollari) esplora la combinazione di copertura protettiva individuale e ossitetraciclina.
    • Modellazione e Valutazione del Rischio: L’Università della California, Davis (1 milione di dollari), sta sviluppando approcci sistemici per integrare biologia e tecnologia dell’informazione in modelli dinamici migliorati, mentre la University of Georgia Research Foundation, Inc. (1,1 milioni di dollari) valuta il rischio di HLB nei sistemi di produzione di agrumi resistenti al freddo.

    Infine, il Servizio di Ricerca Agricola dell’USDA (1,5 milioni di dollari) sta studiando il controllo dell’HLB attraverso l’isolamento del Nectarine marafivirus M e il suo sistema di espressione.

    Questo ingente investimento federale sottolinea l’urgenza di trovare soluzioni definitive contro l’HLB, una malattia che continua a rappresentare una seria minaccia per la produzione di agrumi a livello nazionale. La ricerca intensiva e collaborativa è vista come la strada maestra per proteggere il futuro di un settore agricolo cruciale.