Categoria: Caffè

  • Il consumo di caffè in Europa resta stabile, con il “paradosso fuori casa”

    Il consumo di caffè in Europa resta stabile, con il “paradosso fuori casa”

    Il mercato del caffè nell’Unione Europea (UE) ha mantenuto una sorprendente stabilità in termini di volume tra il 2022 e il 2024, attestandosi a 1,74 milioni di tonnellate, con una variazione quasi nulla (-0,3%). Questa apparente mancanza di dinamismo in un mercato maturo e sofisticato è influenzata da fattori come la stagnazione economica e l’inflazione persistente, che frenano i consumi privati, specialmente nei paesi del nord Europa. Nonostante ciò, il valore del mercato del caffè è salito a 27,77 miliardi di euro nel 2024 (+3,6% su base annua), evidenziando un aumento aggregato dell’11,3% nel periodo analizzato, spinto principalmente dalle pressioni inflazionistiche.

    I paesi nordici e baltici hanno mostrato risultati misti o stabili, con la Svezia che ha registrato una leggera crescita (+2,2%), mentre Danimarca e Finlandia sono rimaste sostanzialmente invariate o in leggero calo. Nell’Europa orientale, i risultati sono eterogenei: Ungheria, Slovacchia e Cechia hanno registrato una crescita negativa, mentre Polonia è rimasta stabile e mercati balcanici come Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria hanno mostrato crescita. Tra i principali mercati dell’UE, la Francia ha stabilizzato il suo volume di mercato, mentre Benelux, Italia e Germania hanno registrato una riduzione delle vendite. Austria e Irlanda hanno mostrato una modesta crescita, mentre solo i mercati iberici, Portogallo (+3,2%) e Spagna (+3,6%), hanno evidenziato una crescita sostenuta. La Grecia, invece, ha subito un forte calo (-5,7%).

    Per quanto riguarda i canali di mercato, come delineato nell’European Coffee Report, la quota del dettaglio e del foodservice (consumo fuori casa) varia notevolmente tra i paesi, con il foodservice che rappresenta il 51% in Grecia e il 47% in Portogallo, contro appena il 5% in Slovacchia. Dopo la pandemia, la maggior parte dei mercati dell’UE ha visto un declino delle vendite al dettaglio a favore del canale foodservice, che ha mantenuto una quota stabile del 21% nel 2024.

    All’interno del canale retail, il caffè fresco e il caffè istantaneo mostrano tendenze divergenti. Le vendite di caffè fresco al dettaglio rimangono deboli nella maggior parte dei paesi dell’UE, inclusi i mercati maggiori come Germania, Francia e Italia, con solo Spagna e Polonia che registrano una crescita. Per contro, le vendite di caffè istantaneo al dettaglio, dopo un periodo positivo legato alla crisi economica e ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori durante la pandemia, hanno subito un calo generale nel 2024 in tutti i principali mercati dell’UE.

    Questo scenario porta al “paradosso fuori casa”: nonostante il calo del potere d’acquisto post-pandemia, i consumatori europei sembrano privilegiare le attività ricreative rispetto agli investimenti a lungo termine. Di conseguenza, il turismo e i servizi alimentari rimangono tra le industrie più dinamiche nell’UE, con i paesi del Sud Europa che ne beneficiano maggiormente. Il consumo di caffè fresco fuori casa ha mostrato un’evoluzione positiva nella maggior parte dei mercati europei nel 2024, con tutti i principali paesi che registrano una crescita.

  • Crollo del caffè Robusta: prezzi dimezzati in sei mesi

    Crollo del caffè Robusta: prezzi dimezzati in sei mesi

    Il mercato brasiliano del caffè è scosso da un vero e proprio terremoto: il prezzo del caffè Robusta ha perso la metà del suo valore in appena sei mesi. A segnalarlo è il Center for Advanced Studies in Applied Economics (Cepea), che evidenzia come l’avanzamento del raccolto in Brasile e il conseguente aumento dell’offerta abbiano esercitato una pressione ribassista senza precedenti sui prezzi.

    L’indicatore del caffè Robusta Cepea/Esalq, che il 23 gennaio 2025 aveva toccato un record storico di 2.102,12 R$ per sacco da 60 chilogrammi, è precipitato di ben 1.035,35 R$, registrando un calo impressionante del 49,3%.

    Ma non è solo il Robusta a soffrire. Anche il caffè Arabica ha subito un duro colpo. L’indicatore Cepea/Esalq per l’Arabica è sceso di 1.008,36 R$ per sacco, pari a un calo del 37,5%, rispetto al suo picco storico di 2.769,45 R$ per sacco raggiunto il 12 febbraio 2025.

    Questa marcata flessione dei prezzi solleva interrogativi sul futuro immediato del settore caffeicolo brasiliano e sulle sue ripercussioni a livello globale.

  • Il clima e i dazi di Trump fanno scendere ai minimi i futures dei Robusta

    Il clima e i dazi di Trump fanno scendere ai minimi i futures dei Robusta

    La scorsa settimana, i contratti futures sul caffè, con un’attenzione particolare alla varietà Arabica, hanno mostrato una marcata sensibilità a due fattori dominanti: le condizioni climatiche in Brasile e le decisioni politiche in materia di dazi da parte degli Stati Uniti.

    Dopo la festività del 4 luglio, la borsa di New York ha riaperto lunedì 7 luglio con una significativa flessione del 4%, che ha portato il valore del contratto di settembre a 278,25 centesimi, il livello più basso dal 13 novembre dell’anno precedente. Ciononostante, la ripresa è stata quasi immediata. Già il giorno seguente, il mercato statunitense ha recuperato parte delle perdite, registrando un aumento del 2,6% e risalendo a 285,60 centesimi. Questo rimbalzo è stato alimentato non solo da elementi tecnici, ma anche dalle notizie riguardanti il clima brasiliano, con previsioni di scarse precipitazioni che hanno innescato un’ondata di ricoperture.

    Nei giorni successivi, l’oscillazione dei prezzi si è contenuta. Mercoledì 9 luglio, il contratto ha subito un lieve calo, scendendo a 284,05 centesimi. Tuttavia, giovedì 10, i prezzi hanno ripreso a salire, stimolati dall’annuncio di nuovi dazi statunitensi del 50% sulle importazioni dal Brasile, chiudendo la giornata a 287,80 centesimi con un incremento dell’1,3%. Questa traiettoria ascendente è proseguita venerdì 11 luglio, raggiungendo un picco intraday di 297,60 centesimi.

  • Dazi USA sul caffè brasiliano: un rischio da miliardi di dollari per l’economia americana

    Dazi USA sul caffè brasiliano: un rischio da miliardi di dollari per l’economia americana

    L’amministrazione Trump ha acceso un campanello d’allarme nell’industria del caffè globale con l’imposizione di un dazio del 50% su tutte le importazioni dal Brasile, in vigore dal 1° agosto. Questa mossa minaccia di colpire duramente gli acquisti di caffè brasiliano, il più grande esportatore mondiale, con potenziali ripercussioni negative per l’economia statunitense stessa.

    Secondo Marcos Matos, CEO del Consiglio Brasiliano degli Esportatori di Caffè (Cecafé), l’impatto potrebbe essere ben più ampio di quanto si possa immaginare. Il caffè, che nella prima metà del 2025 è stata la merce più esportata dal Brasile verso gli Stati Uniti, contribuisce già per l’1,2% al PIL americano. Matos sottolinea che “per ogni dollaro speso per importare caffè brasiliano, l’economia statunitense ne guadagna 43. Questo sostiene 2,2 milioni di posti di lavoro e genera circa 343 miliardi di dollari”.


    Gli Stati Uniti, primi consumatori mondiali di caffè con oltre 24 milioni di sacchi, dipendono fortemente dalle forniture brasiliane. Il 34% del caffè importato dagli USA proviene dal Brasile, principalmente la varietà Arabica. Nel periodo gennaio-giugno di quest’anno, il caffè brasiliano ha generato un valore di 1,7 miliardi di dollari per gli Stati Uniti, rappresentando il 5,8% di tutte le importazioni brasiliane. Nel 2024, le importazioni di caffè brasiliano negli USA avevano già visto un aumento del 34% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 2,051 miliardi di dollari, con l’Arabica a fare la parte del leone (82%).


    Cecafé esprime forte preoccupazione per i dazi, avvertendo che potrebbero danneggiare sia il consumo che l’industria americana. Il CEO Matos fa notare che in passato, decisioni simili sono state riconsiderate dopo negoziati diplomatici. “Il governo brasiliano deve agire con fermezza, come ha sempre fatto in difesa degli interessi nazionali. Trump ha già fatto marcia indietro sui dazi per paesi come Vietnam, Indonesia, Nicaragua, Colombia ed Etiopia dopo diversi cicli di negoziati”, ribadisce Matos.

    L’industria del caffè spera che il carattere di “prodotto naturale non disponibile negli Stati Uniti” del caffè brasiliano possa portare a un’esenzione dai dazi, permettendo al flusso commerciale di continuare senza interruzioni che potrebbero danneggiare entrambi i paesi.

  • L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India sta vivendo una vera e propria rivoluzione nel mondo del caffè, che si manifesta non solo nella proliferazione di caffetterie artigianali e catene internazionali, ma anche all’interno delle mura domestiche, dove sempre più consumatori si dedicano alla preparazione autonoma per assaporare l’aroma inebriante.

    Secondo le previsioni di Redseer Strategy Consultants, il mercato del caffè fuori casa è destinato a una crescita impressionante, con un tasso annuo composto (CAGR) tra il 15% e il 20% entro il 2028, raggiungendo un valore stimato tra i 2,6 e i 3,2 miliardi di dollari. Parallelamente, il mercato delle attrezzature per la preparazione del caffè sta registrando un forte aumento della domanda, non solo da parte di bar e ristoranti, ma in misura crescente anche dalle famiglie che abbracciano l’arte del “brewing” casalingo.

    Marchi affermati come la tedesca WMF e l’italiana La Marzocco hanno già consolidato la loro posizione nel mercato indiano. A marzo, Nespresso ha inaugurato la sua prima boutique a Nuova Delhi, con l’obiettivo di conquistare una quota significativa sia nel segmento B2C (consumatori) che in quello B2B (aziende), entrambi in forte espansione.

    Questo dinamismo riflette un profondo cambiamento nelle abitudini dei consumatori indiani. Si sta assistendo a un passaggio da un consumo di caffè “orientato alla praticità” a uno “orientato all’esperienza”. I consumatori non cercano più solo una dose di caffeina, ma sono sempre più interessati alle tecniche di preparazione, ai profili dei chicchi e all’estetica delle attrezzature.

    La categoria in più rapida crescita è proprio quella delle attrezzature per la preparazione artigianale del caffè, come le French Press, le AeroPress e le macchine per espresso di livello base, a testimonianza del crescente entusiasmo per la preparazione casalinga. Si registra anche un notevole aumento dell’interesse per macinacaffè, bilance e accessori, indicando una volontà di controllare ogni aspetto del processo.

    Se la French Press e la Mokapot sono state il punto di partenza per molti, si nota un aumento significativo nelle vendite di macchine per espresso casalinghe. Sempre più indiani desiderano ricreare bevande da bar, dai cappuccini ai latte macchiato ghiacciati, direttamente nella propria cucina. Questo dimostra quanto sia progredita la cultura del caffè artigianale in India.

    Un dato sorprendente emerge dall’analisi della domanda: circa il 40% degli ordini di attrezzature per il caffè proviene ora da città di secondo e terzo livello, da Indore a Surat, da Coimbatore a Ludhiana. Questo indica che il movimento del caffè non è più un fenomeno limitato alle grandi aree urbane, ma sta diventando una tendenza a livello nazionale. I consumatori in queste regioni sono ambiziosi, esperti di tecnologia e desiderosi di accedere alle stesse esperienze di qualità offerte nelle metropoli. Rispondono bene al marketing basato sull’educazione, con un forte apprezzamento per blog, tutorial e guide alla preparazione.

    Il mercato indiano del caffè fuori casa sta attraversando una fase di maturità, con la crescita di caffetterie specializzate locali, l’espansione di nuove catene in città più piccole e l’offerta di caffè di qualità anche nei ristoranti di fast food. Sebbene la comodità rimanga un fattore chiave, l’esperienza – fatta di atmosfera, personalizzazione e narrazione – sta diventando il vero elemento distintivo. I proprietari di caffè stanno investendo maggiormente in attrezzature e formazione dei baristi, elevando lo standard qualitativo.

    Un aspetto incoraggiante è la crescente collaborazione tra marchi di caffè, fornitori di attrezzature ed esperti del settore, suggerendo che l’intero ecosistema sta evolvendo in modo sinergico. Questo indica un futuro promettente per il mercato del caffè in India, che si preannuncia sempre più dinamico e sofisticato.

  • Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Il profumo del caffè, da sempre sinonimo di piacere e convivialità, da qualche tempo porta con sé un retrogusto amaro. Il settore sta affrontando una crisi senza precedenti, con i prezzi delle materie prime che hanno registrato un aumento fino al 90% su base annua. A questo si aggiunge una crescente difficoltà nel reperire le varietà tradizionali, un meccanismo innescato da anni di produzione insufficiente, in particolare a causa dei cambiamenti climatici, e da una domanda in forte crescita, spinta dall’espansione di nuovi mercati come Cina e India.

    “L’intera filiera è sotto pressione,” dichiara Alessandro Borea, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI). “Le torrefazioni che puntano sulla qualità devono adattarsi continuamente per mantenere gli standard, mentre i costi di importazione e la speculazione sui mercati delle commodities aggravano ulteriormente la situazione.” Borea sottolinea come, nonostante gli aumenti dei prezzi si riflettano sui listini, spesso i consumatori non percepiscono immediatamente l’impatto sul costo della tazzina al bar.

    Per rispondere a queste sfide, l’IEI propone la creazione di un tavolo di filiera che coinvolga tutti gli attori, dai produttori ai torrefattori fino ai distributori. “Un confronto aperto e collaborativo potrebbe favorire la definizione di linee guida comuni e soluzioni condivise,” spiega Borea. “Inoltre, prendere spunto da settori come quello vinicolo per lo storytelling potrebbe rappresentare un’opportunità per costruire una narrazione che valorizzi il prodotto e la sua storia.” Secondo l’IEI, è fondamentale puntare sul concetto di valore per aumentare la percezione del caffè come prodotto d’eccellenza: non solo il valore intrinseco del prodotto venduto, ma anche quello dell’esperienza vissuta dal consumatore.

    Tre pilastri per il futuro del caffè

    L’IEI individua tre punti cardine su cui il tavolo di filiera dovrebbe riflettere:

    1. Mancanza di materia prima: È essenziale sviluppare strategie per garantire una produzione sostenibile e una distribuzione equa tra gli attori della filiera.
    2. Mercati in evoluzione: L’espansione di mercati come Cina e India offre grandi opportunità, ma richiede adattamenti per soddisfare nuove preferenze di consumo e, soprattutto, per reperire i quantitativi di prodotto che al momento l’agricoltura fatica a fornire.
    3. Qualità del servizio e percezione del valore: La valorizzazione dell’esperienza offerta al consumatore nei bar può contribuire ad assorbire parte della pressione economica della filiera, garantendo un margine equo per tutti gli attori, a partire dal costo della singola tazzina.
  • Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Una vera e propria frode ai danni dei consumatori di caffè è stata smascherata in Brasile. L’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha vietato la vendita e ordinato il ritiro dal mercato di tre marche di “bevanda in polvere al gusto di caffè”, che l’industria definisce senza mezzi termini “caffè finto”.

    I prodotti incriminati, venduti a prezzi sensibilmente inferiori rispetto al caffè autentico e che avevano guadagnato spazio sugli scaffali a causa dell’aumento record del costo dei chicchi, sono stati sottoposti a un’ispezione da parte del Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento e dell’Approvvigionamento Alimentare. I risultati sono stati allarmanti: sono state individuate materie prime non idonee al consumo umano, contaminate da ocratossina A, una micotossina prodotta da funghi e potenzialmente cancerogena. Non solo, sono state trovate anche impurità come bucce e residui di caffè, erroneamente etichettate sulle confezioni come polpa di caffè o caffè tostato e macinato.

    Per essere commercializzato come “caffè” in Brasile, un prodotto deve rispettare rigorosi standard di classificazione stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, che valutano ogni aspetto, dalle impurità al colore, dall’odore al sapore, fino al confezionamento. Il “caffè finto”, invece, è una polvere che riproduce artificialmente il sapore della bevanda, ma contiene elementi proibiti per il consumo umano, come bucce, mucillagini, legno, pietre e paglia. La differenza di prezzo è netta: una confezione da 500 grammi di “caffè finto” può costare la metà di un prodotto autentico. L’inganno è spesso celato da diciture ambigue in fondo all’etichetta, che indicano il prodotto come una “polvere per preparare una bevanda aromatizzata tradizionale” con “aromi sintetici identici a quelli naturali”, a differenza dei caffè originali classificati come “caffè torrefatti e macinati”.

    Celírio Inácio da Silva, presidente dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic), ha denunciato queste tattiche di marketing che “usano sotterfugi per ingannare il consumatore, che cerca anche soluzioni per continuare ad acquistare la bevanda nonostante i prezzi elevati”. La legislazione sanitaria e di tutela agricola brasiliana vieta la vendita di caffè miscelato con scarti. “Per quattro decenni, il settore pubblico e quello privato hanno collaborato per garantire la fornitura di un prodotto di qualità attraverso le certificazioni. Per questo, si raccomanda ai consumatori di acquistare solo caffè che presenti il marchio di purezza e qualità Abic”, ha aggiunto Silva.

    L’Abic ha ribadito in una dichiarazione che “la legislazione sanitaria prevede che la disponibilità di nuovi alimenti e nuovi ingredienti sul mercato richieda l’autorizzazione preventiva dell’Anvisa, previa dimostrazione della sicurezza per il consumo. Il commercio e il consumo irregolari di prodotti clandestini da parte di aziende prive di registrazione presso gli enti ufficiali, oltre a violare la legislazione, comportano rischi per la salute”.

    I tre marchi colpiti dal divieto dell’Anvisa sono Pingo Preto, prodotto da Jurerê Caffe Comércio de Alimentos Ltda; Melissa, di DM Alimentos Ltda e Oficial, prodotto da Master Blends Indústria de Alimentos Ltda. L’Abic ha anche attivato un canale esclusivo per segnalare caffè sospetti di essere fraudolenti o contraffatti, o con prezzi insolitamente bassi.

    L’aumento del valore del caffè, dovuto anche a quattro anni di condizioni meteorologiche difficili (gelo, restrizioni idriche e temperature elevate), potrebbe essere una delle ragioni del proliferare di questi prodotti contraffatti. Nonostante i prezzi record, il consumo di caffè in Brasile è in crescita: tra gennaio e ottobre, secondo i dati Abic, è aumentato dello 0,78%. Per questo motivo, l’associazione sottolinea l’importanza di affrontare la questione con serietà. “Il caffè è un prodotto presente nel 98% delle case ed è la seconda bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua. Non può essere trattato con tanta superficialità”, ha concluso Silva, spiegando che l’intero settore è unito nella ricerca di soluzioni alle difficoltà produttive che hanno portato al recente aumento dei prezzi.

  • L’oro nero d’Etiopia: esportazioni di caffè da record superano i 1,8 miliardi di dollari

    L’oro nero d’Etiopia: esportazioni di caffè da record superano i 1,8 miliardi di dollari

    Un’ondata di successi sta travolgendo il settore del caffè in Etiopia, la culla ancestrale della Coffea arabica. Negli ultimi dieci mesi, le esportazioni hanno raggiunto l’impressionante cifra di 1,87 miliardi di dollari, segnando un aumento dell’87% rispetto allo stesso periodo precedente. Questo risultato storico, diffuso dall’Autorità Etiope per il Caffè e il Tè (ECTA), non solo evidenzia la forza crescente del Paese nel mercato globale, ma supera anche del 142% gli obiettivi prefissati dal governo, proiettando l’Etiopia verso un traguardo di oltre 2 miliardi di dollari entro la fine dell’anno fiscale (7 luglio), se il trend positivo si manterrà.

    I volumi esportati hanno toccato le 354.302 tonnellate (equivalenti a 5.905.033 sacchi), registrando una crescita del 70%. Dietro questi numeri da record si cela una serie di riforme mirate e condizioni di mercato favorevoli, come sottolineato da Adugna Debela, direttore generale dell’ECTA. Debela ha evidenziato in particolare i progressi significativi compiuti dall’Etiopia nella tracciabilità e nel controllo qualità, due fattori cruciali che aumentano la fiducia dei mercati internazionali. Inoltre, il migliorato accesso ai buyer internazionali, facilitato da piattaforme di aste digitali e accordi commerciali bilaterali, ha giocato un ruolo fondamentale nell’espansione del mercato.

    Tradizionalmente, Germania, Arabia Saudita e Stati Uniti si confermano i principali acquirenti del caffè etiope, un’indicazione della consolidata presenza del Paese in mercati chiave e della sua capacità di soddisfare diverse esigenze di consumo.

    L’Etiopia conta su circa 5 milioni di piccoli agricoltori che si dedicano alla coltivazione del caffè, e per molti di loro, questa coltura rappresenta la principale fonte di reddito. Il successo di questi agricoltori è intrinsecamente legato al supporto governativo. Il governo etiope ha rafforzato il sostegno ai piccoli produttori attraverso la fornitura di input essenziali, la diffusione di sistemi avanzati di irrigazione e il miglioramento delle infrastrutture rurali. Questi interventi hanno non solo aumentato la produttività, ma anche migliorato le condizioni di vita di milioni di persone coinvolte nella filiera del caffè.

  • La febbre del caffè coreana si raffredda: chiudono centinaia di bar

    La febbre del caffè coreana si raffredda: chiudono centinaia di bar

    Dopo anni di espansione inarrestabile, il mercato delle caffetterie in Corea del Sud sta mostrando i primi segni di rallentamento. Quello che per molti è stato un vero e proprio “miracolo del caffè”, con locali che spuntavano a ogni angolo, sembra aver raggiunto il suo punto di saturazione. Le ultime statistiche fiscali dipingono un quadro chiaro: nel primo trimestre del 2025, il numero di caffè e rivendite di bevande ha registrato un saldo negativo di 743 esercizi rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi a un totale di 95.337 unità registrate.

    Sebbene il calo non sia particolarmente marcato, la sua importanza risiede nel fatto che rappresenta la prima battuta d’arresto dopo sette anni di crescita ininterrotta. Un’espansione che ha visto il numero di locali più che raddoppiare, passando da 45.203 unità nel 2018 a 96.080 nel 2024. Persino durante la pandemia di COVID-19, quando molti settori hanno sofferto, le caffetterie coreane hanno continuato a prosperare. Ora, però, il trend si inverte.

    Questa flessione non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di declino che sta interessando molte altre categorie del settore fuori casa, tra cui pizzerie, ristoranti e, in particolare, i bar tradizionali, che hanno segnato il calo più drastico con 1.802 unità in meno. Diversi fattori contribuiscono a questo raffreddamento.

    Un elemento chiave è il calo generale del consumo di caffè. Sebbene la Corea del Sud rimanga uno dei maggiori consumatori di caffè pro capite al mondo, con una media di circa 377 tazze all’anno per persona secondo dati recenti, si osserva una saturazione del mercato e un cambiamento nelle abitudini dei consumatori. La cultura del “home brewing” è in crescita, con sempre più persone che preferiscono preparare il caffè a casa, spesso investendo in attrezzature di qualità. Questo riduce la frequenza delle visite alle caffetterie.

    Inoltre, l’eccessiva offerta di locali ha reso il mercato altamente competitivo, rendendo difficile per i nuovi esercizi e anche per quelli consolidati sostenere i costi operativi in un contesto di margini ridotti. L’aumento dei costi di affitto e del personale, unito a una domanda che non cresce più con la stessa intensità, sta mettendo a dura prova la redditività.

    La Corea del Sud, famosa per le sue caffetterie dal design innovativo e l’ampia offerta di bevande speciali, potrebbe ora essere costretta a un ripensamento strategico.

  • Caffè: fortune opposte per Brasile e Colombia nella raccolta

    Caffè: fortune opposte per Brasile e Colombia nella raccolta

    Il mercato globale del caffè è testimone di un netto contrasto nelle operazioni di raccolta tra i due giganti sudamericani, Brasile e Colombia. Mentre il Brasile beneficia di un clima secco che favorisce una raccolta rapida e abbondante, la Colombia è alle prese con piogge torrenziali che minacciano il suo prezioso raccolto.

    In Brasile, la raccolta del nuovo raccolto, in particolare del Robusta (conilon), procede a pieno ritmo. Lo stato di Espírito Santo, tra i maggiori produttori di questa varietà, sta registrando progressi significativi grazie alle condizioni climatiche favorevoli. Si prevede che il maggior volume di caffè brasiliano raggiungerà il mercato a giugno, contribuendo a una pressione al ribasso sui prezzi internazionali, data la posizione del Brasile come maggiore produttore ed esportatore mondiale.

    Parallelamente, la Colombia, terzo produttore mondiale e leader nell’Arabica lavato, sta affrontando serie difficoltà. Le piogge incessanti nelle regioni di coltivazione del caffè stanno ostacolando la raccolta del Mitaca 2025/26, la seconda e principale stagione del Paese. Oltre a rendere arduo il lavoro nei campi, il clima umido mette a rischio lo sviluppo delle piantagioni.

    Queste condizioni avverse hanno spinto le società di consulenza a rivedere al ribasso le loro previsioni sulla produzione colombiana. Hedgepoint Global Markets ha tagliato la stima per la produzione di Arabica da 12,9 milioni a 12,4 milioni di sacchi, segnando una riduzione dello 0,7% rispetto al ciclo precedente (2024/25). Tale calo dovrebbe riflettersi anche sulle esportazioni colombiane, con volumi attesi a 13,1 milioni di sacchi, il 4,6% in meno rispetto al 2024/25. Per far fronte agli impegni internazionali, il Paese potrebbe dover ricorrere all’importazione di caffè da altre fonti, incluso il Brasile.

    Anche il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha pubblicato le sue prime previsioni per la prossima stagione, stimando una produzione colombiana di 12,5 milioni di sacchi nel 2025/26, con un calo del 5,6% rispetto al ciclo precedente, e un calo del 4,1% delle esportazioni, attese a 11,8 milioni di sacchi.

    La Federazione Colombiana del Caffè ha confermato che le piogge in corso stanno già ritardando di sei settimane il raccolto 2025/26. Sebbene le previsioni per la fine dell’attuale ciclo dell’Arabica (2024/25) indichino una crescita del 17,5% (fino a 15 milioni di sacchi da 60 chili), il ritardo in corso preoccupa per la prossima stagione.

    La revisione al ribasso del raccolto colombiano ha portato Hedgepoint a rivedere anche l’equilibrio tra domanda e offerta globale, prevedendo ora un deficit di 800.000 sacchi nel 2025/26. Nonostante questa prospettiva di deficit, i prezzi dei futures hanno mostrato un calo negli ultimi giorni. Gli analisti attribuiscono questa tendenza alle aspettative di un miglioramento complessivo dell’offerta globale, alimentate dall’avanzamento dei raccolti in Brasile e Indonesia.