L’Italia consolida il suo primato nell’esportazione di caffè torrefatto verso gli Stati Uniti, nonostante le crescenti tensioni commerciali a livello globale. I dati recenti mostrano che l’anno scorso l’Italia ha esportato caffè torrefatto negli USA per un valore di 143,4 milioni di euro, rappresentando il 62,8% del totale delle esportazioni del settore dai 27 paesi dell’Unione Europea. Questo risultato è ancora più significativo se si considera che le esportazioni totali dell’UE di caffè torrefatto verso gli USA sono cresciute del 10,2%, raggiungendo i 228,5 milioni di euro.
La Germania si posiziona al secondo posto, ma con un distacco notevole, con un export di 34,5 milioni di euro. Questi numeri evidenziano la leadership indiscussa dell’Italia, che ha saputo capitalizzare la crescente domanda di caffè di alta qualità e di specialità da parte del mercato americano. La robusta presenza di marchi italiani sul suolo statunitense e la reputazione del “made in Italy” nel settore continuano a spingere il successo delle esportazioni.
Il quadro del commercio del caffè tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti non si limita al solo torrefatto. Le esportazioni complessive di caffè in tutte le sue forme (verde, torrefatto e solubile) dall’UE agli USA hanno raggiunto un totale di 631,84 milioni di euro. Nello specifico, le esportazioni di caffè verde (principalmente decaffeinato) hanno toccato i 274 milioni di euro, mentre quelle di caffè solubile hanno superato i 129 milioni di euro. Questo flusso commerciale è decisamente sbilanciato in favore dell’UE, considerando che nello stesso periodo le importazioni di caffè dagli USA verso l’Europa si sono attestate a circa 24 milioni di euro, di cui solo 2 milioni di caffè torrefatto.
Un fattore cruciale che ha finora favorito il commercio tra UE e USA è stata la politica del presidente Trump di applicare dazi zero per le “risorse naturali non coltivate negli Stati Uniti”, nell’ambito degli accordi con l’Unione Europea. Il caffè, non essendo una produzione agricola significativa negli USA (con l’eccezione di piccole aree come le Hawaii), è rientrato in questa categoria, garantendo un vantaggio competitivo ai paesi europei esportatori. Tuttavia, le recenti tensioni diplomatiche e l’introduzione di nuovi dazi su altri settori, in particolare nei confronti di paesi come il Brasile, mettono in allerta gli operatori del settore.