Categoria: Caffè

  • Industrie del caffè puntano sul solubile: Nestlé Brasil in testa agli investimenti

    Industrie del caffè puntano sul solubile: Nestlé Brasil in testa agli investimenti

    Con i prezzi del caffè in continuo rialzo e la produzione sotto pressione a causa della siccità, molte aziende del settore stanno ripensando le proprie strategie. Tra queste, Nestlé si muove con decisione: la sua filiale brasiliana ha annunciato un investimento da 1 miliardo di reais entro il 2028 per espandere la produzione di caffè solubile nello stabilimento di Araras, nello stato di San Paolo.

    L’intervento prevede l’installazione di una nuova linea di estrazione all’avanguardia, che consentirà un aumento del 10% della capacità produttiva dell’impianto, già oggi tra i principali poli di produzione di caffè istantaneo del gruppo. Attualmente, Nestlé produce circa 33.000 tonnellate annue di caffè solubile ad Araras, destinate in parte al mercato interno ma soprattutto all’export in 65 paesi, tra cui Cile, Canada e Argentina.

    L’annuncio arriva in un momento delicato per il mercato del caffè. I prezzi dell’Arabica sono aumentati sensibilmente nelle ultime settimane, spinti dal clima secco in Brasile e dalle scorte in calo. E se da un lato i produttori devono fare i conti con costi crescenti, dall’altro cercano soluzioni che consentano maggiore efficienza. Il solubile, in questo contesto, offre un vantaggio: margini più stabili, lavorazione più controllabile, e una domanda in crescita.

    Non è un caso, infatti, che anche altre aziende del settore, come 3 Corações e Melitta, abbiano recentemente ritoccato al rialzo i prezzi dei loro prodotti solubili. In parallelo, si moltiplicano gli investimenti in tecnologia e sostenibilità: ad Araras, ad esempio, una parte dell’energia necessaria alla produzione sarà recuperata dal vapore acqueo generato durante il processo di essiccazione del caffè.

    Il messaggio è chiaro: in un mercato sempre più esposto a rischi climatici e speculativi, le grandi aziende puntano su efficienza, innovazione e prodotti a valore aggiunto. E il caffè solubile, a lungo considerato una seconda scelta, potrebbe tornare ad avere un ruolo centrale.

  • Prezzi del caffè tra siccità e incertezze: mercati ancora senza direzione chiara

    Prezzi del caffè tra siccità e incertezze: mercati ancora senza direzione chiara

    Il mercato globale del caffè continua a muoversi in territorio incerto, con i prezzi che alternano rialzi e ribassi a seconda degli umori del clima, delle previsioni meteo e delle dinamiche macroeconomiche. I due principali riferimenti internazionali – Arabica e Robusta – hanno mostrato comportamenti divergenti nelle ultime sedute, riflettendo i fattori specifici che influenzano ciascuna varietà.

    L’Arabica con scadenza dicembre (KCZ25) ha chiuso giovedì 11 settembre in calo dello 0,80% (-0,21%), arretrando dopo il rialzo registrato all’inizio della settimana. La debolezza è legata in parte alle nuove previsioni meteo per il Brasile, che indicano un possibile ritorno delle piogge nella regione di Minas Gerais, la più importante per la coltivazione dell’Arabica. Le indicazioni sono arrivate da Climatempo, che prevede precipitazioni nella settimana entrante: una prospettiva che ha spinto gli operatori a ridurre le posizioni rialziste.

    Fino alla settimana conclusa il 6 settembre, Minas Gerais non aveva registrato precipitazioni significative, come riportato da Somar Meteorologia. Questo aveva sostenuto le quotazioni dell’Arabica, in vista della delicata fase di fioritura delle piante.

    Diverso il comportamento del Robusta con scadenza novembre (RMX25), che nella stessa seduta dell’11 settembre ha chiuso in rialzo dello 0,98% (+44 punti). A trainare la varietà più resistente sono sia le condizioni produttive incerte in alcune aree asiatiche, sia una domanda che si mantiene solida, in particolare da parte dell’industria del caffè istantaneo.

    A complicare ulteriormente lo scenario resta il tema delle scorte certificate: i dati ICE indicano livelli prossimi ai minimi degli ultimi 16 mesi, sotto i 700 mila sacchi per l’Arabica. Un segnale che conferma la tensione sul lato dell’offerta.

  • Brasile: esportazioni in calo del 17,5% rispetto ad agosto 2024

    Brasile: esportazioni in calo del 17,5% rispetto ad agosto 2024

    Il Brasile ha esportato 3,144 milioni di sacchi di caffè da 60 kg ad agosto 2025, registrando un calo del 17,5% rispetto allo stesso mese del 2024. Nonostante la riduzione nei volumi, le entrate in valuta estera sono aumentate del 12,7%, raggiungendo 1,1 miliardi di dollari, grazie ai prezzi internazionali più elevati.

    Secondo il presidente del Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè, Márcio Ferreira, il calo delle esportazioni era prevedibile dopo i record del 2024 e un raccolto inferiore al massimo potenziale. A influire negativamente è stato anche l’aumento del 50% dei dazi imposti dagli Stati Uniti sul caffè brasiliano, che ha ridotto le importazioni americane ad agosto a 301.000 sacchi, con un calo del 46% rispetto a un anno fa. Gli Stati Uniti sono così scesi al secondo posto tra gli acquirenti, superati dalla Germania, che ha importato 414.000 sacchi.

    Ferreira sottolinea che l’aumento dei dazi ha provocato una forte volatilità nei prezzi internazionali del caffè, con un incremento del 29,7% del prezzo dell’Arabica alla Borsa di New York da inizio agosto a fine mese. Se le tariffe resteranno elevate, le esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbero diventare impraticabili, con conseguenze anche per i consumatori americani, che si troverebbero a pagare di più per il caffè.

    Nel periodo gennaio-agosto 2025, il Brasile ha esportato 25,3 milioni di sacchi, in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, ma con ricavi record di 9,7 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti rimangono il principale mercato, con 4 milioni di sacchi importati (-20,8%), seguiti da Germania, Italia, Giappone e Belgio.

    L’Arabica rappresenta il 79,8% delle esportazioni con 20,2 milioni di sacchi, in calo del 13%, mentre il conilon e il robusta coprono il 10,1%. Il segmento del caffè solubile rappresenta quasi il 10% delle esportazioni.

    Le esportazioni di caffè certificato per pratiche sostenibili o di qualità superiore ammontano a 5,1 milioni di sacchi, pari al 20,1% del totale, con un calo del 9,3% rispetto all’anno precedente. Questi prodotti hanno generato ricavi per 2,18 miliardi di dollari, in crescita del 54,2%. Gli Stati Uniti sono il principale mercato per il caffè premium, seguiti da Germania, Belgio, Paesi Bassi e Italia.

  • Il fatturato del caffè brasiliano vola: crescita del 170% in dieci anni

    Il fatturato del caffè brasiliano vola: crescita del 170% in dieci anni

    Il fatturato lordo della produzione di caffè brasiliana nel 2025 è stimato in 119,05 miliardi di R$. Se questa previsione venisse confermata, si tratterebbe di un aumento di circa il 170% rispetto ai 44,21 miliardi di R$ incassati dieci anni fa, nel 2016.

    Un’analisi più approfondita rivela che questo boom è guidato da dinamiche diverse per le due principali specie di caffè. Il valore lordo della produzione del caffè Arabica è stimato a 86,59 miliardi di R$ per il 2025, un aumento del 127,3% rispetto al 2016. Tuttavia, è il caffè della specie Coffea canephora (Robusta+conilon) a registrare la crescita più esplosiva, con un’impennata del 438,3% in un decennio. Il fatturato generato da questa varietà è passato da 6,03 miliardi di R$ a ben 32,45 miliardi di R$ previsti per quest’anno.

    Anche a livello regionale si osservano notevoli differenze di crescita. La regione del Sud-Est, che è il cuore della produzione di caffè in Brasile, ha visto un aumento del 157,6% del fatturato, passando da 39,80 a 102,55 miliardi di R$. Tuttavia, il Nord-Est e il Nord del paese hanno registrato crescite ancora più impressionanti, rispettivamente del 382,8% (da 1,84 a 8,89 miliardi di R$) e del 312,8% (da 1,19 a 4,93 miliardi di R$).

    La regione del Sud ha mostrato una crescita più moderata, circa l’83,6%, con un fatturato che passa da 931,37 milioni di R$ a circa 1,71 miliardi di R$. Infine, la regione del Centro-Ovest, pur avendo il fatturato più basso, ha registrato una crescita significativa del 170% nell’ultimo decennio, arrivando a 959,46 milioni di R$ rispetto ai 355,31 milioni di R$ del 2016.

  • La produzione di caffè del 2025 in Brasile cresce dell’1,8%

    La produzione di caffè del 2025 in Brasile cresce dell’1,8%

    Con il 96% della superficie coltivata a caffè già raccolto a fine agosto, la produzione del 2025 in Brasile è stimata in 55,2 milioni di sacchi, con una crescita dell’1,8% rispetto al 2024. I dati, contenuti nel terzo censimento del raccolto pubblicato il 4 settembre dalla National Supply Company (Conab), mostrano che l’aumento è trainato da un recupero del 3% della produttività media nazionale, che è passata da 28,8 a 29,7 sacchi per ettaro. La superficie in produzione è stimata in 1,86 milioni di ettari (-1,2% rispetto al 2024), mentre quella in fase di sviluppo è aumentata dell’11,9%, arrivando potenzialmente a 395.800 ettari.

    La produzione di caffè Arabica è stimata in 35,2 milioni di sacchi, con una riduzione dell’11,2% rispetto al raccolto precedente. Questo calo è dovuto principalmente al basso ciclo biennale e alla riduzione della superficie coltivata. Nello stato di Minas Gerais, il principale produttore, si prevede un calo del 10,8% (24,7 milioni di sacchi). Oltre al ciclo biennale negativo, anche un lungo periodo di siccità ha influito sul calo previsto.

    Nel caso del conilon (Robusta), la produzione è stimata in 20,1 milioni di sacchi, con un aumento del 37,2% rispetto al raccolto precedente. Questo risultato è attribuito a una migliore regolarità climatica e a una buona formazione dei frutti, soprattutto nello stato di Espírito Santo, che rappresenta il 69% della produzione nazionale e dove si prevede un aumento del 40,3% (13,8 milioni di sacchi).

    Sul fronte del mercato, il Brasile ha esportato 23,7 milioni di sacchi di caffè da gennaio a luglio 2025 (-16,4% rispetto allo stesso periodo del 2024), secondo i dati del Ministero dello Sviluppo, dell’Industria, del Commercio e dei Servizi (MDIC). Nonostante il calo dei volumi, il valore delle esportazioni ha raggiunto circa 9 miliardi di dollari, con un aumento del 44,1% e il valore più alto mai registrato per il periodo. Questo incremento è stato determinato dall’aumento dei prezzi internazionali del caffè.

  • Danimarca: via le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto

    Danimarca: via le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto

    Il governo danese è pronto a eliminare le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto dei cittadini. L’annuncio potrebbe arrivare con la prossima legge di bilancio, che sarà finalizzata entro l’inizio di dicembre. La decisione, che abolisce una delle imposte più antiche del Paese, riflette l’urgenza di affrontare l’aumento dei costi che sta colpendo le famiglie in tutta Europa.

    L’imposta sul cacao era considerata la più complessa e burocratica tra quelle danesi. La sua eliminazione arriva dopo un anno in cui i prezzi del cioccolato sono saliti del 25% e quelli del caffè del 35%, dati dalle statistiche nazionali. L’abolizione di queste tasse comporterebbe per il governo una perdita stimata di 320 milioni di euro, ma la scelta è di agire direttamente sul portafoglio dei consumatori. I danesi sono tra i maggiori consumatori di cioccolato in Europa e bevono in media più di tre tazze di caffè al giorno a persona.

    L’aumento dei prezzi del caffè, come quello del cacao, sta impattando i consumi non solo in Danimarca, ma anche in altri mercati. L’espressione “distruggere la domanda” è stata usata dai commercianti per descrivere come i prezzi elevati stiano frenando il consumo, un fenomeno che si osserva anche in Europa e negli Stati Uniti, dove i mercati sono stagnanti da diversi anni.

    Anche in Brasile, il più grande esportatore mondiale di caffè Arabica, i consumi interni sono diminuiti. Tra luglio e agosto 2025, i prezzi del caffè crudo sono aumentati del 25% a livello locale, secondo l’Associazione Brasiliana dell’Industria del Caffè (ABIC).

    Nonostante l’aumento globale dei prezzi abbia avuto un impatto anche sulle importazioni asiatiche quest’anno, l’Asia si conferma come una delle regioni con il maggiore potenziale di crescita per il caffè. Il mercato in Asia e Oceania sta crescendo a un tasso superiore al 2%, che secondo il trader Sucafina potrebbe raddoppiare rapidamente.

    Questo trend non è passato inosservato, come dimostra l’attenzione dell’organizzazione brasiliana Cecafé verso il mercato cinese. In Cina, la domanda ha superato i 4 milioni di sacchi da 60 kg all’anno e non mostra segni di rallentamento. Anche la Corea del Sud si distingue come mercato in crescita, con un consumo che negli ultimi dieci anni ha superato i 3 milioni di sacchi.

  • La siccità in Brasile fa aumentare i prezzi del caffè

    La siccità in Brasile fa aumentare i prezzi del caffè

    I prezzi dell’Arabica hanno raggiunto un nuovo picco settimanale. La causa principale? Le condizioni meteorologiche allarmanti in Brasile, il più grande produttore mondiale. La regione del Minas Gerais, cuore della produzione di caffè Arabica, non ha visto una goccia di pioggia per tutta la scorsa settimana. Questo periodo di siccità è arrivato in una fase cruciale per la fioritura delle piante, sollevando seri timori sui futuri raccolti e spingendo gli investitori a rilanciare le quotazioni.

    Inoltre, i segnali di un calo delle esportazioni e di una catena di approvvigionamento globale sempre più stretta stanno alimentando l’incertezza del mercato.

    Le tensioni sul mercato non provengono solo dal Brasile. Anche il Vietnam, secondo produttore mondiale, sta lottando contro gli effetti di una siccità che ha ridotto la sua produzione ed esportazione. In più, negli Stati Uniti, gli importatori stanno annullando alcuni contratti per l’importazione di caffè brasiliano a causa degli elevati dazi doganali, riducendo ulteriormente la disponibilità di caffè sul mercato americano.

    Nonostante le previsioni indichino un aumento della produzione globale nella prossima stagione, l’offerta di caffè Arabica potrebbe rimanere in deficit per il quinto anno consecutivo. Questa carenza persistente mantiene alta la pressione sui prezzi e solleva seri interrogativi sulla stabilità futura delle forniture di questa varietà.

  • Il caffè brasiliano si ispira al succo d’arancia per sfuggire ai dazi

    Il caffè brasiliano si ispira al succo d’arancia per sfuggire ai dazi

    Le associazioni di settore del caffè stanno intraprendendo una campagna per persuadere il governo degli Stati Uniti a non imporre dazi su alcuni prodotti brasiliani, sostenendo che tali misure danneggerebbero i consumatori americani. Questa strategia, secondo il deputato federale Pedro Lupion, presidente del Fronte Parlamentare dell’Agricoltura (FPA), ricalca un precedente successo dell’industria del succo d’arancia.

    Il settore del caffè ha assunto società di lobbying specializzate, insieme a consulenti commerciali e agricoli, per dimostrare che l’aumento delle tasse sui prodotti brasiliani comporterebbe un costo maggiore per i consumatori statunitensi. Lupion ha citato l’esperienza dell’industria degli agrumi, che ha evitato l’imposizione di dazi dimostrando che una potenziale tassa avrebbe reso più costosa la colazione americana.

    “Siamo sulla stessa strada per quanto riguarda il caffè,” ha affermato il deputato durante il Forum sull’Agribusiness, tenutosi presso la Società Rurale del Paraná (SRP) a Londrina, Paraná.

    Nonostante l’ottimismo, Lupion ha sottolineato che la questione è legata anche a dinamiche politiche e non ha fornito una tempistica precisa per l’esito della campagna. Ha comunque espresso fiducia nel fatto che i produttori di caffè brasiliani riceveranno presto buone notizie.

  • Produzione di caffè in calo in Alta Mogiana

    Produzione di caffè in calo in Alta Mogiana

    Il raccolto di caffè nella regione brasiliana di Alta Mogiana si avvia alla conclusione con risultati deludenti. I produttori locali lamentano perdite di produttività fino al 30%, causate principalmente da una combinazione di siccità prolungata e temperature elevate che hanno compromesso le fioriture.

    La regione ha attraversato un periodo di sei mesi di siccità tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Nonostante il ritorno delle piogge a ottobre, il caldo intenso ha impedito una corretta allegagione dei fiori. A peggiorare la situazione, una nuova ondata di siccità a febbraio, durata oltre 30 giorni, ha ulteriormente danneggiato la formazione dei chicchi.

    I risultati si sono manifestati durante la raccolta: le rese sono diminuite significativamente. I chicchi raccolti sono risultati meno pieni e più leggeri, costringendo i produttori a utilizzare una quantità maggiore di frutti per riempire un singolo sacco. Questa situazione, che si è ripetuta anche in altre zone del Paese, ha avuto un impatto diretto sui volumi di produzione finale.

    Nonostante le difficoltà attuali, c’è un cauto ottimismo per la prossima stagione. Le recenti piogge di maggio e luglio hanno contribuito a rinvigorire le piante, ripristinandone la salute. Le prospettive per il raccolto del 2026 appaiono, per ora, più positive, con l’auspicio che il clima diventi un alleato e non più un ostacolo.

  • Rivoluzione al vertice di Nestlé: il nuovo CEO è Philipp Navratil

    Rivoluzione al vertice di Nestlé: il nuovo CEO è Philipp Navratil

    Nuovo scossone ai piani alti di Nestlé: l’azienda ha nominato Philipp Navratil, attuale CEO di Nespresso, come suo nuovo amministratore delegato. L’annuncio arriva dopo l’inattesa uscita di scena di Laurent Freixe, licenziato a seguito di un’indagine interna per una “relazione sentimentale non dichiarata” con una sua subalterna.

    La nomina di Navratil segna la terza volta che l’azienda cambia leadership in meno di due anni, un segnale di forte instabilità che ha preoccupato non poco gli investitori. Freixe era subentrato a Mark Schneider solo nel settembre 2024, ma il suo mandato è durato poco più di un anno, un periodo in cui le azioni Nestlé sono scese ulteriormente del 17%.

    Il turnover costante al vertice di Nestlé ha generato incertezza nel mercato. Le azioni della società, già in calo del 30% sotto la guida di Schneider, hanno continuato a perdere terreno con Freixe, rendendo urgente una soluzione. La decisione di allontanare Freixe, pur se motivata da questioni di governance, ha causato un’ulteriore flessione del 3,2% nelle prime ore di contrattazione.

    Gli investitori chiedono ora stabilità e un chiaro piano per rilanciare le vendite e riconquistare la fiducia. Il mandato di Schneider, sebbene avesse mostrato alcuni segnali positivi durante la pandemia, fu segnato da una debole crescita post-Covid e da un rallentamento nello sviluppo di nuovi prodotti. Freixe, invece, pur essendo un veterano dell’azienda, non è riuscito a invertire la rotta.

    Philipp Navratil, che ha alle spalle una lunga carriera in Nestlé, entra in carica in un momento critico. Dopo aver ricoperto vari ruoli chiave, tra cui la direzione di Nespresso, si trova ora di fronte alla difficile missione di invertire una tendenza negativa che ha visto due dei suoi predecessori fallire nel giro di poco tempo. La grande domanda che si pongono i mercati è se Navratil riuscirà a stabilizzare l’azienda e a guidarla verso una crescita duratura, riportando la fiducia degli investitori.