Categoria: Caffè

  • Mercato del caffè brasiliano: la raccolta fa scendere i prezzi a luglio

    Mercato del caffè brasiliano: la raccolta fa scendere i prezzi a luglio

    Nel mese di luglio, i prezzi del caffè sul mercato brasiliano sono diminuiti, spinti dall’avanzamento della raccolta. Secondo il Center for Advanced Studies in Applied Economics (Cepea), il caffè arabica ha registrato un calo dell’1,2%, con il prezzo per un sacco da 60 chili che si è attestato a R$ 1.811,87. La flessione è stata ancora più marcata per la varietà robusta, che ha perso il 6,9%, chiudendo il mese a R$ 1.028,45 per sacco.

    Le indagini di Cepea hanno confermato che il raccolto sta procedendo a ritmo sostenuto: l’arabica ha già raggiunto tra il 70% e l’80% della produzione prevista, mentre la robusta è stata raccolta nella maggior parte delle regioni di Espírito Santo e Rondônia. Questo aumento dell’offerta interna ha esercitato una pressione ribassista sui prezzi, attenuando il rally che aveva caratterizzato l’inizio di agosto sui mercati internazionali.

    Tuttavia, le dinamiche di mercato sono in continua evoluzione. Sebbene a luglio i prezzi brasiliani siano diminuiti, a inizio agosto si è verificata una temporanea impennata sui mercati di New York e Londra, alimentata dalle preoccupazioni per il clima secco in Brasile e dalle incertezze geopolitiche legate ai dazi statunitensi. Nonostante un successivo ribasso, il quadro rimane volatile, in un contesto dove il mercato si trova in una fase di forte incertezza tra le previsioni di raccolto abbondante e le tensioni commerciali.

  • Dazi sul caffè brasiliano: la pressione aumenta da entrambe le parti

    Dazi sul caffè brasiliano: la pressione aumenta da entrambe le parti

    La controversia sui dazi statunitensi sul caffè brasiliano si intensifica, con una mobilitazione crescente da parte di esportatori, importatori e consumatori. Nonostante lo scoraggiamento iniziale, gli esportatori brasiliani non mollano la presa, mentre negli Stati Uniti la preoccupazione per i prezzi al consumo inizia a farsi sentire, anche attraverso i social media.

    Gli esportatori brasiliani continuano a spingere per un’inversione dei dazi statunitensi, che sono passati dal 10% al 50%. La speranza è quella di un’esenzione che riporterebbe il Brasile in una posizione di parità con gli altri paesi esportatori. “Continueremo a lavorare per garantire che il caffè venga incluso nell’elenco delle esenzioni del Brasile, escluso dall’imposta aggiuntiva del 40% e tassato al tasso del 10% inizialmente annunciato ad aprile”, ha dichiarato Cecafé, l’associazione degli esportatori di caffè.

    Nonostante il forte senso di scoraggiamento e l’incertezza sulla posizione di Washington, le trattative non si fermano. Sono in corso incontri con enti nazionali e internazionali per cercare una soluzione che eviti perdite significative per entrambe le parti. Al momento, i contratti firmati prima dell’annuncio dei nuovi dazi non sono interessati dalla tariffa maggiorata, e non si registrano ancora rescissioni su larga scala, anche se sono in corso revisioni dei prezzi.

    L’argomentazione chiave del Brasile è che gli Stati Uniti non sono autosufficienti nella produzione di caffè e che una tariffa così elevata finirebbe per danneggiare il più grande consumatore mondiale. L’America importa oltre 24 milioni di sacchi all’anno e il Brasile è il suo principale fornitore.

    Anche negli Stati Uniti la pressione per un cambio di rotta sta montando. Gli importatori di caffè, direttamente colpiti dalle tariffe, stanno cercando di far valere le loro ragioni. Ma la protesta si sta allargando anche ai consumatori. Sui social media, in particolare su X (precedentemente Twitter), gli americani stanno condividendo immagini dei prezzi del caffè, esprimendo preoccupazione per i potenziali aumenti di costo.

    Questa reazione online, sebbene non risolva il problema nell’immediato, contribuisce indirettamente a mettere pressione sull’amministrazione in carica. Il timore di non riuscire ad assorbire l’aumento dei costi dei prodotti di base come il caffè potrebbe spingere Washington a riconsiderare la sua posizione, in un contesto dove i dazi sono stati giustificati da motivazioni diplomatiche e non economiche.

  • Pechino apre ai produttori brasiliani, ma la vera svolta è in Africa

    Pechino apre ai produttori brasiliani, ma la vera svolta è in Africa

    Nel complicato scacchiere del commercio globale, la Cina sta ridisegnando le sue alleanze nel mercato del caffè. Se da un lato ha aperto le porte a 183 aziende brasiliane, dall’altro sta consolidando la sua strategia in Africa, una mossa che potrebbe avere un impatto significativo sui flussi commerciali tradizionali.

    Nel complicato scacchiere del commercio globale, la Cina sta ridisegnando le sue alleanze nel mercato del caffè. Se da un lato ha aperto le porte a 183 aziende brasiliane, dall’altro sta consolidando la sua strategia in Africa, una mossa che potrebbe avere un impatto significativo sui flussi commerciali tradizionali.


    Lo scorso 31 luglio, Pechino ha autorizzato 183 produttori di caffè brasiliani a esportare nel mercato cinese. Un gesto diplomatico importante, che tuttavia non si traduce in un aumento immediato dei volumi di importazione. Come sottolineato da un esperto di settore, la misura facilita le negoziazioni, ma un decreto doganale del 2022 richiede ancora l’accreditamento degli stabilimenti. L’analista osserva che “la qualificazione e l’accreditamento segnalano una facilitazione delle negoziazioni, ma non un aumento diretto degli acquisti”. Pertanto, qualsiasi eccedenza di caffè in Brasile non verrà automaticamente convogliata verso il mercato cinese.

    Il vero punto di svolta, secondo un analista di mercato, è la strategia cinese in Africa. A giugno, Pechino ha eliminato i dazi all’importazione per il caffè proveniente da 53 paesi africani, ampliando un’iniziativa che in precedenza riguardava solo 33 nazioni. La misura estende l’accesso senza dazi a importanti economie come Nigeria, Sudafrica, Egitto e Algeria. L’obiettivo è chiaro: diversificare i fornitori e ridurre la dipendenza da un unico partner, in un momento in cui il consumo di caffè in Cina cresce a un ritmo sostenuto del 21% annuo dal 2010, superando di gran lunga la media globale.

    Questa mossa non è casuale. Arriva in un contesto di tensioni e sanzioni imposte dall’amministrazione statunitense su materie prime di decine di paesi, rendendo la Cina una destinazione più attraente e meno onerosa per gli esportatori africani. A differenza dell’Unione Europea, che sta rafforzando le normative commerciali con leggi come la EUDR (legge anti-deforestazione) che potrebbero interrompere le esportazioni dall’Africa all’Europa, la Cina si posiziona come un acquirente “senza intoppi”.

    Questa strategia sta già producendo effetti tangibili. Storicamente, l’Africa ha esportato il suo caffè principalmente verso l’Europa. Tuttavia, i dati più recenti mostrano un cambiamento significativo: l’Etiopia, ad esempio, ha iniziato a concentrare le sue esportazioni sui mercati asiatici (54,5%), superando l’Europa (29,5%). Questa tendenza, facilitata dalla politica cinese di dazi zero e dalle incertezze normative europee, è un chiaro segnale che Pechino sta riuscendo a ridisegnare la “mappa del commercio del caffè”, creando nuovi equilibri geopolitici e commerciali.

  • Italia regina UE del caffè torrefatto negli Usa: l’export vola

    Italia regina UE del caffè torrefatto negli Usa: l’export vola

    L’Italia consolida il suo primato nell’esportazione di caffè torrefatto verso gli Stati Uniti, nonostante le crescenti tensioni commerciali a livello globale. I dati recenti mostrano che l’anno scorso l’Italia ha esportato caffè torrefatto negli USA per un valore di 143,4 milioni di euro, rappresentando il 62,8% del totale delle esportazioni del settore dai 27 paesi dell’Unione Europea. Questo risultato è ancora più significativo se si considera che le esportazioni totali dell’UE di caffè torrefatto verso gli USA sono cresciute del 10,2%, raggiungendo i 228,5 milioni di euro.

    La Germania si posiziona al secondo posto, ma con un distacco notevole, con un export di 34,5 milioni di euro. Questi numeri evidenziano la leadership indiscussa dell’Italia, che ha saputo capitalizzare la crescente domanda di caffè di alta qualità e di specialità da parte del mercato americano. La robusta presenza di marchi italiani sul suolo statunitense e la reputazione del “made in Italy” nel settore continuano a spingere il successo delle esportazioni.

    Il quadro del commercio del caffè tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti non si limita al solo torrefatto. Le esportazioni complessive di caffè in tutte le sue forme (verde, torrefatto e solubile) dall’UE agli USA hanno raggiunto un totale di 631,84 milioni di euro. Nello specifico, le esportazioni di caffè verde (principalmente decaffeinato) hanno toccato i 274 milioni di euro, mentre quelle di caffè solubile hanno superato i 129 milioni di euro. Questo flusso commerciale è decisamente sbilanciato in favore dell’UE, considerando che nello stesso periodo le importazioni di caffè dagli USA verso l’Europa si sono attestate a circa 24 milioni di euro, di cui solo 2 milioni di caffè torrefatto.

    Un fattore cruciale che ha finora favorito il commercio tra UE e USA è stata la politica del presidente Trump di applicare dazi zero per le “risorse naturali non coltivate negli Stati Uniti”, nell’ambito degli accordi con l’Unione Europea. Il caffè, non essendo una produzione agricola significativa negli USA (con l’eccezione di piccole aree come le Hawaii), è rientrato in questa categoria, garantendo un vantaggio competitivo ai paesi europei esportatori. Tuttavia, le recenti tensioni diplomatiche e l’introduzione di nuovi dazi su altri settori, in particolare nei confronti di paesi come il Brasile, mettono in allerta gli operatori del settore.

  • Dazi USA contro il Brasile: è scontro commerciale

    Dazi USA contro il Brasile: è scontro commerciale

    Ieri 6 agosto, sono entrati ufficialmente in vigore i nuovi dazi statunitensi portando la tariffa dal 10% al 50%. La mossa, che ha colpito settori chiave come caffè, carne e zucchero, arriva in un momento di forte tensione diplomatica tra i due paesi.

    La Casa Bianca ha giustificato l’azione sostenendo che le accuse contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, attualmente ai domiciliari con l’accusa di tentato colpo di Stato, rappresentano una “minaccia insolita e straordinaria” per gli interessi economici e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

    La risposta di Brasilia non si è fatta attendere. Il governo ha immediatamente presentato una richiesta di consultazione formale all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), il primo passo per l’apertura di un contenzioso. Se non si raggiungerà un accordo, il Brasile ha già annunciato che chiederà l’istituzione di un comitato arbitrale del WTO.

    Fonti governative ritengono che l’iniziativa, sebbene a lungo termine, abbia un forte valore politico e simbolico. L’obiettivo principale è rafforzare la posizione geopolitica del Brasile sullo scacchiere internazionale, dimostrando la volontà di difendere attivamente i propri interessi commerciali.

  • Mercato del caffè, l’altalena dei prezzi: il rally dell’inizio settimana si sgonfia

    Mercato del caffè, l’altalena dei prezzi: il rally dell’inizio settimana si sgonfia

    Dopo un inizio settimana di forte rialzo, il mercato del caffè ha invertito la rotta, chiudendo in ribasso. Un “rally” alimentato da timori climatici e incertezze geopolitiche ha lasciato il posto a una correzione, con i prezzi che hanno risentito delle crescenti preoccupazioni per i dazi doganali e dell’aumento delle scorte globali.

    L’inizio della settimana ha visto i prezzi del caffè arabica in forte crescita, spinti da diversi fattori. I dati di Somar Meteorologia hanno evidenziato che la regione brasiliana del Minas Gerais, cruciale per la produzione, ha ricevuto solo il 31% della pioggia media storica. La siccità ha scatenato speculazioni su un possibile calo del raccolto, spingendo al rialzo i contratti a New York e a Londra. A New York, il contratto di settembre è passato da 288,55 a 298,70 centesimi, sfiorando la soglia dei 3 dollari. A Londra, il contratto di novembre ha chiuso a 3.338 dollari.

    La ripresa è stata di breve durata. Mercoledì, il mercato ha segnato una brusca frenata: il caffè arabica di settembre ha chiuso in ribasso del -5,30%, mentre il robusta ha perso lo -0,53%. La causa principale di questo calo è l’incertezza sui dazi doganali. Il presidente Trump non ha esentato il caffè brasiliano dal dazio del 50% sulle esportazioni, scatenando il timore che il Brasile possa trovarsi con un’eccedenza di scorte non vendute agli Stati Uniti, il che farebbe crollare i prezzi.

    A questo si aggiunge il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), che ha comunicato un aumento del 7,3% su base annua delle esportazioni globali a giugno, un segnale ribassista per i prezzi. Nonostante un calo delle scorte di arabica monitorate dall’ICE, che hanno toccato il minimo degli ultimi 14 mesi, le previsioni di un raccolto abbondante in Brasile e Vietnam continuano a influenzare negativamente l’umore del mercato. Le previsioni del Foreign Agricultural Service (FAS) dell’USDA indicano un aumento della produzione sia in Brasile (+0,5%) che in Vietnam (+6,9%), i due maggiori produttori mondiali rispettivamente di arabica e robusta.

  • L’UE, potenza globale del caffè: crescono le esportazioni di prodotti lavorati e si punta ai mercati emergenti

    L’UE, potenza globale del caffè: crescono le esportazioni di prodotti lavorati e si punta ai mercati emergenti

    L’Unione Europea sta consolidando la sua posizione non solo come importatore di caffè di primo piano, ma anche come un attore cruciale nel commercio globale di caffè lavorato, in particolare caffè tostato e solubile. Il blocco vanta un saldo commerciale nettamente favorevole in questi segmenti, dimostrando una notevole capacità di aggiungere valore al caffè importato e di riesportarlo.

    Nel 2024, come analizzato nell’European Coffee Report, le esportazioni di caffè verde decaffeinato dall’UE hanno superato le importazioni di circa 46.000 tonnellate, segnando un forte recupero e rafforzando la posizione del blocco in questo segmento. Ancora più significativo è il saldo commerciale per il caffè tostato, che evidenzia il ruolo dell’UE come hub di trasformazione e fornitore globale. Le esportazioni totali di caffè tostato e solubile hanno superato in valore le importazioni di circa tre volte, a testimonianza della robustezza del settore.

    Le aziende europee di caffè tostato stanno rivolgendo la loro attenzione a mercati strategici e in rapida evoluzione come Cina e Stati Uniti. Sebbene la Cina presenti sfide notevoli a causa della sua dinamica di consumo “fuori casa”, della forte concorrenza locale e delle specifiche preferenze dei consumatori, l’UE continua a esplorare le opportunità. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, nonostante un passato calo delle esportazioni statunitensi verso l’UE, si intravede un potenziale per gli esportatori europei.

    Un’impennata sorprendente si è registrata nelle esportazioni di caffè solubile verso il Messico, schizzate a 1.194 tonnellate nel 2024, con un aumento di sette volte in un solo anno. Anche il Canada si conferma un mercato importante, assorbendo il 15,5% delle esportazioni totali di caffè solubile dell’UE nel 2024. Al contrario, le esportazioni verso la Federazione Russa hanno proseguito il loro declino, riducendosi di due terzi dal 2016 e attestandosi a 3.909 tonnellate nel 2024.

  • Brasile e Vietnam dominano le esportazioni di caffè in Europa, l’Africa orientale emerge

    Brasile e Vietnam dominano le esportazioni di caffè in Europa, l’Africa orientale emerge

    Il mercato del caffè verde dell’Unione Europeacontinua a essere fortemente dipendente da un numero limitato di origini principali, con Brasile e Vietnam che mantengono le posizioni di leadership. Tuttavia, si osservano dinamiche interessanti che ridisegnano la mappa degli approvvigionamenti.

    Il Brasile si conferma il principale fornitore di caffè verde all’UE. Sebbene i dettagli specifici del volume non siano forniti in questo estratto, è chiaro che la sua quota di mercato rimane prevalente. Il Vietnam, specialista del caffè Robusta, rappresenta ben il 70% delle esportazioni totali di caffè verde dall’Asia verso l’UE. Le sue consegne sono state costanti, nonostante un calo complessivo della quota asiatica (escluso il Vietnam) all’8% delle importazioni di caffè verde dell’UE nel 2024.

    L’Africa emerge come una regione in crescita, con un’esportazione aggregata di poco meno di 400.000 tonnellate di caffè verde verso i paesi dell’UE nel 2024, con una quota di mercato del 13,8%. L’Uganda si è consolidata come il terzo fornitore di caffè verde all’UE, nonostante una diminuzione delle sue consegne nel 2024 (-6,3%), che segue un trend negativo iniziato nel 2023. Le esportazioni ugandesi verso l’UE hanno accumulato una riduzione del 10% dal 2022, sebbene le esportazioni complessive del paese siano aumentate a livello mondiale. Questo suggerisce un cambiamento nella base clienti dell’Uganda, con i paesi dell’UE che diventano meno rilevanti, forse anche a causa della Regolamentazione Europea sulla Deforestazione (EUDR) che spinge gli acquirenti europei a rifornirsi da paesi considerati “a basso rischio” come Brasile o Colombia. L’Uganda, leader nella produzione di caffè Robusta (80% della sua produzione), è comunque definita la “potenza del caffè in Africa”.

    L’Africa Orientale si distingue come la principale regione esportatrice di caffè in Africa. Oltre all’Uganda, le spedizioni dell’Etiopia sono aumentate in modo significativo nel 2024 (+38,5%), raggiungendo quasi 82.000 tonnellate. Nonostante questo aumento, l’Etiopia non è ancora tornata ai livelli del 2022.

    Dal Sud America, le esportazioni del Perù verso l’UE sono aumentate drasticamente nel 2024 (+32,1%), raggiungendo 109.617 tonnellate, posizionandolo come il settimo fornitore più grande. Questo aumento è attribuito a un surplus di sacchi della stagione precedente che non erano stati spediti nel 2023 per problemi logistici e speculativi. Le previsioni per il 2025 indicano un aumento della produzione peruviana, che potrebbe consolidare livelli di esportazione più elevati verso l’UE.

    In America Centrale, le esportazioni del Guatemala verso l’UE sono aumentate costantemente dal 2020, raggiungendo 34.000 tonnellate nel 2023 (+3,8%). Il Guatemala è ora l’undicesimo fornitore di caffè verde all’UE. Al contrario, il Nicaragua ha visto una diminuzione continua delle sue esportazioni verso l’UE dal 2020. Anche il Costa Rica e El Salvador hanno registrato riduzioni nelle consegne di caffè verde all’UE nel 2024. Il Messico, pur essendo tecnicamente in Nord America, si posiziona come il quindicesimo fornitore di caffè verde all’UE, con un aumento delle consegne nel 2024 (+20,2%), come riportato nell’European Coffee Report 2024/2025.

  • Importazioni di caffè verde nell’UE: la Germania guida la ripresa nel 2024

    Importazioni di caffè verde nell’UE: la Germania guida la ripresa nel 2024

    Il mercato europeo del caffè verde sta mostrando segni di ripresa nel 2024, con le importazioni totali nell’Unione Europea che hanno registrato una crescita significativa, annullando il calo del 2023. Tuttavia, i volumi rimangono al di sotto dei livelli pre-pandemici, segnalando una strada ancora lunga per un pieno recupero.

    Nel 2024, secondo l’European Coffee Report le importazioni di caffè verde della sola UE sono aumentate del 9,2% su base annua, raggiungendo i 2,90 milioni di tonnellate. Questa crescita è trainata principalmente dalla Germania, il “barometro” delle tendenze importatrici dell’UE, le cui importazioni sono balzate del 17,8% nel 2024, contribuendo per circa due terzi all’aumento complessivo del blocco. Dopo un calo del 9,6% nel 2023, le importazioni totali di caffè verde in Europa (che include anche Regno Unito, Svizzera, Norvegia e Islanda) si stimano non supereranno i 3,4 milioni di tonnellate nel 2024, ancora ben lontane dai 3,9-4,1 milioni di tonnellate registrati nel 2016 e 2017. Le importazioni sono diminuite di oltre il 18% in termini assoluti tra il 2016 e il 2024.

    Per quanto riguarda l’Europa occidentale (che comprende tutti i paesi dell’UE più Regno Unito, Svizzera, Norvegia e Islanda), le importazioni aggregate di caffè verde hanno raggiunto 3,27 milioni di tonnellate nel 2024 (+8,1% su base annua). I paesi dell’UE assorbono l’88,5% del totale delle importazioni di caffè verde in questa regione. Al di fuori dell’UE, la Svizzera si conferma il principale importatore con 0,20 milioni di tonnellate nel 2024 (+12.1% su base annua), mentre il Regno Unito ha registrato un calo del 10,7% su base annua, importando 0,14 milioni di tonnellate. La crescita della Svizzera è stata in gran parte compensata dalla diminuzione del Regno Unito, lasciando le importazioni complessive di caffè verde da questi paesi esterni all’UE quasi invariate nel 2024.

    I dati relativi all’Europa centrale e orientale sono disponibili solo per il 2022 e il 2023, e non includono più Bielorussia e Federazione Russa per mancanza di dati. La Federazione Russa, in passato, assorbiva circa due terzi delle importazioni di caffè verde in questa regione.

  • Prezzi del caffè verde: un anno di volatilità e scorte europee in calo

    Prezzi del caffè verde: un anno di volatilità e scorte europee in calo

    Il mercato del caffè verde ha mostrato una notevole volatilità tra aprile 2024 e marzo 2025, con l’indice composito dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) che ha registrato un aumento significativo. Particolarmente interessanti sono le dinamiche dei prezzi per i diversi tipi di caffè: mentre i “Milds Colombiani” e gli “Altri Milds” hanno visto un’impennata, anche i “Naturali Brasiliani” e le varietà “Robusta” hanno seguito un trend rialzista, culminato in picchi a febbraio 2025 prima di una leggera flessione a marzo.

    Questo scenario di prezzi crescenti si è accompagnato a un calo costante delle scorte di caffè verde nei principali porti europei. Dal gennaio 2022 al febbraio 2025, il volume totale delle scorte è diminuito drasticamente, passando da oltre 800.000 tonnellate a inizio 2022 a circa 443.565 tonnellate a febbraio 2025. Tutte le categorie – Robusta, Arabica Naturale e Arabica Lavata – hanno contribuito a questa contrazione, indicando una potenziale pressione sulla disponibilità di caffè per i mercati europei nel prossimo futuro.

    L’European Coffee Report 2024/2025 sottolinea che il calcolo dell’indice composito dell’ICO è ponderato, con le varietà Robusta che costituiscono la quota maggiore (36%), seguite dai Naturali Brasiliani (31%), Altri Milds (21%) e Milds Colombiani (12%). Questa ponderazione evidenzia l’influenza delle dinamiche di prezzo di ciascuna varietà sull’indicatore complessivo del mercato.