L’industria agrumicola argentina si trova ad affrontare nuove difficoltà sul mercato europeo, a seguito del respingimento di diverse spedizioni di arance. La motivazione ufficiale, secondo l’UE, è la presunta presenza della macchia nera, un fungo che l’Unione Europea classifica come parassita da quarantena. Le spedizioni bloccate sono state in alcuni casi distrutte o rispedite al mittente, anche se i produttori sostengono che non siano state trovate tracce della malattia.
La situazione sta suscitando preoccupazione nel settore, che teme si tratti di una barriera non tariffaria volta a limitare le importazioni. La macchia nera, causata dal fungo Phyllosticta citricarpa, si manifesta con macchie sulla superficie degli agrumi, ma non compromette la qualità o la commestibilità del frutto. Un rappresentante di spicco del settore ha paragonato questa situazione a quella che il Sudafrica ha affrontato con la Spagna, suggerendo che le norme fitosanitarie vengano usate per proteggere i mercati interni.
Le aziende argentine e il Servizio Nazionale di Igiene e Qualità Agroalimentare (Senasa) hanno intensificato i controlli, in particolare per le spedizioni dirette in Spagna, Portogallo e Italia, i paesi dove si registra il maggior numero di intercettazioni.
Non è la prima volta che si verifica una situazione del genere. Già nel 2020, l’Unione Europea aveva temporaneamente bloccato l’ingresso di agrumi argentini a causa di un aumento delle intercettazioni della macchia nera. All’epoca, test successivi dimostrarono che più della metà dei campioni era in realtà priva del fungo.
Un’altra preoccupazione per gli esportatori è il cancro del frutto, causato da un batterio che non è rilevabile al momento del confezionamento, e il cui successivo sviluppo complica l’intero processo di esportazione.
Attualmente, il Nord-Ovest dell’Argentina (NOA), che comprende le province di Tucumán, Salta e Jujuy, è la principale regione esportatrice di agrumi e ha già registrato casi di contaminazione nei limoni, il che potrebbe condizionare le spedizioni future.
Mentre alcuni Paesi, come Inghilterra, Belgio e Paesi Bassi, mostrano meno restrizioni verso la macchia nera in quanto fungo superficiale, la normativa dell’UE è vincolante per tutti gli Stati membri. Gli esportatori lamentano la mancanza di prove concrete per i respingimenti, sottolineando che, sebbene non neghino l’esistenza del fungo, la probabilità di trovarlo su un singolo frutto è molto bassa, ma le normative in atto permettono il blocco immediato delle spedizioni.
Lascia un commento