L’amministrazione Trump ha acceso un campanello d’allarme nell’industria del caffè globale con l’imposizione di un dazio del 50% su tutte le importazioni dal Brasile, in vigore dal 1° agosto. Questa mossa minaccia di colpire duramente gli acquisti di caffè brasiliano, il più grande esportatore mondiale, con potenziali ripercussioni negative per l’economia statunitense stessa.
Secondo Marcos Matos, CEO del Consiglio Brasiliano degli Esportatori di Caffè (Cecafé), l’impatto potrebbe essere ben più ampio di quanto si possa immaginare. Il caffè, che nella prima metà del 2025 è stata la merce più esportata dal Brasile verso gli Stati Uniti, contribuisce già per l’1,2% al PIL americano. Matos sottolinea che “per ogni dollaro speso per importare caffè brasiliano, l’economia statunitense ne guadagna 43. Questo sostiene 2,2 milioni di posti di lavoro e genera circa 343 miliardi di dollari”.
Gli Stati Uniti, primi consumatori mondiali di caffè con oltre 24 milioni di sacchi, dipendono fortemente dalle forniture brasiliane. Il 34% del caffè importato dagli USA proviene dal Brasile, principalmente la varietà Arabica. Nel periodo gennaio-giugno di quest’anno, il caffè brasiliano ha generato un valore di 1,7 miliardi di dollari per gli Stati Uniti, rappresentando il 5,8% di tutte le importazioni brasiliane. Nel 2024, le importazioni di caffè brasiliano negli USA avevano già visto un aumento del 34% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 2,051 miliardi di dollari, con l’Arabica a fare la parte del leone (82%).
Cecafé esprime forte preoccupazione per i dazi, avvertendo che potrebbero danneggiare sia il consumo che l’industria americana. Il CEO Matos fa notare che in passato, decisioni simili sono state riconsiderate dopo negoziati diplomatici. “Il governo brasiliano deve agire con fermezza, come ha sempre fatto in difesa degli interessi nazionali. Trump ha già fatto marcia indietro sui dazi per paesi come Vietnam, Indonesia, Nicaragua, Colombia ed Etiopia dopo diversi cicli di negoziati”, ribadisce Matos.
L’industria del caffè spera che il carattere di “prodotto naturale non disponibile negli Stati Uniti” del caffè brasiliano possa portare a un’esenzione dai dazi, permettendo al flusso commerciale di continuare senza interruzioni che potrebbero danneggiare entrambi i paesi.
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