Il prezzo della tazzina di espresso a Napoli ha registrato un aumento del 32%, passando da 1,03 a 1,22 euro. Le origini di questo aumento arrivano da lontano, risalgono al periodo della pandemia, che ha modificato i consumi e ha portato a una carenza di caffè sul mercato. Inoltre, tre anni di scarsa produzione in paesi come Brasile, Vietnam e Indonesia hanno generato una volatilità senza precedenti. A febbraio 2025, il prezzo dell’Arabica era triplicato, mentre quello della Robusta era raddoppiato, costringendo i torrefattori a comprare al prezzo disponibile.
Le fluttuazioni nel mercato del caffè sono state causate da diversi fattori interconnessi. Il caffè è una delle principali commodity, regolata da borse specifiche: Londra per la Robusta e New York per l’Arabica. Tra i fattori chiave ci sono il cambiamento climatico, che ha alterato i cicli delle piogge e della siccità nei paesi produttori, e l’aumento della domanda da parte dei paesi asiatici, in particolare Cina e India, dove i giovani sono sempre più attratti dal caffè. Se il consumo continuasse a crescere, i prezzi potrebbero aumentare ulteriormente, e le speculazioni in borsa contribuiscono a questo rialzo.
L’aumento della domanda globale ha reso il caffè una delle bevande più popolari. Problemi climatici e difficoltà logistiche hanno ulteriormente influito sul rincaro, con siccità e gelate in Brasile che hanno drasticamente ridotto la produzione. Attualmente, il prezzo del caffè è cinque volte superiore alla media del 2021, sia per la Robusta che per l’Arabica. A questo valore di borsa si aggiunge un differenziale che varia in base alle origini e, in alcuni casi, alle singole piantagioni, rendendo le politiche di approvvigionamento dei torrefattori fondamentali. Rispetto al 2023, i prezzi sono triplicati. Per quanto riguarda la Robusta, il prezzo è passato da 1.800,80 dollari per tonnellata nel 2023 agli attuali 5.640 dollari. Inoltre, il blocco di Suez ha ritardato di un mese l’arrivo del caffè asiatico, costringendo i torrefattori ad accumulare scorte.
Inoltre, l’Unione Europea ha introdotto norme sulla deforestazione che hanno creato incertezza e una rincorsa ai caffè certificati, contribuendo ulteriormente alla turbolenza dei prezzi. E poi c’è la questione climatica e una componente speculativa. Operatori di borsa hanno giocato sui prezzi del caffè, un po’ come è successo con il cacao, il cui costo è decuplicato. Anche nei paesi produttori c’è maggiore consapevolezza del valore del caffè: alcuni produttori scelgono di non vendere subito, aspettando condizioni di mercato più favorevoli. Si aggiunge il nodo dazi, dopo l’annuncio di Trump.
E quest’ultimo tema è da monitorare costantemente perché potrebbe avere un impatto importante. Il punto resta vedere quali saranno le strategie delle aziende.
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