I primi dazi statunitensi sulle importazioni di caffè, i più significativi dai tempi coloniali, aumenteranno i costi per importatori e torrefattori, già alle prese con prezzi quasi record.
Gli Stati Uniti hanno annunciato tariffe del 46% sulle importazioni dal Vietnam, il secondo produttore di caffè al mondo, e un dazio del 32% sulle importazioni dall’Indonesia, il quarto produttore. Andrà meglio per i produttori di caffè dell’America centrale e meridionale, come Brasile e Colombia, che beneficeranno di una tariffa del 10%. Il Vietnam, terzo fornitore di caffè degli Stati Uniti, esporta principalmente robusta, un tipo di caffè utilizzato per preparare bevande istantanee e fredde.
Inoltre, anche i paesi esportatori di cacao sono stati soggetti a dazi. La Costa d’Avorio, il principale produttore, ha ricevuto una tariffa del 21%. Gli analisti del settore sostengono che sia l’industria del caffè che i produttori di cioccolato faranno pressioni per la rimozione di questi dazi, esprimendo dubbi sulla loro permanenza.
Se i dazi persisteranno i torrefattori americani potrebbero dover passare dai caffè robusta del Vietnam a quelli brasiliani, noti come conilons. Tuttavia, il Brasile non ha una grande disponibilità di robusta, poiché si concentra principalmente sulla produzione della varietà arabica. Gli Stati Uniti si troveranno a competere per i conilons con l’industria locale brasiliana, mentre Europa e Cina potrebbero beneficiare di una fornitura maggiore dal Vietnam a prezzi più competitivi.
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