Le nuove frontiere della ricerca per salvare gli agrumi dall’HLB

La battaglia contro l’Huanglongbing (HLB) si sta combattendo su più fronti. Dalla genetica avanzata alla scoperta di nuove molecole naturali, scienziati di tutto il mondo stanno lavorando per sviluppare soluzioni efficaci, sostenibili e durature per proteggere gli agrumeti e garantire un futuro al settore.

Negli Stati Uniti, in prima linea nella ricerca c’è l’Università della Florida, dove il professor Manjul Dutt, del Citrus Research and Education Center (CREC), sta portando avanti progetti avanzati di modifica genetica degli agrumi. Durante la Citrus & Specialty Crop Expo, Dutt ha spiegato che ottenere una varietà di agrume transgenico pronta per il mercato può richiedere fino a 14 anni, a causa del lungo processo di sviluppo, valutazione, approvazione e diffusione.

Il percorso inizia con l’identificazione di un gene utile, ad esempio uno che aiuti la pianta a tollerare l’HLB. Questo gene viene inserito nel DNA dell’agrume utilizzando metodi di ingegneria genetica. La pianta cresce così con una nuova capacità, come una maggiore resistenza alla malattia. Dopo anni di test in serra e sul campo, solo le linee più promettenti vengono portate avanti per una possibile approvazione commerciale.

Negli ultimi dieci anni, il team del CREC ha testato centinaia di linee transgeniche. Alcune, contenenti specifiche proteine vegetali come NPR1 e SABP2, hanno dimostrato di migliorare la salute degli alberi e di ridurre la presenza del batterio C Las, responsabile dell’HLB. Recentemente, è stato anche allestito un sito di 20 acri dedicato alla valutazione sul campo degli agrumi geneticamente modificati, con l’obiettivo di identificare le migliori combinazioni tra marze e portinnesti, sia OGM che non OGM.

Ma la genetica non è l’unica strada. In Brasile, un approccio completamente diverso ha portato alla ribalta la ricercatrice Alessandra Alves de Souza, dell’Istituto Agronomico (IAC), premiata con l’Ingenias Latam 2025 per il suo contributo innovativo.

Alessandra ha sviluppato e brevettato un composto agricolo a base di N-acetilcisteina (NAC), una molecola già nota in ambito medico, ma mai utilizzata prima nel settore agricolo. Dopo 12 anni di ricerca, è emerso che questa molecola può inibire la formazione dei biofilm batterici nelle piante di agrumi, ostacolando così la proliferazione dell’agente patogeno legato all’HLB. Inoltre, la NAC ha un’azione antiossidante, che aiuta la pianta a resistere meglio allo stress ambientale, come la siccità e l’accumulo di metalli pesanti.

A rendere la scoperta ancora più rilevante è il fatto che la NAC è un composto naturale ed ecosostenibile, con un potenziale notevole per l’uso agricolo su larga scala. Il brevetto ha permesso di sviluppare la tecnologia in modo sicuro e di iniziare il trasferimento dell’innovazione al settore produttivo.

Questi due percorsi, diversi ma complementari, dimostrano come la lotta all’HLB stia evolvendo grazie a un mix di biotecnologia avanzata, conoscenza genetica e sperimentazione di nuove soluzioni naturali. Che si tratti di modificare il DNA delle piante o di sfruttare molecole già presenti in natura, la direzione è chiara: salvare gli agrumi richiede scienza, tempo e collaborazione tra ricercatori, agricoltori e industria

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