La crisi del succo d’arancia canadese: un mix di fattori globali e dazi

Le importazioni canadesi di succo d’arancia hanno toccato il punto più basso degli ultimi vent’anni, con spedizioni dagli Stati Uniti che a giugno sono crollate a livelli mai visti. Secondo i dati del Census Bureau degli Stati Uniti, il calo è il risultato di una combinazione di fattori: una scarsa offerta globale, un cambiamento nelle abitudini di consumo e l’impatto delle misure commerciali in atto.

Il principale fornitore di succo d’arancia fresco del Canada, la Florida, ha visto la sua produzione ridursi del 92% dal 2005, a causa di malattie, danni causati dalle tempeste e altri problemi climatici. Anche le coltivazioni in Brasile, un altro importante esportatore, hanno sofferto per condizioni meteorologiche avverse e patologie delle piante. Questo ha creato una carenza di offerta che ha messo sotto pressione i prezzi e la disponibilità del prodotto.

Con la produzione limitata, i consumatori canadesi hanno dovuto affrontare un aumento dei prezzi e si sono orientati verso alternative più economiche, come le bevande ad alto contenuto di zucchero o le miscele di frutta. Il consumo pro capite di succo d’arancia è così diminuito, portando a un calo del 64% in valore delle importazioni a giugno.

A complicare ulteriormente la situazione, i dazi del 25% imposti dal Canada sul succo d’arancia non congelato della Florida, parte delle misure di ritorsione commerciale, hanno aumentato i costi per gli importatori e, in ultima analisi, per i consumatori. I dazi contribuiscono all’inflazione dei prezzi alimentari, già in aumento.

Per affrontare il problema, l’industria canadese sta esplorando nuove strategie. Sebbene la diversificazione dei fornitori sia in atto, con volumi minori provenienti da Paesi come la Spagna, la soluzione non è definitiva a causa dei costi di trasporto elevati e della mancanza di volumi consistenti.

Una via più immediata è la riformulazione dei prodotti: i produttori stanno creando miscele di succhi (ad esempio, con mandarino o mela) per mantenere il sapore atteso dai consumatori, utilizzando al contempo ingredienti locali. Anche i rivenditori stanno rispondendo ampliando l’offerta di prodotti a marchio privato e di succhi a lunga conservazione, che offrono un maggiore controllo sulla catena di approvvigionamento e prezzi più convenienti.

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