Mercato del caffè, l’altalena dei prezzi: il rally dell’inizio settimana si sgonfia

Dopo un inizio settimana di forte rialzo, il mercato del caffè ha invertito la rotta, chiudendo in ribasso. Un “rally” alimentato da timori climatici e incertezze geopolitiche ha lasciato il posto a una correzione, con i prezzi che hanno risentito delle crescenti preoccupazioni per i dazi doganali e dell’aumento delle scorte globali.

L’inizio della settimana ha visto i prezzi del caffè arabica in forte crescita, spinti da diversi fattori. I dati di Somar Meteorologia hanno evidenziato che la regione brasiliana del Minas Gerais, cruciale per la produzione, ha ricevuto solo il 31% della pioggia media storica. La siccità ha scatenato speculazioni su un possibile calo del raccolto, spingendo al rialzo i contratti a New York e a Londra. A New York, il contratto di settembre è passato da 288,55 a 298,70 centesimi, sfiorando la soglia dei 3 dollari. A Londra, il contratto di novembre ha chiuso a 3.338 dollari.

La ripresa è stata di breve durata. Mercoledì, il mercato ha segnato una brusca frenata: il caffè arabica di settembre ha chiuso in ribasso del -5,30%, mentre il robusta ha perso lo -0,53%. La causa principale di questo calo è l’incertezza sui dazi doganali. Il presidente Trump non ha esentato il caffè brasiliano dal dazio del 50% sulle esportazioni, scatenando il timore che il Brasile possa trovarsi con un’eccedenza di scorte non vendute agli Stati Uniti, il che farebbe crollare i prezzi.

A questo si aggiunge il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), che ha comunicato un aumento del 7,3% su base annua delle esportazioni globali a giugno, un segnale ribassista per i prezzi. Nonostante un calo delle scorte di arabica monitorate dall’ICE, che hanno toccato il minimo degli ultimi 14 mesi, le previsioni di un raccolto abbondante in Brasile e Vietnam continuano a influenzare negativamente l’umore del mercato. Le previsioni del Foreign Agricultural Service (FAS) dell’USDA indicano un aumento della produzione sia in Brasile (+0,5%) che in Vietnam (+6,9%), i due maggiori produttori mondiali rispettivamente di arabica e robusta.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *