Gli agrumicoltori europei, rappresentati dall’organizzazione spagnola La Unió Llauradora, lanciano un appello pressante alla Commissione Europea, chiedendo un innalzamento dei prezzi minimi di entrata per gli agrumi importati. La proposta è di fissare una soglia di almeno 1 euro al chilo, una misura che, secondo l’associazione, è necessaria per arginare la concorrenza sleale e sostenere il mercato interno.
L’attuale sistema dei prezzi di entrata, considerato obsoleto, non tiene conto dell’aumento dei costi di produzione che ha colpito l’agricoltura europea. L’afflusso massiccio di agrumi a prezzi stracciati, in particolare da paesi come l’Egitto, distorce il mercato. I dati mostrano che le arance egiziane sono entrate in Spagna a un prezzo medio di 0,51 euro/kg nel 2024, ben al di sotto del valore minimo di importazione stabilito a 0,693 euro/kg. Questo fenomeno non solo crea una pressione al ribasso sui prezzi per i produttori europei, ma riduce anche la domanda per i loro prodotti.
I produttori europei sottolineano la maggiore sostenibilità e le rigide normative che caratterizzano la loro produzione, a differenza delle importazioni da paesi terzi, che spesso non rispettano gli stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza alimentare. L’agrumicoltura valenciana, ad esempio, non solo è cruciale per l’economia rurale e la lotta allo spopolamento, ma garantisce anche elevati livelli di tracciabilità e qualità del prodotto.
La richiesta di un prezzo di entrata minimo di 1 euro/kg, adeguato ai costi effettivi e all’indice dei prezzi al consumo (IPC) attuale, rappresenta un tentativo di proteggere il settore da un collasso imminente. La questione è stata sollevata in più occasioni, evidenziando la crescente frustrazione del settore per la presunta inerzia delle autorità europee.
L’importanza della questione è confermata anche dal recente dibattito in un panel della Commissione Europea, che ha messo in luce come, nonostante un lieve aumento dei prezzi all’origine, la pressione delle importazioni stia destabilizzando il mercato europeo. L’attuale situazione, con importazioni che raggiungono livelli record, mette in discussione la sostenibilità economica dei coltivatori europei, i cui margini di profitto sono sotto pressione a causa dei costi di produzione elevati e della forte concorrenza esterna. La domanda, sempre più sensibile al prezzo, accentua ulteriormente la sfida per i produttori locali.
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