Il mercato globale del succo d’arancia è in fermento dopo l’annuncio da parte dell’amministrazione Trump di un nuovo dazio aggiuntivo del 50% sulle importazioni di succo brasiliano negli Stati Uniti. Questa misura, che si somma a una tassazione già esistente, ha provocato un’immediata impennata dei prezzi e sollevato serie preoccupazioni per il futuro delle esportazioni dal Brasile, il principale fornitore mondiale.
Alla Borsa di New York, i future sul succo d’arancia hanno registrato un forte rialzo. I titoli di settembre, i più scambiati, sono aumentati del 9,48% nel trading elettronico, raggiungendo i 2,8885 dollari USA per libbra. Questo incremento segue un’altra significativa crescita del 6% registrata giovedì scorso.
Il Brasile, che nella campagna 2024/25 (conclusasi il 30 giugno) ha esportato il 41,7% del suo succo d’arancia negli Stati Uniti, generando un fatturato di 1,31 miliardi di dollari, si trova ora di fronte a una situazione senza precedenti. Secondo l’Associazione Nazionale degli Esportatori di Succhi di Agrumi (CitrusBR), che rappresenta i maggiori esportatori del settore come Cutrale, Citrosuco e Louis Dreyfus, la nuova aliquota fiscale rappresenta un aumento del 533% rispetto ai 415 dollari a tonnellata già applicati al succo brasiliano. Considerando il prezzo attuale a New York (3.600 dollari a tonnellata di succo concentrato il 9 luglio), circa 2.600 dollari, ovvero il 72% del valore totale del prodotto, verrebbero ora riscossi in tasse.
Questo livello di tassazione “rende le esportazioni verso gli Stati Uniti impraticabili. Si tratta di una situazione insostenibile per il settore, che non ha il margine per assorbire questo tipo di impatto”, ha affermato un portavoce di CitrusBR. La misura colpisce anche le aziende americane che dipendono dal Brasile come principale fornitore di succo d’arancia.
Secondo CitrusBR, le conseguenze di questi dazi sono gravi: la raccolta e le attività produttive potrebbero essere interrotte, e il commercio paralizzato dall’incertezza. L’associazione ha sottolineato che “si tratta di una filiera produttiva altamente interconnessa che sostiene migliaia di famiglie. CitrusBR comprende la delicatezza politica e diplomatica di questa misura, ma ritiene che l’escalation tra governi non sia la strada giusta”.
La situazione è aggravata dal fatto che, nonostante l’Europa sia il principale mercato di sbocco per il succo brasiliano (con una quota del 52% delle esportazioni nel raccolto 2024/25), è improbabile che riesca ad assorbire l’eccesso di offerta dal mercato americano senza un grave deterioramento del valore per l’intero settore. Nel raccolto 2024/25, il volume destinato all’Europa è già diminuito del 24% rispetto all’anno precedente. Sebbene il fatturato verso l’Europa sia aumentato del 22,9%, passando a 1,72 miliardi di dollari, ciò è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi.
Anche altri mercati importanti hanno mostrato segnali di contrazione nei volumi. Le spedizioni verso il Giappone sono diminuite del 30%, mentre quelle verso la Cina hanno registrato il calo maggiore tra le principali destinazioni, con una riduzione del 63,2% delle esportazioni.
Lascia un commento