Da mesi, la validità delle statistiche pubblicate sul mercato del cacao è al centro di un acceso dibattito, divenuto particolarmente rilevante dopo due anni di prezzi alle stelle. La questione ha raggiunto un tale livello di criticità da essere stata inserita all’ordine del giorno di una riunione straordinaria del Consiglio Internazionale del Cacao (ICCO) di maggio. L’esito? Un accordo tra paesi produttori e consumatori per nominare un gruppo di esperti incaricato di sviluppare un “modello statistico consensuale”.
Al centro della discussione vi è il ruolo dell’ICCO nel pubblicare le previsioni per i prossimi mesi, in particolare quelle relative alle esportazioni (che equivalgono alla produzione, dato che la quasi totalità viene esportata) e alla domanda industriale. È stata proprio la previsione di un surplus di produzione, contenuta in un bollettino dell’ICCO pubblicato a febbraio, a scatenare la polemica. La Costa d’Avorio, il principale produttore mondiale, si è indignata, ritenendo tali stime errate e capaci di alimentare il calo dei prezzi mondiali osservato in quel periodo.
L’ICCO ha spiegato che i dati sono elaborati da statistici basandosi sulle informazioni fornite dai paesi membri. Per il resto, l’Organizzazione, il cui mandato include la pubblicazione di statistiche, ricorre a stime.
Nell’attesa di un modello di calcolo universalmente validato, diversi paesi produttori hanno richiesto la sospensione delle statistiche trimestrali sulla produzione. L’ultimo bollettino, datato 30 maggio, ne è una prova: la colonna contenente le stime per la prossima stagione è scomparsa.
La ragione di tanta cautela è chiara: nessuna previsione è insignificante. Analisti e trader utilizzano queste informazioni per acquistare o vendere la produzione in anticipo, a seconda che le previsioni siano positive o negative.
La contestazione dei dati di quest’anno potrebbe essere legata al fatto che la loro pubblicazione è avvenuta proprio mentre i paesi iniziavano a vendere in anticipo il prossimo raccolto. Una previsione di maggiore produzione implica necessariamente contratti a prezzi inferiori. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, l’interesse del settore è mantenere i prezzi mondiali alti, per poter continuare a offrire il miglior prezzo ai coltivatori di cacao, che sono anche elettori.
La stessa preoccupazione si manifesta in Camerun, dove le elezioni sono previste per ottobre. Durante l’ultima riunione del Consiglio Internazionale del Cacao, il rappresentante del Paese ha mostrato “particolare solidarietà agli ivoriani”, secondo un partecipante.
Una questione cruciale emerge da questa discussione: la scarsa chiarezza che avvolge l’industria del cioccolato. Nonostante un secolo sia trascorso dalla prima quotazione del cacao sui mercati finanziari, la quantità esatta prodotta da ogni nazione non sembra essere verificabile.
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