Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

Una vera e propria frode ai danni dei consumatori di caffè è stata smascherata in Brasile. L’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha vietato la vendita e ordinato il ritiro dal mercato di tre marche di “bevanda in polvere al gusto di caffè”, che l’industria definisce senza mezzi termini “caffè finto”.

I prodotti incriminati, venduti a prezzi sensibilmente inferiori rispetto al caffè autentico e che avevano guadagnato spazio sugli scaffali a causa dell’aumento record del costo dei chicchi, sono stati sottoposti a un’ispezione da parte del Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento e dell’Approvvigionamento Alimentare. I risultati sono stati allarmanti: sono state individuate materie prime non idonee al consumo umano, contaminate da ocratossina A, una micotossina prodotta da funghi e potenzialmente cancerogena. Non solo, sono state trovate anche impurità come bucce e residui di caffè, erroneamente etichettate sulle confezioni come polpa di caffè o caffè tostato e macinato.

Per essere commercializzato come “caffè” in Brasile, un prodotto deve rispettare rigorosi standard di classificazione stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, che valutano ogni aspetto, dalle impurità al colore, dall’odore al sapore, fino al confezionamento. Il “caffè finto”, invece, è una polvere che riproduce artificialmente il sapore della bevanda, ma contiene elementi proibiti per il consumo umano, come bucce, mucillagini, legno, pietre e paglia. La differenza di prezzo è netta: una confezione da 500 grammi di “caffè finto” può costare la metà di un prodotto autentico. L’inganno è spesso celato da diciture ambigue in fondo all’etichetta, che indicano il prodotto come una “polvere per preparare una bevanda aromatizzata tradizionale” con “aromi sintetici identici a quelli naturali”, a differenza dei caffè originali classificati come “caffè torrefatti e macinati”.

Celírio Inácio da Silva, presidente dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic), ha denunciato queste tattiche di marketing che “usano sotterfugi per ingannare il consumatore, che cerca anche soluzioni per continuare ad acquistare la bevanda nonostante i prezzi elevati”. La legislazione sanitaria e di tutela agricola brasiliana vieta la vendita di caffè miscelato con scarti. “Per quattro decenni, il settore pubblico e quello privato hanno collaborato per garantire la fornitura di un prodotto di qualità attraverso le certificazioni. Per questo, si raccomanda ai consumatori di acquistare solo caffè che presenti il marchio di purezza e qualità Abic”, ha aggiunto Silva.

L’Abic ha ribadito in una dichiarazione che “la legislazione sanitaria prevede che la disponibilità di nuovi alimenti e nuovi ingredienti sul mercato richieda l’autorizzazione preventiva dell’Anvisa, previa dimostrazione della sicurezza per il consumo. Il commercio e il consumo irregolari di prodotti clandestini da parte di aziende prive di registrazione presso gli enti ufficiali, oltre a violare la legislazione, comportano rischi per la salute”.

I tre marchi colpiti dal divieto dell’Anvisa sono Pingo Preto, prodotto da Jurerê Caffe Comércio de Alimentos Ltda; Melissa, di DM Alimentos Ltda e Oficial, prodotto da Master Blends Indústria de Alimentos Ltda. L’Abic ha anche attivato un canale esclusivo per segnalare caffè sospetti di essere fraudolenti o contraffatti, o con prezzi insolitamente bassi.

L’aumento del valore del caffè, dovuto anche a quattro anni di condizioni meteorologiche difficili (gelo, restrizioni idriche e temperature elevate), potrebbe essere una delle ragioni del proliferare di questi prodotti contraffatti. Nonostante i prezzi record, il consumo di caffè in Brasile è in crescita: tra gennaio e ottobre, secondo i dati Abic, è aumentato dello 0,78%. Per questo motivo, l’associazione sottolinea l’importanza di affrontare la questione con serietà. “Il caffè è un prodotto presente nel 98% delle case ed è la seconda bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua. Non può essere trattato con tanta superficialità”, ha concluso Silva, spiegando che l’intero settore è unito nella ricerca di soluzioni alle difficoltà produttive che hanno portato al recente aumento dei prezzi.

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