Anche per il mese di Aprile, il Brasile ha affrontato notevoli difficoltà nel settore delle esportazioni di caffè ad aprile, con 737.700 sacchi rimasti invenduti e non spediti. La causa principale risiede nelle criticità delle infrastrutture portuali, che hanno provocato ritardi e modifiche nelle operazioni di scalo per il 56% delle navi destinate all’esportazione.
Secondo i dati del Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè (Cecafé), queste inefficienze hanno comportato perdite per circa 6,66 milioni di reais nel mese scorso. Le aziende esportatrici si sono trovate a dover affrontare costi aggiuntivi legati a stoccaggi extra, detenzioni, pre-accatastamenti e gate anticipati, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria del settore.
Dall’inizio dell’indagine condotta da Cecafé nel giugno 2024, le perdite accumulate dai principali esportatori ammontano a oltre 73 milioni di reais, un dato che evidenzia la gravità della crisi infrastrutturale nei porti brasiliani. La mancata spedizione di questo volume di caffè ha inoltre impedito al Paese di incassare circa 328,6 milioni di dollari (circa 1,9 miliardi di reais) in entrate valutarie nel solo mese di aprile, considerando un prezzo medio FOB di 445,47 dollari per sacco e un cambio medio mensile di 5,7831 reais per dollaro.
Esperti evidenziano la necessità di interventi rapidi e senza burocrazia per risolvere la crisi portuale in Brasile
Il direttore tecnico del Cecafé, Eduardo Heron, ha sottolineato l’importanza degli investimenti annunciati dal governo brasiliano per migliorare le infrastrutture portuali, tra cui l’asta del Tecon Santos 10, la concessione del canale di ingresso marittimo al porto di Santos, il tunnel di collegamento Santos-Guarujá e la terza discesa dell’autostrada Anchieta a Baixada Santista. Tuttavia, Heron ha avvertito che tali progetti richiedono tempi molto più rapidi e un’assenza totale di burocrazia per poter alleviare immediatamente le criticità attuali.
Secondo il dirigente, i miglioramenti previsti potrebbero richiedere circa cinque anni per essere completati, considerando le normali tempistiche di lavorazione. Nel frattempo, gli esportatori continuano a subito pesanti perdite: secondo il Detention Zero Bulletin (DTZ), il 56% delle navi, ovvero 157 su un totale di 283 imbarcazioni, ha subito ritardi o modifiche negli scali nei principali porti del Brasile nell’aprile 2025. Il porto di Santos, che ha rappresentato il 79,9% delle spedizioni di caffè tra gennaio e aprile di quest’anno, ha registrato un tasso del 58% di ritardi o modifiche negli orari delle navi, che hanno coinvolto 99 delle 171 navi portacontainer totali.
Il mese scorso, il tempo massimo di attesa al molo di Santos è stato di 31 giorni. Inoltre, il 7% delle procedure di imbarco ha richiesto più di quattro giorni prima che le navi fossero messe in mare, mentre il 66% ha avuto tempi tra tre e quattro giorni e solo il 28% meno di due.
La situazione si presenta ancora più critica nel porto di Rio de Janeiro, il secondo più importante per le esportazioni di caffè in Brasile, con una quota del 16% delle spedizioni nei primi quattro mesi del 2025. Lo scorso mese, il tasso di ritardo si è attestato al 67%, con 26 delle 39 navi destinate alla spedizione che hanno subito modifiche alle loro dimensioni a causa dei ritardi.
Dall’inizio dell’anno fino ad aprile, il 18% delle procedure di esportazione nel porto carioca ha richiesto più di quattro giorni prima che le navi portacontainer aprissero i cancelli; un altro 36% ha avuto tempi tra tre e quattro giorni e il restante 46% meno di due.
Questi dati evidenziano come le inefficienze infrastrutturali continuano a ostacolare pesantemente l’attività esportativa del settore caffeicolo brasiliano, aggravando le perdite economiche e compromettendo la competitività internazionale del Paese.
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