L’esperto del caffè Hoffman: il caffè non è caro, anzi andrebbe pagato di più

World Atlas of Coffee, il libro di James Hoffmann racconta il mondo del caffè e affronta temi attuali, dal reperimento della materia prima al prezzo finale.

Analizzando il caffè, che la maggior parte dei consumatori è solita acquistare, dal punto di vista economico Hoffmann sostiene: “La cosa assurda a cui nessuno pensa è che si può comprare il caffè economico al supermercato spendendo un tot e, per il doppio del prezzo è possibile acquistare uno dei migliori caffè del mondo. Per quale altro prodotto avviene ciò? Basta pensare al vino: non si  può passare da un vino destinato alla grande distribuzione a uno di lusso spendendo solo il doppio del prezzo! Con il caffè, invece, sì, tuttavia si continua a pensare che sia costoso.

Tra i torrefattori c’è ancora il timore che, se aumentano i prezzi, i consumatori smetteranno di acquistare, ma non ci sono prove di ciò. Quel che è certo è che se tutti noi non iniziamo a pagare di più il caffè, i produttori smetteranno di coltivarlo. Ci sono colture più redditizie e, alla fine, la gente ha più bisogno di cibo che di caffè”, spiega.

Come accade in molti altri settori, se non tutti, anche il mondo del caffè non è esente dagli effetti del cambiamento climatico nonostante ci siano alcuni Paesi, come la Colombia, che si dimostrano pionieri nei più avanzati sistemi di coltivazione della bevanda che accompagna e scandisce le giornate di tutti. Con l’aumento delle temperature la situazione si complicherà sempre di più. Alcune regioni che ora producono un buon caffè potrebbero non essere più redditizie e anche se altre aree diventassero adatte alla coltivazione, ciò non significa che produrrebbero un caffè di alta qualità. A causa del cambiamento climatico, coltivare un buon caffè diventerà sempre più difficile. La tecnologia è certo una fonte di grande supporto, ma da sola non basta. La Colombia, è, certamente, una realtà dove ci sono attività solide che possono permettersi di sperimentare senza rischiare la pelle, in altri Paesi, invece, l’innovazione è un lusso che pochi possono permettersi”.

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