Negli ultimi decenni, gli aiuti esteri degli Stati Uniti, in particolare attraverso l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (USAID), hanno avuto un impatto significativo sull’industria del caffè, fornendo risorse a piccoli agricoltori, cooperative ed esportatori nei paesi produttori. Questi programmi hanno migliorato le rese, la qualità e la sostenibilità delle catene di approvvigionamento. Tuttavia, dopo il congelamento degli aiuti da parte del presidente Donald Trump, il settore del caffè sta affrontando gravi conseguenze, tra cui la perdita di accesso a ricerca, assistenza tecnica e finanziamenti cruciali. Paesi come Honduras, Perù, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia sono tra i più colpiti.
Senza il supporto dell’USAID, che ha finanziato progetti per migliorare la qualità del caffè e le pratiche agricole sostenibili, l’industria rischia di subire interruzioni nella filiera e un calo della produttività. Iniziative recenti, come quella in Burundi, hanno dimostrato l’importanza di questi finanziamenti per lo sviluppo economico. Con il congelamento degli aiuti, gli agricoltori in mercati vulnerabili potrebbero vedere una diminuzione dei raccolti, aggravando la già critica situazione delle forniture di caffè e aumentando i prezzi globali, con ripercussioni per torrefattori e consumatori.
La fragilità strutturale dell’industria del caffè
Il congelamento degli aiuti statunitensi non solo minaccia i progetti agricoli a breve termine, ma rivela anche una fragilità strutturale nell’industria del caffè. Negli anni, i paesi produttori sono diventati sempre più dipendenti dagli aiuti esteri, in particolare da agenzie come l’USAID, per supporto in ricerca, innovazione e assistenza tecnica. Sebbene questi aiuti abbiano contribuito allo sviluppo, hanno anche creato un ciclo di dipendenza che rende i produttori vulnerabili a cambiamenti geopolitici.
Secondo Naomi Klein, gli aiuti allo sviluppo possono favorire interessi stranieri a scapito dell’autonomia locale, ostacolando lo sviluppo delle capacità locali e lasciando i paesi impreparati a gestire le crisi. I programmi dell’USAID hanno migliorato le rese e introdotto tecniche moderne, ma spesso senza costruire sistemi agricoli resilienti. Il congelamento degli aiuti funge da “shock”, evidenziando la fragilità del settore.
Le nazioni produttrici di caffè rimangono intrappolate nella parte bassa della catena del valore, mentre i profitti si concentrano nelle fasi di tostatura e vendita al dettaglio. Ciò solleva interrogativi sulla sostenibilità di un sistema che dipende dai finanziamenti esteri. Senza catene del valore indipendenti, il mercato del caffè rimane vulnerabile.
I paesi dovranno investire localmente e cercare partnership nel settore privato, ma questa transizione è complessa a causa di sistemi finanziari sottosviluppati. Gli aiuti esteri, sebbene cruciali, devono essere riconsiderati come facilitatori dello sviluppo sostenibile piuttosto che come base. Michael sottolinea l’importanza di diversificare le aree di produzione per garantire la sostenibilità a lungo termine del caffè.
Che cambiamenti ci saranno nel mondo del caffè?
Il congelamento degli aiuti ha suscitato preoccupazioni per il mercato del caffè, ma il suo impatto sarà minore rispetto ad altri settori come la sanità e l’agricoltura. Tuttavia, è fondamentale considerare che le iniziative per la sicurezza alimentare e la risposta alle crisi sanitarie influenzano anche i coltivatori di caffè, portando a effetti indiretti. Secondo Michael, i fondi di aiuto non sono sufficienti a causare cambiamenti significativi nella produzione e commercializzazione del caffè. Negli ultimi venticinque anni, sono stati investiti oltre 250 milioni di dollari nel settore da varie agenzie, contribuendo all’espansione della produzione nei principali paesi esportatori.
Nel frattempo, i prezzi del caffè sono aumentati a causa di fattori come shock climatici e costi di produzione crescenti. La riduzione dei finanziamenti per la ricerca agricola e il supporto all’agricoltura potrebbe aggravare la situazione nei paesi vulnerabili, rendendo la produzione e l’accesso al mercato più incerti. Le piccole e medie imprese del caffè, già in difficoltà, potrebbero subire le conseguenze maggiori, portando a un consolidamento del mercato a favore delle grandi multinazionali.
Inoltre, la mancanza di supporto finanziario potrebbe spingere gli agricoltori a privilegiare il volume rispetto alla qualità. Il congelamento degli aiuti evidenzia la necessità per l’industria del caffè di riconsiderare la sua dipendenza dai finanziamenti esterni e di cercare soluzioni a lungo termine per garantire la sostenibilità. Andrea Illy ha proposto partnership pubblico-private per migliorare la resilienza del settore. In sintesi, l’industria del caffè si trova a un bivio, con l’urgenza di sviluppare strategie sostenibili per il futuro
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