Categoria: Cacao

  • Allarme in Africa occidentale: il clima minaccia i raccolti di cacao

    Allarme in Africa occidentale: il clima minaccia i raccolti di cacao

    La settimana scorsa i prezzi del cacao hanno toccato nuovi massimi a causa delle preoccupazioni per il clima secco in Africa occidentale, che minaccia i raccolti e inasprisce un mercato già teso. Nelle scorse settimane, le zone di coltivazione di Costa d’Avorio e Ghana hanno visto scarse o assenti precipitazioni, un fattore che mette a rischio lo sviluppo di fiori e frutti sulle piante.

    Secondo il Centro europeo per le previsioni meteorologiche, le piogge stagionali sono al di sotto della media trentennale. Questa anomalia climatica, unita alle alte temperature, potrebbe danneggiare gravemente lo sviluppo dei baccelli, compromettendo il prossimo raccolto principale che inizia a ottobre.

    A sostenere i prezzi contribuiscono anche le scorte ridotte. Nei porti statunitensi, le riserve di cacao monitorate dall’ICE sono scese al minimo degli ultimi due mesi.

    Inoltre, la qualità del cacao di medio raccolto della Costa d’Avorio, attualmente in corso, è un’altra fonte di preoccupazione. Molti trasformatori lamentano che una parte significativa dei chicchi (fino al 5-6% per carico) è di scarsa qualità, rispetto all’1% registrato durante il raccolto principale. Questa scarsa qualità, in parte dovuta alle piogge tardive, ha portato a numerosi rifiuti.

    Il raccolto di medio termine, che rappresenta la produzione minore dell’anno, ha una stima di 400.000 tonnellate per quest’anno, con un calo del 9% rispetto alle 440.000 tonnellate dell’anno precedente.

    Infine, anche le esportazioni di cacao dalla Costa d’Avorio mostrano un rallentamento. Sebbene i dati governativi indichino un aumento delle spedizioni del 6,6% rispetto all’anno scorso, questo dato è ben lontano dal +35% registrato a dicembre, suggerendo un calo di slancio nelle esportazioni.

  • L’EUDR si avvicina, ma la pressione per una nuova proroga aumenta

    L’EUDR si avvicina, ma la pressione per una nuova proroga aumenta

    Il conto alla rovescia per l’entrata in vigore del Regolamento UE sulla deforestazione (EUDR) si fa sempre più serrato, ma le preoccupazioni e le richieste di una nuova proroga continuano a crescere. A meno di cinque mesi dalla scadenza per i grandi operatori, la Commissione Europea si trova sotto forte pressione da parte di numerosi Stati membri e di vasti settori industriali che segnalano oneri eccessivi e una preparazione insufficiente.

    La normativa, che mira a garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo non contribuiscano alla deforestazione, si concentra su materie prime come il caffè e il cacao. Sarà vincolante a partire dal 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e dal 30 giugno 2026 per le piccole e microimprese. Nonostante il rinvio di un anno già concesso, l’implementazione si sta rivelando più complessa del previsto, specialmente per settori come quello del caffè e del cacao, le cui filiere sono estremamente intricate.

    Il principale nodo da sciogliere è la tracciabilità. Le aziende devono essere in grado di dimostrare che i loro prodotti provengono da terreni non deforestati dopo il 31 dicembre 2020, un requisito che si scontra con la realtà di filiere complesse e frammentate. Attualmente, si stima che solo il 30% circa della produzione globale sia in possesso di certificazioni adeguate a soddisfare gli standard richiesti, creando il timore di un’interruzione significativa delle catene di approvvigionamento. L’adeguamento a questi sistemi di due diligence e tracciamento, che richiedono la geo-localizzazione precisa delle aree di produzione, comporta costi elevati, che pesano soprattutto sui piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo.

    Sul fronte politico, il dissenso si è manifestato con chiarezza a luglio, quando ben 18 Stati membri dell’UE, tra cui l’Italia, hanno inviato una lettera congiunta alla Commissione. Le richieste principali erano di alleggerire gli oneri per i Paesi considerati a basso rischio, di rimuovere le procedure ritenute ridondanti e, in attesa di una semplificazione del testo, di valutare un ulteriore rinvio dell’applicazione. La Commissione si trova ora in una posizione delicata, bilanciando l’ambizione di combattere la deforestazione con il rischio di danneggiare il commercio internazionale e di esporre le imprese a conseguenze economiche significative. La decisione finale, attesa nelle prossime settimane, sarà cruciale per il futuro della normativa.

  • La produzione di cacao del Camerun supera le 300.000 tonnellate

    La produzione di cacao del Camerun supera le 300.000 tonnellate

    Il Camerun, il quinto produttore mondiale di cacao, ha raggiunto un traguardo storico, superando per la prima volta la soglia delle 300.000 tonnellate di produzione. Questo risultato eccezionale arriva in un periodo di difficoltà per altri giganti del settore, come il Ghana e la Costa d’Avorio, che stanno affrontando cali di produzione a causa del cambiamento climatico e della diffusione di malattie che colpiscono le piantagioni.

    La crescita della produzione camerunense è stata favorita da una serie di iniziative governative e dalla resilienza dei coltivatori locali. Diversi progetti, come quelli finanziati da organizzazioni internazionali e dal Giappone, mirano a migliorare la competitività e la qualità del cacao locale, fornendo supporto tecnico e tecnologico ai produttori. Tuttavia, questo successo non è privo di rischi. Recenti report indicano una preoccupante correlazione tra l’espansione delle piantagioni di cacao e l’aumento della deforestazione. Per raggiungere i nuovi obiettivi di produzione, i coltivatori potrebbero essere spinti a convertire aree forestali in campi di cacao, compromettendo la biodiversità e l’ambiente.

    Nonostante la crescita della produzione, l’industria del cacao in Camerun deve affrontare altre sfide. Una di queste riguarda la reputazione della qualità del suo cacao, spesso penalizzata da processi di fermentazione ed essiccazione non ottimali. Per affrontare questo problema, sono in corso sforzi per promuovere la produzione di cacao premium e sostenere le cooperative locali nell’adozione di metodi di lavorazione più avanzati. L’obiettivo è quello di garantire una crescita sostenibile e duratura, che non solo aumenti la quantità, ma anche la qualità del cacao camerunense, consolidando così la sua posizione nel mercato globale.

  • Mars investe 2 miliardi di dollari negli Stati Uniti

    Mars investe 2 miliardi di dollari negli Stati Uniti

    Il colosso del settore dolciario e degli snack, Mars, ha annunciato un massiccio piano di investimenti da 2 miliardi di dollari (circa 1,74 miliardi di euro) per rafforzare le sue operazioni di produzione negli Stati Uniti entro la fine del 2026. L’iniziativa si inserisce in un quadro di espansione che ha già visto l’azienda destinare oltre 6 miliardi di dollari alla manifattura americana negli ultimi cinque anni.

    Il fulcro di questo nuovo finanziamento è un investimento di 240 milioni di dollari (208,8 milioni di euro) per la costruzione di un nuovo stabilimento a Salt Lake City, nello Utah, dedicato alla produzione di Nature’s Bakery, un marchio di snack salutari acquisito da Mars. La nuova fabbrica, inaugurata lo scorso 30 luglio, ha già creato oltre 230 posti di lavoro nella regione e ha la capacità di sfornare circa 1 miliardo di barrette all’anno.

    L’investimento sottolinea l’importanza del mercato statunitense per Mars, che lo definisce come il suo mercato più grande e un motore chiave per la crescita a lungo termine. L’azienda ha sottolineato come circa il 94% dei suoi prodotti venduti negli Stati Uniti siano già realizzati in loco, e questo nuovo piano serve a incrementare ulteriormente la capacità produttiva e l’innovazione per soddisfare la crescente domanda dei consumatori. L’espansione, inoltre, è pensata per rendere la catena di approvvigionamento più resiliente e per generare un impatto economico duraturo nelle comunità in cui opera.

  • L’Indonesia a un bivio: il futuro del cacao appeso a un filo

    L’Indonesia a un bivio: il futuro del cacao appeso a un filo

    L’industria del cacao in Indonesia si trova in una situazione paradossale. Da un lato, il settore è in declino da anni a causa di piantagioni vecchie, bassa produttività e parassiti, che hanno portato a un calo costante della produzione dal 2010. Questo ha paralizzato l’industria di trasformazione e impoverito i piccoli agricoltori, creando un circolo vizioso di mancati investimenti.

    Dall’altro lato, il mercato globale offre un’opportunità storica. Una grave carenza di offerta in Africa occidentale ha spinto i prezzi del cacao a livelli record, superando i 10.000 dollari per tonnellata. Questo scenario crea un forte incentivo economico per l’Indonesia a rianimare la sua industria.

    Tuttavia, il successo di questa potenziale ripresa dipende dalla capacità di superare le barriere sistemiche, in particolare i costi elevati del reimpianto. Il governo indonesiano sta già agendo, ma il successo richiederà la collaborazione di tutti gli attori coinvolti: il governo deve fornire sussidi e accesso al credito agli agricoltori, il settore privato deve investire direttamente e supportare i programmi di ringiovanimento, e gli agricoltori devono unirsi in cooperative per massimizzare le risorse.

    Il futuro dell’industria del cacao indonesiano è incerto, ma il potenziale per una ripresa significativa è enorme. L’inazione potrebbe portare a un declino irreversibile, mentre un’azione congiunta potrebbe non solo riportare l’Indonesia tra i principali produttori, ma anche garantire la stabilità della catena di approvvigionamento globale e il benessere economico di milioni di famiglie.

  • Lindt & Sprüngli rafforza la sua posizione nel mercato del cioccolato

    Lindt & Sprüngli rafforza la sua posizione nel mercato del cioccolato

    Lindt & Sprüngli, il colosso svizzero del cioccolato, ha registrato una robusta crescita nel primo semestre, con vendite organiche che hanno raggiunto i 2,35 miliardi di franchi svizzeri, segnando un aumento dell’11,2%. L’utile operativo si è attestato a 259,2 milioni di franchi, con un margine EBIT dell’11,0%.

    Questi risultati hanno spinto l’azienda a rivedere al rialzo le previsioni di crescita per l’intero anno fiscale 2025, che ora si stimano tra il 9% e l’11%, superando la precedente stima del 7-9%.

    I buoni risultati riflettono la forte domanda per i prodotti del marchio. Le innovazioni e l’attenzione ai consumatori sono tra le ragioni del successo, che confermano la capacità dell’azienda di mantenere la propria leadership nel settore, anche in un contesto economico complesso.

  • Il Ghana aumenta il prezzo del cacao per la stagione 2025/26

    Il Ghana aumenta il prezzo del cacao per la stagione 2025/26

    Il governo ha annunciato un aumento del prezzo alla produzione del cacao, portandolo da 3.100 a 5.040 dollari per tonnellata, un incremento del 62,58% che è entrato in vigore giovedì 7 agosto 2025.

    La decisione, presa dal Comitato per la revisione dei prezzi alla produzione (PPRC), mira a garantire ai produttori il 70% del valore lordo franco a bordo (FOB), fissato a 7.200 dollari a tonnellata per la stagione 2025/2026. Questa percentuale, secondo il governo, mantiene la promessa del presidente Mahama di sostenere attivamente i coltivatori.

    Il governo ha sottolineato come l’aumento attuale contrasti con la politica della precedente amministrazione, che aveva fissato il prezzo di produzione a 3.100 dollari a tonnellata, corrispondente solo al 63,9% del valore FOB, nonostante condizioni di mercato più favorevoli.

    In valuta locale, l’aumento si traduce in un prezzo per tonnellata che passa da 49.600 a 51.660 GHS, basato su un tasso di cambio di 10,25 GHS per dollaro. Questo equivale a 3.228,75 GHS per ogni sacco da 64 kg.

    Il governo ha rivelato di aver già supportato i coltivatori mantenendo il prezzo alla produzione a 49.600 GHS per tonnellata per diversi mesi, nonostante il rafforzamento del Cedi ghanese. Questo intervento ha portato a un sussidio di 1.114 GHS per ogni sacco venduto, innalzando la quota degli agricoltori sul valore FOB fino al 99%.

    Inoltre, sono stati approvati nuovi margini e tariffe per tutti gli attori della filiera, compresi i costi di magazzino, trasporto e disinfestazione, per garantire una distribuzione equa.

    La nuova amministrazione ha reintrodotto il programma gratuito di fertilizzanti per il cacao, che fornirà gratuitamente fertilizzanti, insetticidi, macchine per la spruzzatura, fungicidi e induttori di fioritura a partire dalla stagione 2025/2026.

    Sul fronte della formazione, è stato annunciato un programma di borse di studio per l’istruzione terziaria destinato ai figli dei coltivatori di cacao, che sarà attuato a partire dall’anno accademico 2026/2027.

    Infine, per rispettare il Regolamento dell’Unione Europea sulla deforestazione (EUDR), il COCOBOD implementerà un sistema di tracciabilità che seguirà il cacao ghanese “dal campo al porto”. Questo garantirà che il cacao esportato sia privo di deforestazione, lavoro minorile e conforme alle normative UE, mettendo il Ghana in una posizione di leadership nel mercato.

    In un’ottica di rilancio e riforma, il COCOBOD si concentrerà nuovamente sul suo mandato principale, abbandonando attività parafiscali. La legge che lo governa sarà modificata per rendere illegale la deviazione dal suo ruolo di protezione dell’industria del cacao. I progetti stradali legati al cacao verranno trasferiti al Ministero delle strade e delle autostrade, permettendo al COCOBOD di concentrarsi sul benessere dei coltivatori e sull’aumento della produzione.

  • I futures sul cacao calano: timori per dazi USA e dati sull’occupazione

    I futures sul cacao calano: timori per dazi USA e dati sull’occupazione

    I prezzi dei futures sul cacao hanno registrato una flessione a causa di un mix di fattori, tra cui le incertezze legate ai nuovi dazi statunitensi e i dati sull’occupazione. I dazi, in particolare, hanno generato preoccupazioni su un possibile calo della domanda da parte degli Stati Uniti, il maggior consumatore di cioccolato al mondo.

    L’amministrazione Trump, nell’ambito della sua politica di sostegno alla produzione nazionale, ha imposto dazi tra il 10% e il 25% sui prodotti di cacao importati, una materia prima fondamentale per l’industria del cioccolato statunitense. Per i produttori statunitensi, come Hershey e Taza Chocolate, che non possono reperire cacao a livello nazionale, ciò si traduce in un aumento significativo dei costi di produzione.

    Questa situazione compromette la loro competitività, poiché i concorrenti di Canada e Messico, coperti dall’accordo USMCA, possono esportare cioccolato negli Stati Uniti in esenzione da dazi doganali, indipendentemente dall’origine del cacao. Il Canada non impone dazi sui prodotti intermedi del cacao e il Messico possiede piantagioni proprie, il che li pone in una posizione di netto vantaggio.

    Ad esempio, Taza Chocolate ha dovuto pagare oltre 24.000 dollari di dazi per una singola spedizione di cacao da Haiti, con potenziali costi superiori a 30.000 dollari per ulteriori container. L’azienda ha già aumentato i prezzi al dettaglio, e anche Hershey ha annunciato futuri aumenti in risposta alle pressioni sui prezzi delle materie prime, sebbene non direttamente correlati ai dazi.

    Oltre ai dazi, anche i dati macroeconomici statunitensi, in particolare quelli sull’occupazione, hanno avuto un impatto sui prezzi. Le statistiche sui posti di lavoro sono un importante indicatore della salute economica di un paese e possono influenzare le aspettative sulla domanda futura. Un rallentamento dell’occupazione o altri segnali di debolezza economica possono far prevedere una riduzione della spesa dei consumatori per beni non essenziali, come il cioccolato, portando a una diminuzione dei prezzi delle materie prime correlate.

    Il calo dei prezzi dovuto a dazi e dati economici si inserisce in un contesto già complesso per il mercato del cacao. I prezzi avevano raggiunto livelli record a causa delle preoccupazioni sull’offerta, in particolare per una previsione di riduzione del raccolto intermedio in Costa d’Avorio, il principale produttore mondiale. Tuttavia, la pressione ribassista dovuta alla potenziale diminuzione della domanda ha superato le preoccupazioni sull’offerta, almeno nel breve termine.

  • Costa d’Avorio: piogge scarse e freddo minacciano il raccolto di cacao

    Costa d’Avorio: piogge scarse e freddo minacciano il raccolto di cacao

    Il settore del cacao in Costa d’Avorio, primo produttore mondiale, è in allarme. I coltivatori hanno espresso crescente preoccupazione per le anomalie climatiche che stanno mettendo a rischio il loro prezioso raccolto. La combinazione di scarse piogge e ondate di freddo sta creando una situazione critica.

    A fine luglio, i produttori di cacao hanno lanciato un avvertimento sui pericoli del cambiamento climatico. Le principali regioni produttrici del paese hanno registrato precipitazioni al di sotto della media stagionale la settimana precedente, una situazione anomala per la stagione delle piogge che va da aprile a metà novembre. Questo è il periodo cruciale per la crescita delle piante di cacao.

    In aggiunta alla siccità, un’ondata di freddo sta preoccupando gli agricoltori. Sebbene molti coltivatori abbiano notato che i loro raccolti si stavano sviluppando bene, con la presenza di numerosi fiori e piccoli baccelli, hanno avvertito che il cielo costantemente coperto e le basse temperature potrebbero avere effetti devastanti. Il freddo e la scarsa esposizione al sole rischiano di seccare i fiori e i baccelli, compromettendo la futura produzione.

    Questi cambiamenti climatici potrebbero avere un impatto diretto sul raccolto principale, previsto tra ottobre e marzo. La scarsa esposizione al sole, oltre a ostacolare lo sviluppo dei baccelli, aumenta il rischio di malattie nelle piantagioni, aggravando ulteriormente la situazione.

    Per i coltivatori delle regioni meridionali di Agboville e Divo e della regione orientale di Abengourou, le prossime settimane saranno decisive. Sarà essenziale avere più umidità e sole per sostenere lo sviluppo delle colture e sperare in un raccolto abbondante.

  • Il Ghana prevede un calo nella produzione di cacao a causa del maltempo e delle malattie

    Il Ghana prevede un calo nella produzione di cacao a causa del maltempo e delle malattie

    COCOBOD, il principale organismo di regolamentazione del cacao in Ghana, ha annunciato che il paese potrebbe subire una moderata diminuzione della produzione a causa dell’aumento delle malattie delle piante, causato da piogge persistenti e carenza di luce solare. L’allarme arriva dopo le richieste di intervento statale da parte degli agricoltori per mitigare l’impatto delle condizioni meteorologiche avverse.

    Il Ghana, che si posiziona come il secondo produttore mondiale di cacao, ha già registrato un declino della produzione nelle stagioni precedenti. Questo calo è stato attribuito a una combinazione di fattori, tra cui le malattie, condizioni climatiche sfavorevoli e la diffusa attività di estrazione illegale dell’oro, che devasta le piantagioni e riduce i raccolti.

    La scorsa settimana, un’associazione di agricoltori ghanesi aveva già lanciato un avvertimento, segnalando che le temperature più basse, le precipitazioni eccessive e l’insufficiente esposizione solare avevano compromesso i rendimenti e incrementato il rischio di malattie fungine, come la temuta “black pod”. L’associazione ha sottolineato come questa situazione possa avere un impatto negativo sui redditi degli agricoltori e causare danni a lungo termine alle coltivazioni.

    “Abbiamo visitato 72 distretti di coltivazione del cacao e abbiamo riscontrato la presenza di funghi su diversi alberi a causa delle condizioni climatiche”, ha dichiarato un rappresentante dell’associazione.

    In risposta a queste preoccupazioni, COCOBOD ha dichiarato di aver intensificato i programmi di irrorazione di massa e di controllo delle malattie. Sebbene sia ancora prematuro fornire cifre definitive per la stagione in corso, le prime valutazioni suggeriscono un possibile calo della produzione rispetto alle previsioni iniziali. COCOBOD ha inoltre affermato di voler completare la distribuzione pianificata di fungicidi prima del periodo di raccolta principale, al fine di minimizzare le perdite di resa.