Categoria: Cacao

  • EUDR in stallo, Bruxelles propone un nuovo rinvio delle regole anti-deforestazione

    EUDR in stallo, Bruxelles propone un nuovo rinvio delle regole anti-deforestazione

    Problemi tecnici del sistema informatico hanno spinto la Commissione Europea a proporre un ulteriore rinvio dell’entrata in vigore delle nuove norme dell’Unione sulla deforestazione, note come EUDR.

    Le regole, annunciate per la prima volta nel 2021, avrebbero dovuto essere applicate a partire dal 30 dicembre di quest’anno, ma la Commissione ha dovuto affrontare forti pressioni da parte di alcuni settori dell’industria. Già lo scorso dicembre era stata concessa una proroga di un anno, dopo che aziende come Mondelez International avevano chiesto un rinvio per rendere le norme “praticabili”.

    Il 23 settembre, un portavoce della Commissione ha confermato che l’organo esecutivo dell’UE avvierà colloqui con il Parlamento europeo e il Consiglio europeo per discutere un nuovo rinvio. Secondo quanto riferito, il sistema informatico messo a punto per consentire agli operatori di registrare le merci ha dimostrato una capacità insufficiente a gestire il volume di transazioni in aumento con l’avvicinarsi della scadenza.

    “La capacità non è sufficiente. Abbiamo concluso che sono necessari ulteriori interventi sul fronte informatico ed è per questo che oggi il Commissario ha annunciato che parleremo con il Parlamento e il Consiglio per spiegare la situazione”, ha affermato il portavoce. “A questo seguirà la nostra proposta, che mirerà a ritardare di un anno la risoluzione di questo problema informatico”.

    La commissaria europea per l’ambiente, Jessika Roswall, ha dichiarato ai giornalisti che Bruxelles è “preoccupata per il sistema informatico, data la quantità di informazioni che inseriamo nel sistema”.

    In base al regolamento EUDR, le aziende che commercializzano nell’UE prodotti come cacao, caffè e olio di palma, inclusi gli alimenti che li contengono, sono tenute a dimostrare che le loro catene di approvvigionamento sono esenti da impatti legati alla deforestazione. Le grandi imprese avrebbero dovuto adeguarsi entro il 30 dicembre 2025, mentre per le più piccole il termine era il 30 giugno 2026.

    Il WWF ha espresso la sua preoccupazione, affermando che un ulteriore ritardo comporterebbe “enormi costi bloccati” per le aziende che avevano già investito per adeguarsi alle norme. Un rappresentante del WWF ha aggiunto che la mossa solleva dubbi sulla reale volontà politica di investire in un’attuazione tempestiva del regolamento, definendo la situazione un “enorme imbarazzo” per la Commissione.

  • 90 sacchi di cacao sequestrati: il Ghana combatte il contrabbando

    90 sacchi di cacao sequestrati: il Ghana combatte il contrabbando

    Le autorità ghanesi hanno inferto un altro colpo al contrabbando di cacao con una serie di operazioni coordinate che hanno portato al sequestro di oltre 90 sacchi di fave, destinate illegalmente al vicino Togo. Le operazioni, condotte dal National Investigations Bureau (NIB), dall’Anti-Cocoa Smuggling Taskforce e dal Motor Traffic and Transport Department (MTTD) della Polizia del Ghana, si sono concentrate nella regione di Volta, snodo cruciale per il traffico illecito.

    Il contrabbando di cacao è diventato un problema sempre più pressante per il Ghana, secondo produttore mondiale. Si stima che ogni anno una parte significativa del raccolto nazionale, circa 150.000 tonnellate, venga sottratta al Paese, causando ingenti perdite economiche e minacciando la stabilità del settore.

    Lunedì scorso, un’operazione congiunta di NIB e Task Force ha intercettato un camion con 46 sacchi di fave di cacao a Sogakope. L’autista, Bismark Abador, ha confessato che il carico proveniva dalla zona di Ada ed era diretto al confine di Aflao, con l’intento di raggiungere il Togo.

    Poco dopo, a Kpotame, gli agenti dell’MTTD hanno fermato due veicoli che trasportavano 27 sacchi di cacao nascosti in scomparti segreti. Gli autisti, Richard Nyasor e David Nukunu, hanno ammesso di aver caricato le fave ad Accra con lo scopo di contrabbandarle oltre confine.

    Infine, una terza operazione nella stessa zona ha portato al sequestro di altri 24 sacchi, anch’essi provenienti da Accra e destinati al contrabbando. In quest’ultimo caso, l’autista è riuscito a fuggire, ma il suo veicolo è stato sequestrato e le indagini sono in corso per rintracciarlo.

    I sospettati, insieme ai mezzi e al cacao confiscato, sono stati consegnati alla polizia di Sogakope per le indagini e i successivi procedimenti legali. L’attività di contrabbando, spesso gestita da reti criminali, è incentivata dai prezzi più alti offerti nei Paesi limitrofi e dall’evasione delle tasse.

  • Il Ghana rafforza i legami con il Giappone per il futuro del cacao

    Il Ghana rafforza i legami con il Giappone per il futuro del cacao

    Il Ghana, secondo produttore mondiale di cacao, sta rafforzando i legami commerciali con i principali produttori di cioccolato giapponesi. Il direttore generale del Ghana Cocoa Board (COCOBOD), il dottor Ransford Abbey, ha tenuto una serie di incontri strategici in Giappone per discutere il futuro dell’approvvigionamento del cacao ghanese.

    I colloqui, che si sono svolti a margine di un’esposizione in corso, hanno riunito i vertici di aziende di primo piano come Glico e Itochu. Il dottor Abbey ha ribadito l’impegno del suo Paese a garantire un flusso costante di fave di cacao per il mercato giapponese, un partner cruciale che assorbe circa il 70% delle importazioni di cacao proprio dal Ghana.

    La collaborazione arriva in un momento delicato per l’industria. Il Ghana sta infatti combattendo contro diverse sfide che mettono a rischio la produzione. Tra le minacce più gravi vi è il virus del germoglio gonfio del cacao (CSSVD), una malattia che ha già distrutto milioni di alberi e ha costretto il governo a intraprendere ambiziosi programmi di riabilitazione delle piantagioni. Oltre al CSSVD, le piantagioni sono minacciate anche dall’estrazione mineraria illegale (nota come galamsey), che degrada il suolo e devasta le aree agricole.

    Il dottor Abbey ha invitato i partner giapponesi a sostenere i programmi di riabilitazione del COCOBOD, che puntano a migliorare le rese e garantire un approvvigionamento sostenibile di cacao di alta qualità. I dirigenti giapponesi hanno accolto con favore l’invito e si sono impegnati a continuare la loro partnership, riconoscendo l’importanza del cacao ghanese nella loro catena di valore.

  • Lindt & Sprüngli valuta lo spostamento della produzione per aggirare i dazi di Trump

    Lindt & Sprüngli valuta lo spostamento della produzione per aggirare i dazi di Trump

    Il celebre produttore di cioccolato svizzero Lindt & Sprüngli sta considerando di trasferire negli Stati Uniti parte della produzione dei suoi iconici coniglietti pasquali e altre figure di cioccolato. Lo rivelano fonti interne all’azienda, citate dall’agenzia Bloomberg, spiegando che il piano mira a eludere i nuovi dazi all’importazione imposti dall’amministrazione Trump.

    Attualmente, questi prodotti sono realizzati in Germania e, se importati negli USA, sarebbero soggetti a un dazio del 15%. L’ipotetico spostamento della produzione negli Stati Uniti, che richiederebbe investimenti fino a 10 milioni di dollari, permetterebbe a Lindt di evitare tale tariffa, proteggendo i margini di profitto su un mercato chiave.

    La mossa di Lindt si inserisce in un quadro di accesa guerra commerciale. L’amministrazione Trump ha infatti imposto una serie di tariffe doganali, con tassi che variano a seconda dei Paesi. In particolare, il dazio per la Svizzera è salito a un record del 39%, uno dei più alti in Europa, che colpisce anche prodotti di punta come il formaggio. Sebbene la maggior parte della produzione americana di Lindt sia già locale, il trasferimento delle figure stagionali si rende necessario per aggirare la nuova tassazione.

    Non solo Stati Uniti, Lindt & Sprüngli sta valutando anche un’altra mossa strategica per il mercato canadese. Per evitare le tariffe di ritorsione imposte dal Canada sugli Stati Uniti, l’azienda starebbe considerando di trasferire la produzione destinata al mercato canadese dallo stabilimento di Boston a siti europei. Questo ulteriore riassetto della catena di approvvigionamento dimostra come le incertezze globali stiano costringendo le grandi aziende a rivedere le proprie strategie produttive per mantenere la competitività.

  • Cacao amaro per Elah Dufour: perdita di 3,3 milioni di euro

    Cacao amaro per Elah Dufour: perdita di 3,3 milioni di euro

    Il gruppo dolciario genovese Elah Dufour, che detiene marchi storici come Elah, Dufour, Baratti e Novi, ha chiuso l’esercizio con una perdita netta di 3,3 milioni di euro, nonostante un aumento dei ricavi. Una perdita che stride con l’utile di 12,3 milioni registrato l’anno precedente, e che riflette l’impatto devastante del rincaro del cacao e delle altre materie prime.

    Il secondo bilancio dopo la scomparsa del fondatore, Flavio Repetto, e presieduto dal figlio Guido, evidenzia un aumento significativo delle vendite, passate da 157 a 171 milioni di euro. Un risultato trainato principalmente dal comparto dolciario, che ha visto i ricavi salire a 162,8 milioni di euro grazie in particolare al canale discount. Unica nota negativa a livello di ricavi è il crollo del 42,7% nel settore della ristorazione e della distribuzione automatica, che ha fatturato solo 8,4 milioni di euro.

    Tuttavia, il notevole aumento dei ricavi non è stato sufficiente a compensare l’esplosione dei costi di produzione, saliti da 147,7 a 184,3 milioni di euro. La causa principale, come sottolineato anche da altre aziende del settore, è il rincaro storico del cacao. Nel corso del 2024, le quotazioni internazionali di questa materia prima hanno subito un aumento senza precedenti, arrivando a toccare picchi di oltre 11.000 dollari a tonnellata, un incremento di circa il 170% rispetto all’anno precedente. Questo “choc” sul costo della materia prima, unito all’aumento dei costi del personale, ha eroso completamente i margini di profitto del gruppo.

    Nonostante le difficoltà, Elah Dufour ha continuato a investire, portando gli investimenti a 13,8 milioni di euro, con un’incidenza sul fatturato che è salita dall’7,4% all’8%. Un segnale di fiducia nel futuro che si basa sulla solidità patrimoniale del Gruppo, che ha già provveduto a ripianare la perdita del bilancio ordinario, pari a quasi 5 milioni di euro, attingendo alle riserve.

    La situazione di Elah Dufour riflette una più ampia crisi che sta colpendo l’intero settore dolciario, dove l’aumento dei prezzi del cacao sta costringendo le aziende a rivedere le proprie strategie, con il rischio di ripercussioni anche sui prezzi al consumo.

  • La piaga del “marciume bruno” minaccia il cacao in Camerun

    La piaga del “marciume bruno” minaccia il cacao in Camerun

    Nella regione sud-occidentale del Camerun, cuore della produzione di cacao del Paese, i coltivatori stanno affrontando una grave minaccia: il “marciume bruno”, una malattia fungina che sta devastando le piantagioni. La malattia, che prospera in ambienti umidi, è stata aggravata dalle forti piogge che da settimane imperversano nella zona, compromettendo seriamente la crescita e la qualità dei baccelli.

    A peggiorare la situazione c’è il crescente uso di prodotti agricoli contraffatti. Molti agricoltori, in cerca di soluzioni a basso costo, ricorrono a fungicidi di contrabbando importati da Nigeria e Ghana, che non solo sono inefficaci, ma rendono ancora più difficile il controllo dell’epidemia. Le autorità locali sottolineano come le cattive pratiche agricole, tra cui potature tardive e scarsa pulizia dei campi, stiano contribuendo alla diffusione del fungo.

    Per i coltivatori, le conseguenze sono drammatiche. La drastica riduzione dei raccolti sta mettendo a rischio la loro sussistenza, rendendo difficile ripagare i prestiti, sostenere le famiglie e far fronte alle spese per l’anno scolastico.

    Il Camerun è il quinto produttore mondiale di cacao e il settore è vitale per la sua economia, rappresentando il 12% delle esportazioni e l’8,2% del PIL agricolo nel 2020. Il paese ha l’ambizioso obiettivo di aumentare la produzione a 1,2 milioni di tonnellate entro il 2030, ma il “marciume bruno” rappresenta un serio ostacolo al raggiungimento di questi traguardi. Il controllo della malattia è quindi fondamentale per garantire la sostenibilità di un settore cruciale per il futuro economico del Camerun.

  • Prezzi del cacao in calo, ma il mercato resta in allerta

    Prezzi del cacao in calo, ma il mercato resta in allerta

    I prezzi del cacao hanno chiuso in ribasso ieri, giovedì 19 settembre, con il cacao ICE di New York in calo del 2,06% e quello di Londra del 1,71%. Nonostante un brusco calo che ha portato i prezzi ai minimi della settimana, il mercato rimane instabile a causa di una serie di fattori contrastanti.

    La recente pressione sui prezzi è stata in gran parte dovuta alle piogge in Africa occidentale, che hanno alleviato la siccità e favorito la fioritura delle piante di cacao. Questo miglioramento delle condizioni climatiche suggerisce un aumento della produzione, rassicurando temporaneamente il mercato. Tuttavia, gli analisti avvertono che il raccolto di quest’anno potrebbe essere uno dei più deboli degli ultimi anni. Il maltempo in Ghana e Nigeria ha già danneggiato parte dei raccolti, facendo appassire i baccelli a causa della mancanza di precipitazioni.

    Un altro fattore di incertezza arriva dalla Costa d’Avorio, il principale produttore mondiale. Le esportazioni di cacao, pur in crescita del 5,8% rispetto all’anno scorso, hanno rallentato significativamente rispetto al forte aumento registrato a dicembre, un segnale che potrebbe sostenere i prezzi. Le scorte globali, inoltre, mostrano segni di scarsità: le riserve monitorate dall’ICE nei porti statunitensi sono scese al livello più basso degli ultimi quattro mesi, toccando i 2.040.029 sacchi.

    Mentre la carenza di scorte spinge i prezzi al rialzo, i timori sulla domanda globale di cioccolato continuano a pesare sul mercato. I prezzi elevati e i dazi doganali potrebbero frenare i consumatori, mantenendo il mercato in uno stato di forte instabilità. Nonostante il calo di ieri, il mercato del cacao continua a essere un barometro sensibile alle condizioni climatiche e alle dinamiche commerciali globali.

  • Aldi Suisse introduce Choviva: il cioccolato senza cacao

    Aldi Suisse introduce Choviva: il cioccolato senza cacao

    Aldi Suisse diventa il primo rivenditore in Svizzera a offrire in tutti i suoi punti vendita la versione senza cacao del cioccolato Star Rice del marchio Choceur, realizzata grazie a Choviva, un ingrediente innovativo sviluppato dalla food tech tedesca Planet A Foods basato su semi di girasole e avena fermentati. La scelta è presentata come un’alternativa sostenibile al cioccolato convenzionale, in risposta a sfide ambientali e di approvvigionamento che stanno pesando sul settore.

    Secondo comunicati ufficiali e articoli di stampa locali, il nuovo prodotto si distingue per il gusto che richiama quello del cioccolato tradizionale, pur essendo completamente privo di cacao e senza aromi artificiali. Aldi Suisse sottolinea che l’uso di Choviva permette non solo di ridurre l’impatto ecologico della produzione grazie all’eliminazione della necessità di coltivare cacao, ma anche di diminuire la dipendenza da filiere globali fragili, soggette a variazioni climatiche, crisi economiche e difficoltà logistiche.

    Choviva, prodotto da Planet A Foods, non è del tutto nuovo sul mercato: l’azienda ha recentemente ottenuto investimenti importanti per espandere la sua produzione e portare questa alternativa in sempre più prodotti alimentari. Nel dicembre 2024, il produttore ha raccolto 30 milioni di dollari in un round di finanziamento Series B, con l’obiettivo di industrializzare ulteriormente Choviva. Attualmente è già presente in oltre 20 prodotti in Svizzera, Germania e Austria in più di 42.000 filiali retail. Aldi Suisse ha annunciato che il nuovo Star Rice Choviva sarà disponibile in tutte le filiali a partire da subito.

    La ricetta indica che il rivestimento “cioccolato alternativo” è privo di cacao, ma contiene semi di girasole macinati, grassi vegetali (tra cui palma e shea), zucchero, latte in polvere, altri cereali come riso e mais, e aromi naturali.

    La decisione di Aldi Suisse arriva in un momento in cui la disponibilità globale di cacao sta mostrando segnali di pressione crescente, sia per ragioni climatiche sia per problemi di approvvigionamento. Produttori e distributori cercano soluzioni alternative che siano sostenibili, scalabili e che mantengano un profilo organolettico accettabile per i consumatori.

    Planet A Foods mira a produrre fino a 15.000 tonnellate annue di Choviva, rispetto alle circa 2.000 tonnellate attuali, grazie all’espansione della sua struttura produttiva. Inoltre, la tecnologia usata permette un’impronta di CO₂ significativamente inferiore rispetto al cioccolato tradizionale.

    Nonostante il favore con cui la novità viene presentata, rimangono alcuni aspetti che occorrerà verificare: la percezione del gusto da parte dei consumatori, se le aspettative saranno all’altezza del sapore “cioccolato tradizionale”; il prezzo rispetto al cioccolato convenzionale, soprattutto se Choviva sarà competitivo o se il costo sarà più elevato; la sostenibilità effettiva su tutta la filiera produttiva, dai semi al confezionamento; e l’adozione del prodotto da parte di altre catene e mercati oltre quelli già coperti da Planet A Foods.

    La mossa di Aldi Suisse segna un passo importante nel mercato del cioccolato: non solo per l’innovazione tecnologica, ma anche come segnale che le alternative al cacao stanno guadagnando terreno concreto nella distribuzione, non solo come nicchia, ma come opzione su scala nazionale.

  • Cargill sospende la lavorazione del cacao in Costa d’Avorio

    Cargill sospende la lavorazione del cacao in Costa d’Avorio

    Il colosso agroalimentare statunitense Cargill ha sospeso temporaneamente le sue attività di macinazione del cacao in Costa d’Avorio, il primo produttore mondiale di fave di cacao. La decisione, che ha avuto un impatto significativo sul settore locale e internazionale, è stata motivata dalla scarsa qualità del raccolto intermedio (mid‑crop) attualmente disponibile sul mercato.

    Secondo quanto riportato da fonti vicine all’azienda, le fave consegnate negli ultimi mesi presentano dimensioni inferiori alla norma, problemi di essiccazione e un’elevata quantità di materiale estraneo, rendendo il processo di trasformazione industriale economicamente inefficiente e tecnicamente problematico.

    Cargill, uno dei principali attori del mercato del cacao con impianti in tutta l’Africa occidentale, ha annunciato che le attività di lavorazione dovrebbero riprendere con l’inizio della stagione principale del raccolto (“main crop”), prevista per ottobre 2025. Nel frattempo, l’impianto resta fermo.

    La decisione dell’azienda americana riflette un trend più ampio. Secondo dati pubblicati dall’associazione degli esportatori ivoriani (GEPEX), la lavorazione del cacao a livello nazionale è calata del 31,2% nel mese di luglio, rispetto allo stesso periodo del 2024. La causa principale è l’insufficiente qualità delle fave raccolte, unita a volumi in forte calo rispetto alle attese.

    Gli esperti del settore attribuiscono questa situazione a una combinazione di fattori climatici avversi, ritardi nei trattamenti agricoli e difficoltà economiche dei piccoli coltivatori. La pressione sui prezzi globali del cacao, già ai massimi storici nei mercati internazionali, rischia ora di aumentare ulteriormente.

    La sospensione delle attività da parte di Cargill in Costa d’Avorio rappresenta un segnale preoccupante per l’intera filiera globale del cacao, che coinvolge migliaia di operatori tra produttori, esportatori, industrie di trasformazione e aziende dolciarie. Con meno burro e massa di cacao disponibili sul mercato, l’offerta si restringe proprio mentre la domanda resta elevata, in particolare in Europa e Nord America.

    Le attività di Cargill potrebbero riprendere a partire da ottobre, a condizione che il nuovo raccolto principale porti fave di qualità migliore. Tuttavia, permangono incertezze sulle condizioni meteorologiche e sulle capacità dei coltivatori locali di soddisfare gli standard richiesti.

  • Danimarca: via le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto

    Danimarca: via le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto

    Il governo danese è pronto a eliminare le tasse su caffè e cacao per sostenere il potere d’acquisto dei cittadini. L’annuncio potrebbe arrivare con la prossima legge di bilancio, che sarà finalizzata entro l’inizio di dicembre. La decisione, che abolisce una delle imposte più antiche del Paese, riflette l’urgenza di affrontare l’aumento dei costi che sta colpendo le famiglie in tutta Europa.

    L’imposta sul cacao era considerata la più complessa e burocratica tra quelle danesi. La sua eliminazione arriva dopo un anno in cui i prezzi del cioccolato sono saliti del 25% e quelli del caffè del 35%, dati dalle statistiche nazionali. L’abolizione di queste tasse comporterebbe per il governo una perdita stimata di 320 milioni di euro, ma la scelta è di agire direttamente sul portafoglio dei consumatori. I danesi sono tra i maggiori consumatori di cioccolato in Europa e bevono in media più di tre tazze di caffè al giorno a persona.

    L’aumento dei prezzi del caffè, come quello del cacao, sta impattando i consumi non solo in Danimarca, ma anche in altri mercati. L’espressione “distruggere la domanda” è stata usata dai commercianti per descrivere come i prezzi elevati stiano frenando il consumo, un fenomeno che si osserva anche in Europa e negli Stati Uniti, dove i mercati sono stagnanti da diversi anni.

    Anche in Brasile, il più grande esportatore mondiale di caffè Arabica, i consumi interni sono diminuiti. Tra luglio e agosto 2025, i prezzi del caffè crudo sono aumentati del 25% a livello locale, secondo l’Associazione Brasiliana dell’Industria del Caffè (ABIC).

    Nonostante l’aumento globale dei prezzi abbia avuto un impatto anche sulle importazioni asiatiche quest’anno, l’Asia si conferma come una delle regioni con il maggiore potenziale di crescita per il caffè. Il mercato in Asia e Oceania sta crescendo a un tasso superiore al 2%, che secondo il trader Sucafina potrebbe raddoppiare rapidamente.

    Questo trend non è passato inosservato, come dimostra l’attenzione dell’organizzazione brasiliana Cecafé verso il mercato cinese. In Cina, la domanda ha superato i 4 milioni di sacchi da 60 kg all’anno e non mostra segni di rallentamento. Anche la Corea del Sud si distingue come mercato in crescita, con un consumo che negli ultimi dieci anni ha superato i 3 milioni di sacchi.