La parola caffè entrò nella lingua italiana tramite il vocabolo in turco ottomano قهوه, kahve, derivante dalla parola in arabo قهوة?, qahwah.

Il caffè è una bevanda ottenuta dai semi macinati di alcuni alberelli tropicali appartenenti al genere Coffea. Sebbene all’interno del genere Coffea siano state identificate oltre 100 specie, commercialmente queste diverse specie sono presentate come diverse varietà di caffè, le più diffuse sono l’arabica e la robusta. Attualmente è la bevanda più diffusa nel mondo e a livello di valore economico è la merce più scambiata dopo i prodotti petroliferi.

A proposito delle specie

Le specie di caffè coltivate su grande scala sono tre: Coffea arabica, Coffea canephora o robusta e, in minor misura, Coffea liberica. Le specie differiscono per gusto, contenuto di caffeina e adattabilità a climi e terreni diversi da quelli originari. Tutte le specie coltivate esistono ancora allo stato selvatico nelle zone d’origine. Sono state create anche molte nuove varietà.

ARABICA

La specie che è stata usata per prima è Coffea arabica, originaria dell’Etiopia, del Sudan, e del Kenya,
I semi di Coffea arabica hanno un contenuto di caffeina molto più basso delle altre specie diffuse. A differenza delle altre, è autoimpollinante, cioè autogama. Inoltre predilige coltivazioni ad alta quota (tra 1000 e 2000 metri).

ROBUSTA

Molto coltivata oggi è Coffea robusta, una specie originaria dell’Africa tropicale, tra l’Uganda e la Guinea, molto adattabile (cresce anche a quote inferiori ai 700 metri) e perciò più economica. È una pianta allogama, quindi richiede impollinazioni incrociate che la portano alla differenziazione genetica con più facilità dell’arabica.


Una leggenda

Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all’Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, sostiene che il miglior caffè è quello di Mokha (città nello Yemen) e che questo indizio permette di individuarne il luogo d’origine.

Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più conosciuta parla di un pastore chiamato Kaldi che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno, incontrando una pianta di caffè, queste cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Arrivata la notte, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità. Il pastore ne intuì la ragione e abbrustolì i semi della pianta, li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.

Diffusione

Nel XV secolo la bevanda a base di caffè si estese fino a Damasco, al Cairo e persino a Istanbul, dove si consumava nei luoghi d’incontro dell’epoca e dove il kahvecibaşı (“capo caffettiere”) era un personaggio importante della corte del sultano.

Il caffè fu introdotto in Europa nel XVI secolo sull’isola di Malta, parte del Regno di Sicilia, attraverso gli schiavi turchi imprigionati dai cavalieri di San Giovanni nel 1565, l’anno del Grande assedio di Malta, che lo usavano per preparare la loro bevanda tradizionale. Successivamente il caffè arrivò a Napoli tramite navi provenienti da Malta.



Zone di produzione

I maggiori produttori mondiali sono, nell’ordine: il Brasile, il Vietnam, la Colombia e l’Indonesia. Seguono, in ordine variabile secondo le annate, Perù, Messico, Honduras, Etiopia, India, Ecuador.

PAESEPRODUZIONE
(1.000 sacchi da 60kg)
Brasile69,900
Vietnam29,000
Colombia12,400
Indonesia10,900
Etiopia8,360
Uganda6,400
India6,000
Honduras5,300
Perù4,250
Messico3,900
Fonte USDA 2023

Tostatura

Nella torrefazione del caffè i grani vengono sottoposti a temperature di 200-220 °C mentre vengono agitati.

Durante tale processo il grano di caffè subisce alcune trasformazioni quali la caramellizzazione degli zuccheri e la carbonizzazione della cellulosa, che conferiscono al chicco il suo colore tipico, nonché la formazione dei composti volatili che gli danno il tipico aroma del caffè tostato. Contemporaneamente parte della caffeina si perde principalmente a causa delle alte temperature.

Il chicco torrefatto aumenta il suo volume del 30% circa, mentre il suo peso diminuisce poiché gran parte dell’acqua che lo compone evapora. Il calo ponderale si attesta in media sul 15-20%

Il caffè torrefatto ha un gusto tendenzialmente amarognolo, e diviene solubile in acqua, essendo più friabile (il chicco crudo è inutilizzabile a fini di estrazione che rechino aromi), più facilmente riducibile in polvere e perciò adatto ad essere macinato. Per l’espresso la polvere deve essere più fine per via della maggior pressione della macchina, mentre per moka, filtro, infusione o alla napoletana più grossa, per via della minore se non assente pressione presente negli strumenti.

Per il caffè turco, invece, la polvere macinata occorre finissima in quanto deve sedimentarsi sul fondo della tazzina, e parzialmente si può ingerire durante la degustazione.

Macinazione

La macinazione è un processo meccanico che trasforma il chicco tostato in caffè macinato, in quanto il chicco intero, anche se tostato, contiene alcuni composti insolubili a contatto con l’acqua, i quali non verrebbero rilasciati in fase di preparazione della bevanda.

La macinazione, cioè la riduzione del chicco in particelle, aumenta in modo proporzionale anche la solubilità del caffè, rendendo possibile l’estrazione delle sostanze e dei composti aromatici. La macinatura ha un ruolo centrale nella corretta preparazione di un caffè.

Il grado di macinatura va regolato a seconda del tempo di contatto tra l’acqua e la miscela. La regola per una corretta macinatura è che tanto più fine è la polvere, tanto più breve dovrebbe essere la fase di estrazione. Una miscela dalla granulometria sbagliata può produrre un caffè sottoestratto, dal sapore annacquato, o sovraestratto, che sa di bruciato.

Economia

Quasi un terzo del caffè è prodotto in Brasile, che raccoglie mediamente più di 60 milioni di sacchi (un sacco equivale a 60 kg). Al secondo posto c’è il Vietnam, che ha superato la Colombia grazie alla sua vicinanza al mercato cinese che ha visto aumentare notevolmente i consumi. Altri grandi produttori sono Indonesia, Messico, India ed Etiopia. Il Coffee C è il contratto futures con cui si scambia il caffè arabica sui mercati finanziari; per la qualità robusta è il Robusta Coffee. Entrambi sono regolamentati dallo standard internazionale della Intercontinental Exchange (ICE). A occuparsi di questa merce, tra le più scambiate insieme a petrolio e acciaio, è l’Organizzazione Internazionale del Caffè (OIC).

Il commercio del caffè è dominato da poche grandi multinazionali. Entrambi sono regolamentati dallo standard internazionale della Intercontinental Exchange (ICE). A occuparsi di questa merce, tra le più scambiate insieme a petrolio e acciaio, è l’Organizzazione Internazionale del Caffè (OIC). Il commercio del caffè è dominato da poche grandi multinazionali. Una élite di 20 società, di cui una sola proviene da un paese produttore, controlla più di tre quarti del mercato del caffè. Gli operatori commerciali più importanti sono: NeumannKaffee (Germania), Volcafè EDF MAN,


Fattori che influenzano il mercato del caffè

GEOPOLITICA

i primi cinque paesi produttori rappresentano due terzi della produzione globale, e i due maggiori, Brasile e Vietnam, fanno spesso circa la metà della produzione annuale. Tutti questi paesi hanno storie di instabilità politica. Crisi politiche come vuoti di leadership o scandali di corruzione possono innervosire i mercati e creare preoccupazioni per le interruzioni delle forniture.

CLIMA

Storicamente le fluttuazioni del prezzo del caffè si devono principalmente agli eventi meteorologici negativi. Le colture di caffè sono molto sensibili alle condizioni meteorologiche, hanno bisogno della giusta combinazione di pioggia e sole per ottenere il massimo rendimento. La concentrazione della produzione in pochi paesi aggrava il problema. Il riscaldamento globale potrebbe provocare siccità a lungo termine con il conseguente aumento dei prezzi del caffè negli anni a venire.

TRASPORTO

Il trasporto dei chicchi verso le aziende e del caffè lavorato verso i consumatori richiede carburante, e il prezzo del petrolio può avere un forte impatto sul prezzo del caffè.

Reddito discrezionale

Nelle regioni sviluppate come l’UE e gli Stati Uniti, le variazioni di reddito e di retribuzione potrebbero determinare cambiamenti nel consumo di caffè. Nei mercati emergenti, la crescita economica complessiva potrebbe avere un impatto positivo sul consumo di caffè. In Cina, ad esempio, il modello alimentare tende a spostarsi verso quello occidentale man mano che l’economia si sviluppa. Anche se in Cina si beve più tè, nei prossimi anni il caffè potrebbe rivaleggiare con questa bevanda tradizionale. l trasporto dei chicchi verso le aziende e del caffè lavorato verso i consumatori richiede carburante, e il prezzo del petrolio può avere un forte impatto sul prezzo del caffè.

Salute

la comunità medica ha prodotto prove contrastanti sugli effetti sulla salute del consumo di caffè. I sostenitori notano gli antiossidanti e le vitamine (B2, B5 e B1) e i benefici della bevanda per la prevenzione delle malattie. Ma in alcune persone la caffeina può causare ansia e disturbare il sonno, nonché creare dipendenza. La misura in cui il pubblico accoglie il messaggio positivo o negativo sul caffè potrebbe influire sulla domanda e sui prezzi della merce.

Dollaro americano

le materie prime, compreso il caffè, vengono pagate in dollari USA. I venditori di caffè ricevono meno dollari quando la valuta statunitense è forte e più dollari quando è debole, cioè un dollaro forte può deprimere i prezzi, mentre un dollaro debole di solito fa bene.

INVESTITORI

l mercato del caffè è endemicamente instabile. Questo si esprime in primo luogo attraverso la fluttuazione del prezzo, la cui volatilità si basa sulla percentuale di variazione dei prezzi giorno per giorno.

Tuttavia, fino al 1989 il mercato rimase relativamente stabile nonostante le ripercussioni degli eventi atmosferici sulle piantagioni, fondamentalmente grazie ai vari accordi internazionali che disciplinavano il sistema delle quote. Tale sistema prevedeva che nel momento in cui i prezzi a livello mondiale scendevano sotto un certo livello, i paesi produttori potevano immettere sul mercato solo determinate quote, garantendo in questo modo una sorta di protezione. Il 4 luglio del 1989 questi accordi vennero meno e il mercato del caffè fu liberalizzato e iniziò a essere controllato dal gioco della domanda e dell’offerta. In quell’occasione i paesi produttori vi riversarono tutte le scorte, causando il crollo dei prezzi. In buona sostanza, ora il meccanismo è il seguente: le fluttuazioni sono intrinseche al mercato del caffè; i prezzi alti incentivano i produttori a curare meglio le piante o a piantarne di nuove; di conseguenza, in fase avanzata delle nuove coltivazioni si ha l’incremento del volume e della qualità della produzione, che comporta l’abbassamento dei prezzi. I prezzi bassi inducono a una minor attenzione per le piantagioni, da cui la diminuzione della produzione e il rialzo dei prezzi; così il ciclo si ripete.

Non è, comunque, corretto intendere le fluttuazioni del mercato del caffè esclusivamente nell’ottica della domanda e dell’offerta. È vero che ogni variazione ha una causa di origine fisica, ma è dimostrabile anche la crescente influenza dei grandi investitori a partire dalla liberalizzazione del 1989. Il tipico gioco dell’investimento e della speculazione può essere così riassunto: quando i prezzi del caffè grezzo sono bassi, oppure quando si prevedono annate scarse, si investe in acquisti massicci, ovviamente di natura speculativa, poiché l’obiettivo è rivendere il prodotto con ampi margini di guadagno nel breve termine. Sul mercato mondiale questa improvvisa domanda porta automaticamente al rialzo dei prezzi, e il meccanismo rimane in funzione fintantoché gli investitori decidono di vendere, per realizzare il profitto, causando un crollo altrettanto improvviso dei prezzi sempre su scala mondiale. Oltre alle cause fisiche dunque, la speculazione acuisce le fluttuazioni dei prezzi sia verso l’alto sia verso il basso.