Autore: admin

  • In Spagna un impianto fotovoltaico mette a rischio 126.000 alberi di agrumi

    In Spagna un impianto fotovoltaico mette a rischio 126.000 alberi di agrumi

    Un imponente progetto di impianto fotovoltaico nella Plana Baixa, situata in una delle province della comunità valenciana, proposto da Arada Solar, rischia di devastare circa 126.000 alberi, in gran parte agrumi in piena produzione, e di compromettere un’area agricola di cruciale importanza. La denuncia arriva dall’Unió Llauradora, che ha lanciato oggi una campagna di protesta simbolica a Vall d’Uixó.

    Il progetto, che include anche una vasta infrastruttura di evacuazione, interesserebbe circa 280 ettari di coltivazioni, molti dei quali terreni irrigui di notevole valore agroecologico. La protesta ha visto la partecipazione di membri de LA UNIÓ e della Piattaforma Energia e Territorio della Plana Baixa, uniti nel denunciare un’operazione che minaccia l’economia e l’ambiente locale.

    L’impianto solare è previsto nei comuni di Vall d’Uixó, Xilxes e Moncofa. Ma il suo impatto non si limiterà a queste aree: una nuova sottostazione elettrica e una linea a media tensione di quasi 18 chilometri attraverseranno i comuni di Vall d’Uixó, Nules, Borriana, Les Alqueries, Vila-real e Betxí, aumentando l’estensione del danno potenziale.

    Secondo LA UNIÓ, questa colossale costruzione metterebbe a rischio la produzione di quasi 5 milioni di chili di agrumi, in un momento in cui i raccolti sono già in calo a causa dei cambiamenti climatici. “Non possiamo permetterci di perdere ulteriore terreno agricolo utilizzabile in questa zona”, ha dichiarato Carles Peris, segretario generale de La Unió Llauradora. “L’agrumicoltura è la coltura predominante e abbiamo bisogno di un volume stabile per consolidare gli investimenti e creare posti di lavoro, sia permanenti che stagionali.”

    Arada Solar, sussidiaria della multinazionale norvegese Statkraft, sta cercando di acquisire o affittare i terreni, ma con offerte considerate “molto basse” dall’Unió. Peris ha evidenziato come molti giovani agricoltori abbiano investito nelle loro aziende negli ultimi anni, con l’intenzione di rimanere nel settore e non vogliono essere costretti a separarsi dalla loro terra.

    LA UNIÓ ribadisce la sua ferma opposizione alla perdita di terreni agricoli e al danno arrecato agli agricoltori che, insieme alle autorità, hanno investito ingenti somme nella modernizzazione dell’irrigazione.

  • Arrivano sul mercato due nuove qualità di arance precoci

    Arrivano sul mercato due nuove qualità di arance precoci

    In risposta alla crescente domanda di diversificazione varietale e di prodotti di qualità superiore, sono state presentate due nuove qualità di arancia dolce, denominate Kawatta e Majorca, in occasione della 50ª edizione di Expocitros, la più grande fiera degli agrumi dell’America Latina. Queste innovazioni promettono di rivoluzionare il mercato grazie alla loro precocità e all’eccellente qualità del succo, con un’enfasi particolare su sapore e colore.

    Le nuove varietà sono il frutto di un’ampia collaborazione tra istituzioni di ricerca di spicco come Embrapa e il Centro Agrumi Sylvio Moreira (CCSM) dell’Istituto Agronomico (IAC), supportate dalla Fondazione Coopercitrus Credicitrus (FCC). Questo progetto rappresenta un significativo passo avanti per l’Unità Mista di Ricerca e Trasferimento Tecnologico (UMIPTT) della Cintura Agrumicola (SP), con il contributo fondamentale del Fondo per la Difesa degli Agrumi (Fundecitrus), di università e produttori.

    Le arance Kawatta e Majorca, originarie rispettivamente del Suriname e della Florida, sono state introdotte e valutate nello stato di San Paolo fin dai primi anni ’90. Secondo Embrapa, queste varietà si sono distinte nelle prove competitive come valide alternative alle cultivar precoci già esistenti. La loro raccolta avviene tra maggio e agosto, un periodo cruciale per il mercato. Le analisi hanno rivelato un succo di alta qualità, un colore più intenso e un ottimo rapporto solidi solubili/acidità, un fattore determinante per il sapore.

    Le attuali varietà precoci più diffuse in Brasile, come la Hamlin e la Valencia Americana, sebbene molto produttive, presentano frutti e succhi di qualità inferiore in termini di colore e sapore, con la Hamlin che è la più coltivata tra le precoci.

    Eduardo Girardi, ricercatore presso Embrapa Cassava and Fruit Growing (BA), sottolinea i benefici agronomici delle nuove varietà precoci. “Queste garantiscono una raccolta più rapida e riducono il rischio di esposizione alla siccità, grazie al loro ciclo produttivo più breve”, spiega Girardi. Aggiunge che facilitano anche la potatura e, in prospettiva, la raccolta meccanica. “Inoltre, entrambe le varietà mostrano una buona produttività senza irrigazione, superando le 30 tonnellate per ettaro, e si sono dimostrate compatibili con i tre principali portinnesti utilizzati nello stato di San Paolo”, conclude il ricercatore.

    Nonostante le promettenti novità, l’industria della trasformazione si trova di fronte a delle sfide. Camilla Pacheco, ricercatrice presso Citrosuco, evidenzia come lo scenario attuale delle arance dolci precoci sia caratterizzato da una scarsa diversificazione, una bassa qualità sensoriale e la produzione di succhi con un contenuto di solidi solubili inferiore e una minore intensità aromatica.

    “Questa prospettiva è piuttosto impegnativa per l’industria, in particolare per la produzione di succo pastorizzato non da concentrato (NFC – Not From Concentrate)”, afferma Pacheco. Il succo NFC, infatti, ha un valore aggiunto maggiore nella filiera rispetto al succo concentrato congelato (FCOJ), ma richiede materie prime di qualità superiore. “Il succo NFC necessita di un contenuto di solidi solubili più elevato, un’acidità equilibrata e un profilo sensoriale più ricco. Caratteristiche che le qualità precoci attualmente disponibili su larga scala non soddisfano appieno”, conclude la ricercatrice, evidenziando l’importanza delle nuove varietà come Kawatta e Majorca per il futuro del settore.

  • Madagascar, boom del cacao: esportazioni record e superamento della vaniglia

    Madagascar, boom del cacao: esportazioni record e superamento della vaniglia

    Il Madagascar ha vissuto un 2024 eccezionale per la sua produzione di cacao, con esportazioni che hanno raggiunto le 15.000 tonnellate, in netto aumento rispetto alle 12.000 tonnellate del 2023. Questo successo si inserisce in un contesto di prezzi delle fave di cacao ai massimi storici sul mercato mondiale, proiettando il settore come potenziale principale fonte di esportazione del Paese in termini di valore, superando persino la vaniglia, tradizionalmente il prodotto di punta.

    Nonostante la produzione malgascia rappresenti meno dell’1% del mercato globale, la performance del 2024 è stata notevole sia in termini di quantità che di valore. Questo risultato è il frutto di una profonda ristrutturazione del settore iniziata oltre dieci anni fa, che ha beneficiato non solo gli esportatori e il governo, ma anche i piccoli produttori locali.

    Philippe Fontayne, Vicepresidente del Consiglio Nazionale del Cacao, ha commentato entusiasticamente la situazione: “Con le sue 15.000 tonnellate e gli attuali prezzi all’esportazione, questo è un anno eccezionale. In termini di valore, il settore del cacao supera i 100 milioni di dollari, una somma che va a diretto beneficio degli agricoltori. Ciò equivale a circa 9 dollari al giorno per i nostri 30.000 produttori, il che migliora significativamente il loro tenore di vita”.

    L’impennata dei prezzi di acquisto e dei volumi di esportazione è stata ulteriormente favorita da un contesto globale propizio. Il Madagascar ha consolidato il suo status di produttore di “Cacao Fine”, un marchio esclusivo a livello africano, completamente rinnovato nel 2023. Questo riconoscimento garantisce all’isola un premio sul mercato internazionale, permettendo di vendere le proprie esportazioni a prezzi superiori alla media. “Questo volume e questo prezzo internazionale significano che oggi stiamo effettivamente beneficiando di questa situazione internazionale”, ha aggiunto Fontayne.

    A contribuire al successo del Madagascar è stato anche il crollo della produzione nei due maggiori produttori mondiali, Costa d’Avorio e Ghana, nel 2024. Il cambiamento climatico e le condizioni meteorologiche estreme hanno avuto un impatto devastante sulle piantagioni in Costa d’Avorio, mentre in Ghana piogge eccezionali hanno compromesso la qualità dei raccolti, minacciando la stabilità della produzione nazionale. Queste difficoltà dei giganti del cacao hanno creato un’opportunità unica per l’isola dell’Oceano Indiano.

  • Gli Stati Uniti investono 23 milioni di dollari nella ricerca contro il citrus greening

    Gli Stati Uniti investono 23 milioni di dollari nella ricerca contro il citrus greening

    Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA/NIFA) ha annunciato un massiccio investimento di quasi 23 milioni di dollari, destinati a 14 progetti di ricerca volti a combattere la devastante malattia degli agrumi conosciuta come Huanglongbing (HLB) o “citrus greening”. I fondi, erogati nell’ambito del Programma di Ricerca e Sviluppo di Emergenza sulle Malattie degli Agrumi, mirano a trovare soluzioni urgenti per prevenire la diffusione della malattia e proteggere l’industria agrumicola.

    L’Università della Florida si conferma un attore chiave nella lotta contro l’HLB, avendo ricevuto ben otto degli otto dei quattordici finanziamenti. Questa concentrazione di risorse sottolinea il ruolo centrale dell’ateneo nello sviluppo di strategie innovative.

    I progetti finanziati spaziano da approcci genetici e biotecnologici a nuove terapie e metodi di controllo degli insetti vettori:

    • Innovazione Genetica e Resistenza: Diverse iniziative si concentrano sullo sviluppo di varietà di agrumi resistenti o tolleranti all’HLB. Tra queste, spiccano gli sforzi per l’allevamento mediato da CRISPR di varietà resistenti (Soil Culture Solutions, LLC, 1,1 milioni di dollari) e l’accelerazione del rilascio di varietà non OGM da parte dell’Università della Florida (6,2 milioni di dollari), oltre allo sviluppo di linee transgeniche (Università della Florida, 1,5 milioni di dollari). L’ateneo floridiano si impegna anche nella comprensione e identificazione della tolleranza e nella selezione rapida di geni di resistenza (entrambi da 1,1 milioni di dollari).
    • Terapie e Somministrazione: La ricerca si estende a nuove metodologie per trattare gli alberi già infetti. Texas A&M AgriLife Research (1,1 milioni di dollari) sta valutando sistemi innovativi per migliorare la somministrazione di terapie nella vascolatura degli alberi, mentre l’Università della Florida (1,5 milioni di dollari) si concentra sulla somministrazione terapeutica guidata per migliorare la salute degli alberi colpiti.
    • Controllo degli Insetti Vettori e Biopesticidi: Dato che la psilla asiatica degli agrumi è il principale vettore della malattia, una parte significativa dei fondi è destinata al suo controllo. L’Università della Florida (1,4 milioni di dollari) sta sviluppando nuovi insetticidi antifeeding, mentre il Wisconsin University System (1,5 milioni di dollari) è al lavoro sull’introduzione di RejuAgro, un innovativo biopesticida per iniezione nel tronco. Un altro progetto dell’Università della Florida (1,2 milioni di dollari) esplora la combinazione di copertura protettiva individuale e ossitetraciclina.
    • Modellazione e Valutazione del Rischio: L’Università della California, Davis (1 milione di dollari), sta sviluppando approcci sistemici per integrare biologia e tecnologia dell’informazione in modelli dinamici migliorati, mentre la University of Georgia Research Foundation, Inc. (1,1 milioni di dollari) valuta il rischio di HLB nei sistemi di produzione di agrumi resistenti al freddo.

    Infine, il Servizio di Ricerca Agricola dell’USDA (1,5 milioni di dollari) sta studiando il controllo dell’HLB attraverso l’isolamento del Nectarine marafivirus M e il suo sistema di espressione.

    Questo ingente investimento federale sottolinea l’urgenza di trovare soluzioni definitive contro l’HLB, una malattia che continua a rappresentare una seria minaccia per la produzione di agrumi a livello nazionale. La ricerca intensiva e collaborativa è vista come la strada maestra per proteggere il futuro di un settore agricolo cruciale.

  • L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India scopre il caffè: boom delle esportazioni e passione per la preparazione casalinga

    L’India sta vivendo una vera e propria rivoluzione nel mondo del caffè, che si manifesta non solo nella proliferazione di caffetterie artigianali e catene internazionali, ma anche all’interno delle mura domestiche, dove sempre più consumatori si dedicano alla preparazione autonoma per assaporare l’aroma inebriante.

    Secondo le previsioni di Redseer Strategy Consultants, il mercato del caffè fuori casa è destinato a una crescita impressionante, con un tasso annuo composto (CAGR) tra il 15% e il 20% entro il 2028, raggiungendo un valore stimato tra i 2,6 e i 3,2 miliardi di dollari. Parallelamente, il mercato delle attrezzature per la preparazione del caffè sta registrando un forte aumento della domanda, non solo da parte di bar e ristoranti, ma in misura crescente anche dalle famiglie che abbracciano l’arte del “brewing” casalingo.

    Marchi affermati come la tedesca WMF e l’italiana La Marzocco hanno già consolidato la loro posizione nel mercato indiano. A marzo, Nespresso ha inaugurato la sua prima boutique a Nuova Delhi, con l’obiettivo di conquistare una quota significativa sia nel segmento B2C (consumatori) che in quello B2B (aziende), entrambi in forte espansione.

    Questo dinamismo riflette un profondo cambiamento nelle abitudini dei consumatori indiani. Si sta assistendo a un passaggio da un consumo di caffè “orientato alla praticità” a uno “orientato all’esperienza”. I consumatori non cercano più solo una dose di caffeina, ma sono sempre più interessati alle tecniche di preparazione, ai profili dei chicchi e all’estetica delle attrezzature.

    La categoria in più rapida crescita è proprio quella delle attrezzature per la preparazione artigianale del caffè, come le French Press, le AeroPress e le macchine per espresso di livello base, a testimonianza del crescente entusiasmo per la preparazione casalinga. Si registra anche un notevole aumento dell’interesse per macinacaffè, bilance e accessori, indicando una volontà di controllare ogni aspetto del processo.

    Se la French Press e la Mokapot sono state il punto di partenza per molti, si nota un aumento significativo nelle vendite di macchine per espresso casalinghe. Sempre più indiani desiderano ricreare bevande da bar, dai cappuccini ai latte macchiato ghiacciati, direttamente nella propria cucina. Questo dimostra quanto sia progredita la cultura del caffè artigianale in India.

    Un dato sorprendente emerge dall’analisi della domanda: circa il 40% degli ordini di attrezzature per il caffè proviene ora da città di secondo e terzo livello, da Indore a Surat, da Coimbatore a Ludhiana. Questo indica che il movimento del caffè non è più un fenomeno limitato alle grandi aree urbane, ma sta diventando una tendenza a livello nazionale. I consumatori in queste regioni sono ambiziosi, esperti di tecnologia e desiderosi di accedere alle stesse esperienze di qualità offerte nelle metropoli. Rispondono bene al marketing basato sull’educazione, con un forte apprezzamento per blog, tutorial e guide alla preparazione.

    Il mercato indiano del caffè fuori casa sta attraversando una fase di maturità, con la crescita di caffetterie specializzate locali, l’espansione di nuove catene in città più piccole e l’offerta di caffè di qualità anche nei ristoranti di fast food. Sebbene la comodità rimanga un fattore chiave, l’esperienza – fatta di atmosfera, personalizzazione e narrazione – sta diventando il vero elemento distintivo. I proprietari di caffè stanno investendo maggiormente in attrezzature e formazione dei baristi, elevando lo standard qualitativo.

    Un aspetto incoraggiante è la crescente collaborazione tra marchi di caffè, fornitori di attrezzature ed esperti del settore, suggerendo che l’intero ecosistema sta evolvendo in modo sinergico. Questo indica un futuro promettente per il mercato del caffè in India, che si preannuncia sempre più dinamico e sofisticato.

  • La California estende le aree di quarantena contro il greening

    La California estende le aree di quarantena contro il greening

    Le autorità agricole federali e statali della California hanno annunciato un’ulteriore espansione delle aree di quarantena per l’Huanglongbing (HLB), meglio nota come “citrus greening”, una malattia devastante per gli agrumi. Questa mossa strategica mira a contenere la diffusione dell’epidemia che minaccia l’industria agrumicola dello stato.

    Le nuove restrizioni riguardano principalmente tre contee. Nella Contea di Orange, l’area di quarantena nelle zone di Foothill Ranch e Mission Viejo è stata ampliata di 26,69 miglia quadrate. Un’estensione di 11,3 miglia quadrate è stata imposta nella Contea di Riverside, mentre la Contea di San Diego ha visto l’area di Valley Center allargarsi di ben 85,19 miglia quadrate. Complessivamente, queste espansioni impattano su 2.761,85 acri di agrumeti commerciali.

    Le modifiche alle aree di quarantena, decise dal Servizio di Ispezione Sanitaria Animale e Vegetale (APHIS) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dal Dipartimento dell’Alimentazione e dell’Agricoltura della California, sono una risposta diretta alla rilevazione di HLB in campioni di tessuti vegetali prelevati da proprietà residenziali nelle contee interessate.

    L’APHIS ha prontamente applicato misure di sicurezza stringenti per il movimento interstatale di articoli regolamentati provenienti dalle aree in quarantena. L’obiettivo è chiaro: prevenire la diffusione dell’HLB in altre regioni degli Stati Uniti non ancora colpite dalla malattia.

    Il “citrus greening”, come riportato dal sito web dell’APHIS, rende i frutti amari, scoloriti e spesso asimmetrici, rendendoli idonei solo per la spremitura e non per il consumo fresco. La malattia è già diffusa in diversi stati americani, tra cui Georgia, Florida, Porto Rico e Isole Vergini Americane, oltre a colpire aree in Alabama, Louisiana, Carolina del Sud e Texas, e ora si sta consolidando in California.

    La psilla asiatica degli agrumi è il vettore principale della malattia. Sebbene il controllo chimico intensivo sia attualmente lo strumento più utilizzato per ridurre le popolazioni di psilla, questa strategia è costosa e la sua efficacia sta diminuendo. La comunità scientifica è attivamente impegnata nella ricerca di soluzioni più sostenibili e definitive per arginare questa minaccia che incombe sul futuro della produzione agrumicola.

  • Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Con prezzi alle stelle e carenza di materia prima, il settore del caffè cerca soluzioni

    Il profumo del caffè, da sempre sinonimo di piacere e convivialità, da qualche tempo porta con sé un retrogusto amaro. Il settore sta affrontando una crisi senza precedenti, con i prezzi delle materie prime che hanno registrato un aumento fino al 90% su base annua. A questo si aggiunge una crescente difficoltà nel reperire le varietà tradizionali, un meccanismo innescato da anni di produzione insufficiente, in particolare a causa dei cambiamenti climatici, e da una domanda in forte crescita, spinta dall’espansione di nuovi mercati come Cina e India.

    “L’intera filiera è sotto pressione,” dichiara Alessandro Borea, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI). “Le torrefazioni che puntano sulla qualità devono adattarsi continuamente per mantenere gli standard, mentre i costi di importazione e la speculazione sui mercati delle commodities aggravano ulteriormente la situazione.” Borea sottolinea come, nonostante gli aumenti dei prezzi si riflettano sui listini, spesso i consumatori non percepiscono immediatamente l’impatto sul costo della tazzina al bar.

    Per rispondere a queste sfide, l’IEI propone la creazione di un tavolo di filiera che coinvolga tutti gli attori, dai produttori ai torrefattori fino ai distributori. “Un confronto aperto e collaborativo potrebbe favorire la definizione di linee guida comuni e soluzioni condivise,” spiega Borea. “Inoltre, prendere spunto da settori come quello vinicolo per lo storytelling potrebbe rappresentare un’opportunità per costruire una narrazione che valorizzi il prodotto e la sua storia.” Secondo l’IEI, è fondamentale puntare sul concetto di valore per aumentare la percezione del caffè come prodotto d’eccellenza: non solo il valore intrinseco del prodotto venduto, ma anche quello dell’esperienza vissuta dal consumatore.

    Tre pilastri per il futuro del caffè

    L’IEI individua tre punti cardine su cui il tavolo di filiera dovrebbe riflettere:

    1. Mancanza di materia prima: È essenziale sviluppare strategie per garantire una produzione sostenibile e una distribuzione equa tra gli attori della filiera.
    2. Mercati in evoluzione: L’espansione di mercati come Cina e India offre grandi opportunità, ma richiede adattamenti per soddisfare nuove preferenze di consumo e, soprattutto, per reperire i quantitativi di prodotto che al momento l’agricoltura fatica a fornire.
    3. Qualità del servizio e percezione del valore: La valorizzazione dell’esperienza offerta al consumatore nei bar può contribuire ad assorbire parte della pressione economica della filiera, garantendo un margine equo per tutti gli attori, a partire dal costo della singola tazzina.
  • Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Brasile, la stretta sul “caffè finto”: tre marchi ritirati dal mercato per frode e rischi per la salute

    Una vera e propria frode ai danni dei consumatori di caffè è stata smascherata in Brasile. L’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha vietato la vendita e ordinato il ritiro dal mercato di tre marche di “bevanda in polvere al gusto di caffè”, che l’industria definisce senza mezzi termini “caffè finto”.

    I prodotti incriminati, venduti a prezzi sensibilmente inferiori rispetto al caffè autentico e che avevano guadagnato spazio sugli scaffali a causa dell’aumento record del costo dei chicchi, sono stati sottoposti a un’ispezione da parte del Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento e dell’Approvvigionamento Alimentare. I risultati sono stati allarmanti: sono state individuate materie prime non idonee al consumo umano, contaminate da ocratossina A, una micotossina prodotta da funghi e potenzialmente cancerogena. Non solo, sono state trovate anche impurità come bucce e residui di caffè, erroneamente etichettate sulle confezioni come polpa di caffè o caffè tostato e macinato.

    Per essere commercializzato come “caffè” in Brasile, un prodotto deve rispettare rigorosi standard di classificazione stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, che valutano ogni aspetto, dalle impurità al colore, dall’odore al sapore, fino al confezionamento. Il “caffè finto”, invece, è una polvere che riproduce artificialmente il sapore della bevanda, ma contiene elementi proibiti per il consumo umano, come bucce, mucillagini, legno, pietre e paglia. La differenza di prezzo è netta: una confezione da 500 grammi di “caffè finto” può costare la metà di un prodotto autentico. L’inganno è spesso celato da diciture ambigue in fondo all’etichetta, che indicano il prodotto come una “polvere per preparare una bevanda aromatizzata tradizionale” con “aromi sintetici identici a quelli naturali”, a differenza dei caffè originali classificati come “caffè torrefatti e macinati”.

    Celírio Inácio da Silva, presidente dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic), ha denunciato queste tattiche di marketing che “usano sotterfugi per ingannare il consumatore, che cerca anche soluzioni per continuare ad acquistare la bevanda nonostante i prezzi elevati”. La legislazione sanitaria e di tutela agricola brasiliana vieta la vendita di caffè miscelato con scarti. “Per quattro decenni, il settore pubblico e quello privato hanno collaborato per garantire la fornitura di un prodotto di qualità attraverso le certificazioni. Per questo, si raccomanda ai consumatori di acquistare solo caffè che presenti il marchio di purezza e qualità Abic”, ha aggiunto Silva.

    L’Abic ha ribadito in una dichiarazione che “la legislazione sanitaria prevede che la disponibilità di nuovi alimenti e nuovi ingredienti sul mercato richieda l’autorizzazione preventiva dell’Anvisa, previa dimostrazione della sicurezza per il consumo. Il commercio e il consumo irregolari di prodotti clandestini da parte di aziende prive di registrazione presso gli enti ufficiali, oltre a violare la legislazione, comportano rischi per la salute”.

    I tre marchi colpiti dal divieto dell’Anvisa sono Pingo Preto, prodotto da Jurerê Caffe Comércio de Alimentos Ltda; Melissa, di DM Alimentos Ltda e Oficial, prodotto da Master Blends Indústria de Alimentos Ltda. L’Abic ha anche attivato un canale esclusivo per segnalare caffè sospetti di essere fraudolenti o contraffatti, o con prezzi insolitamente bassi.

    L’aumento del valore del caffè, dovuto anche a quattro anni di condizioni meteorologiche difficili (gelo, restrizioni idriche e temperature elevate), potrebbe essere una delle ragioni del proliferare di questi prodotti contraffatti. Nonostante i prezzi record, il consumo di caffè in Brasile è in crescita: tra gennaio e ottobre, secondo i dati Abic, è aumentato dello 0,78%. Per questo motivo, l’associazione sottolinea l’importanza di affrontare la questione con serietà. “Il caffè è un prodotto presente nel 98% delle case ed è la seconda bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua. Non può essere trattato con tanta superficialità”, ha concluso Silva, spiegando che l’intero settore è unito nella ricerca di soluzioni alle difficoltà produttive che hanno portato al recente aumento dei prezzi.

  • Mercato arance brasiliane: contratti in stallo in attesa del nuovo raccolto

    Mercato arance brasiliane: contratti in stallo in attesa del nuovo raccolto

    Il futuro dei contratti per le arance brasiliane tra industria e produttori per la stagione 2025/26 è in bilico. Dopo la recente stima di Fundecitrus, che ha fissato la produzione a 314,6 milioni di casse da 40,8 kg, le trattative per la definizione dei prezzi sono state rinviate e difficilmente si concluderanno prima di metà giugno.

    La pubblicazione della stima ha rimescolato le carte sul tavolo, influenzando le aspettative di entrambe le parti. Al momento, l’industria riceve volumi limitati di frutta, frutto di contratti precedenti o acquisti sul mercato spot. Questo scenario ha portato a lievi oscillazioni nei prezzi delle arance destinate alla trasformazione nel mese di maggio.

    Un fattore chiave è la concentrazione della produzione nella seconda fase di fioritura. Questo suggerisce un’intensificazione della raccolta solo a partire da luglio, ritardando l’arrivo della nuova frutta ai centri di trasformazione.

    Gli operatori del settore segnalano, inoltre, un miglioramento della qualità delle arance consegnate all’industria, un segnale che potrebbe ridurre il fabbisogno complessivo di volumi per la produzione di succo. Questa tendenza è ampiamente attribuita alle condizioni meteorologiche favorevoli che hanno interessato le coltivazioni.

  • Le arance europee: prezzi in rialzo e produzione sostenuta

    Le arance europee: prezzi in rialzo e produzione sostenuta

    Secondo i dati trasmessi dalla Commissione europea il mercato delle arance nell’Unione Europea sta vivendo un periodo caratterizzato da un aumento generalizzato dei prezzi e da una produzione che, nonostante alcune variazioni regionali, si mantiene su buoni livelli.

    Il prezzo medio delle arance nell’UE ha raggiunto i 99 EUR/100 kg ad aprile 2025, segnando un incremento significativo rispetto ai periodi precedenti. In particolare, si registra un aumento dell’8% rispetto a marzo 2024, un notevole +17% rispetto ad aprile 2024 e un +18% se confrontato con la media degli ultimi cinque anni. Questo trend al rialzo indica una domanda sostenuta e/o una contrazione dell’offerta in alcuni segmenti.

    Analizzando i dati per paese, emergono differenze significative:

    • Italia si posiziona come leader in termini di prezzo, con 137 EUR/100 kg ad aprile 2025. Il mercato italiano ha mostrato una crescita del 6% rispetto a marzo 2024 e un +20% rispetto ad aprile 2024, superando del 17% la media quinquennale.
    • Spagna, il principale produttore di agrumi dell’UE, registra prezzi a 90 EUR/100 kg. Anche qui si osserva un aumento, con un +15% rispetto a marzo 2024, un +7% su aprile 2024 e un +19% sulla media quinquennale.
    • La Grecia presenta i prezzi più bassi tra i paesi analizzati, a 72 EUR/100 kg. Tuttavia, il paese ha visto un forte aumento del 36% rispetto a marzo 2024, del 25% rispetto ad aprile 2024 e del 23% sulla media quinquennale, indicando una rapida ripresa o un aggiustamento dei prezzi.
    • Il Portogallo è l’unico paese a registrare un calo dei prezzi, con 65 EUR/100 kg. I prezzi sono diminuiti del 14% rispetto a marzo 2024 e del 9% rispetto ad aprile 2024, sebbene si mantengano ancora superiori dell’8% rispetto alla media quinquennale.